Politiche sociali: la proposta di Forza Italia fa del Trentino un laboratorio. Promuovere valide esperienze di programmazione e di gestione dei servizi sociali dal basso, restituendo centralità reale al protagonismo della società civile, nella convinzione che la realtà sociale trentina, grazie alle peculiari prerogative dell’autonomia speciale, possa costituire, in quest’ambito, un laboratorio d’assoluta rilevanza: è questo l’obiettivo del disegno di legge di riforma del welfare che, quale primo firmatario, ho presentato insieme ai colleghi del gruppo consiliare di Forza Italia. Il disegno di legge di Forza Italia - che prima del deposito in Consiglio provinciale è stato sottoposto all’esame di molte associazioni ed operatori del settore - si fonda sul riconoscimento che al centro d’ogni intervento vi è, innanzi tutto, la persona con i suoi bisogni. Per dare risposte sostenibili economicamente e, soprattutto, adeguate ed efficaci occorre studiare ed introdurre forme di rapporto e di collaborazione con le libere organizzazioni dei cittadini e delle famiglie, con le associazioni di volontariato, le imprese non profit, le cooperative e le fondazioni, consentendo a queste realtà non più solo di integrare o completare marginalmente l’iniziativa della Provincia o dei Comuni, ma d’essere protagonisti e responsabili di progetti e attività rilevanti al servizio della comunità trentina. Dare maggior peso, ruolo ed importanza a questi soggetti nell’ambito delle politiche sociali, come si propone la riforma sostenuta da Forza Italia, non significa affatto, per la pubblica amministrazione, privatizzare tout court o appaltare i servizi, ma instaurare relazioni di partnership e, quindi, contratti strutturati per garantire risposte adeguate al profilo della domanda. In tal modo, il partneriato sociale diventa espressione della miglior sintesi delle caratteristiche di garanzia del pubblico e d’efficienza del privato. Il principio basilare cui il disegno di legge, in ossequio anche a quanto previsto dalla normativa europea e dall’articolo 118 della Costituzione, fa riferimento è quello di sussidiarietà, che afferma il primato della persona rispetto alla società e della società rispetto allo Stato, affinché ogni decisione attinente l’interesse generale sia presa al livello più vicino al cittadino. Ciò si traduce, concretamente, nella valorizzazione del ruolo e della funzione degli ambiti locali nell’elaborazione e nell’attuazione dei piani sociali territoriali. Ecco allora l’istituzione, nell’ambito d’ogni Comunità di Valle, dei tavoli territoriali. Questi organismi – la cui composizione può variare a seconda della Comunità ed in cui sono rappresentati gli enti locali, i soggetti operanti nel terzo settore ed i servizi pubblici d’assistenza e beneficenza operanti sul territorio di riferimento - hanno il compito di redigere ed attuare i piani territoriali triennali, che concorreranno poi al piano provinciale per le politiche sociali. Mentre il ruolo di controllo e d’indirizzo politico viene, com’è naturale, mantenuto in capo alla Provincia, la proposta assegna ad un Comitato di codecisione, nominato dalla Giunta provinciale, il compito di valutare – attraverso il Nucleo di valutazione, organo di natura squisitamente tecnica, - i piani territoriali triennali e di predisporre, sulla base degli indirizzi che da essi provengono, le proposte di programmazione delle politiche socio-assistenziali e di distribuzione delle risorse finanziarie da formulare alla stessa Giunta provinciale. Il riordino del sistema delle politiche sociali del Trentino è una sicura priorità che, mi auguro, costituirà nei prossimi mesi uno dei temi centrali del dibattito politico e del confronto in consiglio provinciale. Un confronto che dovrà essere il più ampio possibile e libero da pregiudiziali politiche, perché non si può metter mano ad un settore così importante per l’intera società trentina senza tener conto di tutte le posizioni in campo e di tutti i contributi.
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TABELLA DI CONFRONTO DDL VIOLA-DALMASO
INTERVISTA A WALTER VIOLA SUL DISEGNO DI LEGGE