Violenze nella capitale. Il premier disposto a sacrifici politici. L’Ue appesa ai responsi delle agenzie di rating
Dopo un’altra giornata di sciopero e scontri, ieri la Grecia ha fatto un passo in più verso la bancarotta politica e finanziaria, aggravando ulteriormente la crisi della zona euro. Il primo ministro George Papandreou ha offerto un rimpasto di governo, in cambio di un esecutivo di unità nazionale, su cui chiederà la fiducia oggi. “Ho messo sul tavolo delle proposte per l’opposizione, ma le loro condizioni riporterebbero indietro il paese”, ha detto il premier socialista fissando le sue condizioni: il nuovo esecutivo deve rispettare il piano di austerità imposto da Ue e Fondo monetario internazionale.
E’ il pacchetto di tagli e privatizzazioni che ha spinto i manifestanti a prendere d’assalto i palazzi governativi a colpi di vasetti di yogurt e molotov. Nello stesso momento, il differenziale tra i rendimenti dei titoli di stato greci e i bund tedeschi volava sopra i 1.500 punti, un altro record dall’introduzione della moneta unica. Poche ore prima, i ministri delle Finanze della zona euro avevano chiuso una riunione straordinaria senza accordo su come coinvolgere gli investitori privati in un nuovo salvataggio per la Grecia.
Il Bundestag tedesco difficilmente darà il via libera a un nuovo bailout, se una parte del costo non sarà addossato alle banche che hanno investito nei titoli greci. Ma la Bce si oppone per i rischi sistemici sul settore finanziario greco ed europeo. L’incognita ad Atene è tutta politica. “Ci assumiamo le nostre responsabilità – ha detto Papandreou – Continueremo ad andare avanti e a prendere le decisioni necessarie per uscire dalla crisi”.
Il Parlamento deve approvare entro fine giugno un pacchetto di austerità da 28 miliardi in cinque anni, cui si aggiungono 50 miliardi di privatizzazioni. Con lo sciopero generale, i sindacati hanno scelto lo scontro su misure “antilavoratori e antisociali”. E la maggioranza di Papandreou, che controlla 156 seggi su 300 in Parlamento, perde pezzi: martedì due parlamentari socialisti hanno annunciato la loro opposizione.
“Bisogna essere crudeli come una tigre per votare per queste misure”, ha scritto George Lianis dimettendosi dal Pasok. L’opposizione conservatrice di Antonis Samaras sarebbe disposta a una grande coalizione, ma senza Papandreou e rinegoziando il piano d’austerità con l’Ue e il Fmi. Le elezioni anticipate non sono escluse.
Gli sforzi di Papandreou saranno inutili se i leader della zona euro non riusciranno a risolvere le incognite finanziarie. La promessa di “fare tutto ciò che è necessario” per salvare l’Unione monetaria si scontra con l’ostilità a nuovi aiuti delle opinioni pubbliche e dei parlamentari in Germania, Finlandia e Olanda. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha promesso il coinvolgimento dei privati, per ottenere dal Bundestag il via libera al negoziato sul nuovo bailout.
Ma la sua idea di costringere le banche a prolungare di sette anni la loro esposizione incontra il veto di Bce e Francia. “I costi sono più alti dei benefici”, ha detto Mario Draghi martedì. Nicolas Sarkozy e Angela Merkel si vedranno domani per appianare le differenze. Jüergen Stark, capo economista della Bce, ha aperto la strada a un compromesso: “Non siamo contro la partecipazione delle banche, ma deve essere assolutamente volontaria, altrimenti avrebbe effetti negativi sui mercati finanziari, probabilmente anche su altri paesi”.
La soluzione che si delinea nelle trattative è la ripetizione della “Iniziativa di Vienna”. Nel 2009, di fronte alla crisi di liquidità dell’Europa centrale e orientale, i creditori internazionali si riunirono nella capitale austriaca, promettendo di mantenere la loro esposizione e i crediti per l’intera regione. Le banche e gli altri investitori dovrebbero volontariamente fare altrettanto per la Grecia.
L’ipotesi è un “rollover” – l’acquisto di nuovi titoli – per almeno 30 miliardi da parte dei privati, così da alleggerire il costo del bailout a carico dei governi. Ma i leader dell’Eurozona devono vedersela anche con le agenzie di rating. Standard & Poor’s e Fitch minacciano di decretare un default della Grecia; ieri Moody’s ha abbassato il rating di Bnp Paribas, Société Générale e Crédit Agricole, perché le tre banche francesi sono esposte per più di 8 miliardi.
Alla fine, la verità l’ha detta Draghi martedì: “Abbiamo imparato a gestire il fallimento di una banca, ma non sappiamo che cosa accadrebbe con il default di un paese sovrano”. Nel bollettino semestrale, la Bce avverte che è a rischio “la stabilità finanziaria” di tutta l’area euro.
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