Al lungo elenco dei fenomeni naturali che destano il nostro stupore, vorrei aggiungerne uno preso dalla storia del nostro Pianeta. La Terra, si sa, condivide la sua genesi con quella di tutti i corpi del sistema solare a cui appartiene; l’età presunta, estrapolata dalle rocce più antiche, si aggira intorno ai cinque miliardi di anni. Non è poco.
In questi cinque miliardi di anni il Pianeta si è lentamente ma inesorabilmente raffreddato ed è stato attraversato da movimenti tettonici continui che lo hanno portato via via alle condizioni attuali. Il paesaggio che vediamo oggi è il frutto di un lento ma continuo rimodellamento della crosta terrestre per opera di agenti endogeni e di agenti metereologici. Ma l’evento che ha cambiato in modo inatteso il nostro Pianeta è incommensurabilmente più complesso della tettonica a placche e dell’acqua piovana: la comparsa della vita e il suo sviluppo amplissimo, nel tempo e nello spazio.
A partire da cinquecento milioni di anni fa, all’incirca, la Terra si è popolata di un’infinità di organismi pluricellulari (gli unicellulari erano comparsi molto tempo prima) che hanno colonizzato il mare, il continente e l’aria: tutti gli spazi disponibili. La domanda che ci poniamo ora è questa: con quali nuovi elementi chimici ha potuto nascere la vita e le sue forme? In altre parole: c’è stata una nuova “creazione” di atomi oppure sono stati “riciclati” quelli già esistenti? La risposta non può che essere univoca e assolutamente certa: le forme di vita appaiono a carico degli elementi chimici e degli atomi già presenti sul Pianeta.
L’acqua, il carbonio, l’idrogeno, l’ossigeno, il fosforo, l’azoto, il ferro, il sodio, il potassio, il calcio e i pochi altri elementi presenti in tracce negli esseri viventi, sono gli stessi che troviamo nella terra, nel mare e nell’aria. Certo, la differenza tra l’acqua del mare e quella che ci gonfia le arterie e la pelle è notevole, così come la differenza tra il carbonio del diamante e quello del DNA è strabiliante, tuttavia non abbiamo alternative: nessuno ipotizza “immissioni” di atomi nuovi dallo spazio o dal mondo trascendente ogni volta che appare una nuova specie o ogni volta che appare l’ennesimo figlio di qualche specie. Il bambino che si sviluppa nel grembo della madre a partire dallo zigote, sfrutta atomi ed elementi che gli vengono forniti dal sangue materno, il quale, a sua volta, li ricava dagli alimenti.
Non c’è nuova creazione, ma solo trasformazione. Il dato che vorrei sottolineare è allora questo: con gli stessi atomi presenti cinque miliardi di anni fa, su un Pianeta incandescente e inospitale, si sono generate, nel corso della storia geologica, tutte quelle infinite forme di vita che si sono succedute dal Cambriano in poi: animali marini di ogni tipo, vegetali, funghi, insetti, uccelli, dinosauri, mammiferi placentati e marsupiali, e avanti.
Come a dire: lo stesso materiale, il carbonato di calcio, è disponibile per fare una roccia calcarea come per fare una vertebra, o ancora lo stesso ferro è utilizzabile per fare le venature rosse del marmo come per fare l’emoglobina del sangue, oppure ancora lo stesso idrogeno può mantenere in piedi la famosa doppia elica come legarsi all’ossigeno e creare l’acqua oceanica. Se questo è il dato, perché non porsi la domanda: “come è potuto accadere tutto questo?” “Per quali proprietà chimico-fisiche il carbonato di calcio, il ferro o l’idrogeno dovrebbero creare macrostrutture così diverse tra loro, per semplice autoassemblaggio?”
Normalmente, sui testi accademici, si risponde: “è stato l’ambiente”. Ma come avrà fatto? In che senso l’ambiente circostante può da solo determinare forme così complesse e finalizzate, non incluse negli atomi? Quali proprietà dobbiamo altrimenti attribuire ad un ambiente informe? Se non vengono impartite istruzioni precise, come possono gli stessi atomi formare sassi o organismi viventi? Preferisco perciò pensare ad un software capace di organizzare gli atomi in modo diverso a seconda della funzione che si vuole realizzare. Dove si trovi non lo so, ma certamente solo una “razionalità” può rendere ragione di tutto questo: è la stessa che agisce nel bambino che, con gli stessi pezzi di lego del castello decide oggi di costruire una nave.
Mi ricordo allora dell’omelia di Benedetto XVI nella notte di Pasqua di quest’anno: “il mondo è un prodotto della Parola, del Logos, come si esprime Giovanni con un termine centrale della lingua greca. “Logos” significa “ragione”, “senso”, “parola”. Non è soltanto ragione, ma Ragione creatrice che parla e che comunica se stessa. È Ragione che è senso e che crea essa stessa senso. Il racconto della creazione ci dice, dunque, che il mondo è un prodotto della Ragione creatrice.”
Trovo più illuminante questo pensiero rispetto ad una teoria (scientifica?) che fonda tutto il sistema della biosfera sugli errori del DNA e sulla loro selezione da parte del sistema stesso.