Le accuse mosse al prof. De Mattei dopo il suo intervento a Radio Maria non devono meravigliare, purtroppo sono quanto di più scontato si potesse attendere da un mondo culturale che ha ridotto il discorso religioso ad un fatto privato ed intimistico.
Affrontando il tema del mistero del male in rapporto alla tragedia che ha sconvolto il Giappone, il prof. De Mattei non ha fatto altro che proporre ciò che la dottrina cattolica ha sempre insegnato: il dolore, la sofferenza e la tragedia trovano una ragione autentica solo in Dio che “scrive dritto sulle righe storte”, trae dal male il bene.
Coloro che attaccano de Mattei per una colpa di “a-scientificità” dovrebbero sapere che gli strumenti di lavoro della scienza naturale non sono in grado di rispondere a questo tipo di problemi; il dolore di una madre che perde il figlio per un incidente non potrà mai trovare risposta convincente nelle indicazioni scientifiche di un fisico, o di un chimico. Le domande di senso, i perchè più fondamentali, restano fuori dal dominio della scienza e si collocano in ambito filosofico e teologico, purtroppo la filosofia moderna si è smarrita inseguendo le scienze naturali sullo stesso terreno, mentre la teologia, minata nella sua razionalità, generalmente non viene neanche più considerata un sapere. Ciò non toglie che le risposte a queste domande non riguardano il filosofo o il teologo di professione, ma sono ineludibili per ogni uomo, il professore e l'agricoltore, la velina e il calciatore. L'alternativa è appendere la propria vita al chiodo del dubbio con la conseguenza di svuotare l'esistenza di significato e ridurre l'orizzonte di speranza fin quasi a farlo scomparire.
Sarebbe interessante chiedere ai partecipanti alla prossima kermesse cultural-chic in programma a Reggio Emilia - “Giornate della laicità – Elogio del relativismo” - quale ragione propongono sul mistero del male nel mondo. A discutere ci saranno, tra gli altri, Paolo Flores d'Arcais, Gianni Vattimo, Beppino Englaro, Margherita Hack, Odifreddi e altri campioni di relativismo. Per loro tutte le risposte sono accettabili, purché non ve ne sia una che pretenda l'assolutezza, che mostri di essere vera nel senso forte del termine. Il problema del male e del dolore però non si accontenta di una soluzione qualsiasi, non accetta che una risposta valga l'altra, ha bisogno di qualcosa, di qualcuno che lo risolva in modo definitivo, altrimenti resta soltanto un’ingiustizia priva di senso.
La risposta che ha indicato de Mattei è una risposta cattolica a questo grido insopprimibile che sale dal cuore dell'uomo, è la risposta che anche il martire della fede Don Andrea Santoro dava dopo lo tsunami che nel 2004 colpì il sud-est asiatico:
“Come l'uomo (il singolo come ogni comunità e ogni popolo) conosce gli attacchi distruttivi dell'ira, della gelosia, dell'invidia, della superbia, dell'egoismo, dello spirito di possesso, della sensualità, del culto del denaro e dell'apparenza, così la natura creata conosce attacchi ciechi e distruttivi, lo scatenarsi di forze incontrollabili che si abbattono all'improvviso, magari dopo aver covato a lungo, e seminano morte. (…) dietro ad ogni tragedia c'è una tragedia più profonda che coinvolge l'universo intero Questa tragedia si chiama peccato.(…) Dio, che non ha voluto né il male né la morte, lascia al male, alla sofferenza e alla morte il suo corso affinché l'uomo, attraverso essi, si interroghi, si purifichi, e rientri in se stesso. (…) Dio non veglia sulle nostre tragedie per inviarcele cinicamente, non è cieco o distratto da non accorgersene, non è impotente da non potercene salvare. Dio veglia sul nostro male perché ne nasca un bene.”
A chi è sinceramente in cerca di un senso alla propria esistenza queste parole possano essere una seria occasione di riflessione, mentre a chi accusa il prof. de Mattei di essere reo di “anti-scientificità” lascio rispondere ancora una volta a Don Santoro:
Farsi solo domande sui sistemi di allarme e di prevenzione, fare solo ricerche di natura medica o scientifica, indagare solo sui danni di natura economica, significherebbe sprecare la morte di tanti e buttare al mare un patrimonio di dolore.
Penso che questa saggia considerazione abbia animato il prof. de Mattei nel dare la sua risposta di cattolico. Il coraggio della vera sapienza che non scappa di fronte alle domande più difficili.