Che noia queste statistiche sulla depressione del mondo occidentale e secolarizzato. Nient’altro che numeri che attestano quello che già si sa: siamo messi male. Anzi, andiamo sempre peggio: negli Usa, solo tra il 1987 e il 1997, c’è stato un aumento dei tassi di depressioni – riferiscono le indagini epidemiologiche – del 300%. Da noi non va meglio se si pensa che il 12% della spesa farmaceutica riguarda antidepressivi e ansiolitici; segno che quella finanziaria di questi anni, in fondo, è solo l’epilogo di un’eclissi ben più ampia e grave. A questo punto, se non vogliamo che le previsioni dell’Oms si avverino (nel 2020 la depressione potrebbe diventare la seconda causa di disabilità dopo le malattie cardiovascolari), qualche domanda faremmo bene a porcela. In particolare, una: sicuri che tanto maltempo umorale non fosse prevedibile e previsto? Agostino e Pascal - e con loro tantissimi altri - l’hanno ripetuto fino alla nausea che per l’uomo non c’è felicità se non in Dio, che navigare fuori dall’orizzonte religioso significa naufragare. Niente, abbiamo voluto fare di testa nostra credendo di poterci costruire la felicità da soli, in proprio, facendo a meno di Lui; dall’umiltà al potere, da servi di Dio a padroni d’Io. In teoria una crescita, in pratica una colossale fregatura. E questi sono – è il caso di dirlo – i deprimenti risultati.
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