Dopo lo sgombero del Centro sociale “Bruno” avvenuto lo scorso 21 marzo, sono proseguite le azioni di protesta da parte dei no global trentini: dopo aver causato disagi al traffico, bloccando la tangenziale, i manifestanti si sono recati alla rotatoria nei pressi della funivia per Sardagna e hanno imbrattato di colore rosa la statua dell’orso, dono del Comune di Berlino-Charlottenburg alla città gemellata di Trento.
La settimana precedente i no global nostrani avevano anche tentato un’irruzione alla sede del Comune in via Belenzani, naturalmente dopo aver imbrattato il selciato con la solita vernice rosa. Certo, la posizione del sindaco Alberto Pacher non deve essere per nulla facile in questo momento, guidando una coalizione “di lotta e di governo”, che in alcune sue frange più sinistrose, dentro e fuori le istituzioni, aveva talvolta ammiccato, più o meno palesemente, alle iniziative dei ragazzi del Bruno. Al momento si è tornati al rispetto della legalità, mettendo fine all’occupazione illegale dello stabile presso il piazzale Zuffo a Trento, che durava, addirittura, dal 10 ottobre 2006. Certamente gran parte dell’opinione pubblica trentina ha accolto con soddisfazione la chiusura della palazzina occupata illegalmente al piazzale Zuffo. Nulla di personale verso i ragazzi del “Bruno”, ma quel senso di illegalità manifesta, ostentata, quel linguaggio pieno di diritti e mai di doveri, francamente indispone chi, da anni, all’interno di associazioni di volontariato, culturali, sociali, si è visto rispondere picche dall’amministrazione comunale a richieste per una sede per le proprie attività; peggio ancora vi sono sul territorio comunale, associazioni realmente impegnate nel sociale, non solo a parole o a slogan, che spendono gran parte dei loro ricavi, quando non si autotassano, per pagare l’affitto di un locale. Se volessi indulgere in demagogia, direi che sarebbe arrivato il momento anche per tutti i loro associati, per tutti noi, di marciare su Palazzo Thun! Direi, inoltre, che sarebbe interessante calcolare quanto è costato alla collettività l’attività del “Bruno”: costi legati alla pubblica sicurezza, pulizia degli immobili, danari che avrebbero potuto essere spesi in ben altre iniziative e ben più proficue azioni, ma non mi illudo di certo che i contestatori e gli agitatori di piazza comprendano un siffatto ragionamento, per quanto elementare.
Fin qui la descrizione di eventi legati alla cronaca cittadina, ma vi sono alcuni punti che vorrei evidenziare: in taluni passaggi della stampa locale è sembrato che gli occupanti, anzi gli okkupanti, del C.S. “Bruno” siano sì dei ragazzi a volte un po’ sopra le righe, goliardici, ma tutto sommato, innocui, chiusi nella loro riserva di indiani metropolitani, in un’oasi di illegale felicità, comunque sotto controllo, gestibili a distanza di sicurezza. Tutto questo però stona con un’intervista rilasciata sabato scorso (24 marzo, ndr) dal portavoce del “nostro” centro sociale, Federico Zappini, il quale ripete più volte, a metà tra il messianico e la minaccia, “guai a chi ci tocca!” ed annuncia urbi et orbi che il 21 aprile prossimo sarà organizzato a Trento un grande raduno al quale hanno aderito numerosi centri sociali provenienti da tutta Italia “contro la repressione che si respira in tutta Europa verso i centri di aggregazione. Trento sarà un catalizzatore paradigmatico (sic!) della libertà di movimento”. L’iniziativa avrà, a quanto pare, anche il sostegno convinto del leader nazionale dei no global Luca Casarini, il quale esprime con decisione il proprio sostegno all’azione dei disobbedienti trentini e si dice pronto a puntare verso il capoluogo per unirsi alla protesta «Se i ragazzi del centro sociale Bruno ci chiameranno, partiremo subito per manifestare a Trento accanto a loro». Che cosa ci dobbiamo aspettare il 21 aprile? La solita carnevalata tutta slogan e “impegno sociale”, pacifici dibattiti, naturalmente costruttivi, democratici, antifascisti e pluralisti (purchè non si pensi in modo diverso dal loro ...), prese di posizione ferme eccetera, oppure, fatte le debite proporzioni e i debiti scongiuri, Trento assisterà ad una riedizione degli scontri di Genova, di Padova, di Copenhagen? Prevarrà come sempre in questi casi l’estremismo? C’è da aspettarselo, visti i precedenti. Eppure, fino ad oggi, nessun opinionista locale ha osato prospettare la proibizione della manifestazione per motivi di ordine pubblico. Preoccupazioni infondate? Me lo auguro, ma nel frattempo sarebbe interessante conoscere il parere della giunta comunale di Trento, come cittadino vorrei sapere se la manifestazione in oggetto è, o sarà, autorizzata ufficialmente; il sindaco Pacher e gli organi preposti alla sicurezza, predisporranno una “linea rossa” intorno al centro storico e lasceranno sfogare i manifestanti in zone franche all’uopo concesse? Non ci resta che attendere, fiduciosi, una risposta del sindaco e della sua giunta, non dimenticando che se l’autorizzazione arriva, non potrà egli esimersi dalle proprie responsabilità in caso di prevedibili incidenti, dei quali Trento farebbe volentieri a meno; in caso di “manifestazione spontanea non autorizzata”, ma ampiamente annunciata, attendiamo una presa di posizione forte di fronte all’opinione pubblica cittadina e non solo. La speranza, sincera, è di non dover assistere ad un tam tam mediatico di rimpallo di responsabilità e che il 21 aprile non veda la città in stato di assedio e l’indomani la cronaca nera in prima pagina.