Ieri ho partecipato ad un convegno tenutosi dentro un vecchio seminario veneto, un immenso edificio costruito il secolo scorso, tra le due Guerre. Fuori dall’aula dove si teneva l'incontro, appese alle pareti, ho fissato grandi immagini risalenti agli anni ’30 e ’40: fotografie con cinquanta, sessanta o anche settanta tra sacerdoti e seminaristi. Oggi, ho pensato, saranno quasi tutti morti. E purtroppo lo è anche il grande seminario dove hanno studiato: L’Istituto Scalabrini di Bassano Del Grappa, infatti, dal ’98 ha cessato di essere luogo per la formazione di giovani vocazioni sacerdotali e missionarie. Non so cosa ne penserebbe il Beato Giovanni Battista Scalabrini, a cui quel seminario - oggi utilizzato, oltre che per convegni, come centro di assistenza per missionari anziani e come luogo per la formazione linguistica e lavorativa per immigrati - fu dedicato, ma a me quelle foto ingiallite hanno lasciato grande malinconia.
La malinconia per un mondo scomparso e un mondo presente che ha svuotato i seminari ed ha riempito discoteche, stadi e poco altro; che non ha più schiere di missionari per evangelizzare, ma abbisogna lui stesso di essere evangelizzato, che ha barattato i santi cristiani coi santoni laici, che a Pasqua gioisce più per quello che c’è nell’uovo, piuttosto che per Colui che non è nel sepolcro. Piangersi addosso, sono d’accordo, serve a poco. Ma se un giorno potete, fatevelo un giro in un ex seminario - faticherete sempre meno a trovarne uno - e guardate anche voi quanto erano grandi quei corridoi, quanto ampie quelle mense, quanto estesi quei cortili. Ora non c’è più nulla, ma tranquilli: il Principale, almeno Lui, lo troverete ancora. E’ nella Chiesa che prega e ama i ragazzi che c’erano tanti anni fa, in attesa di quelli che un domani, forse, arriveranno. Nel frattempo, non ha alcuna intenzione di fare le valigie.
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