Valli a capire, questi blogger indignati. Si scagliano a gran voce contro la povera Sabina Guzzanti - rea d’esser finita vittima, lei così sensibile e vicina al mondo dei precari che non sbarcano il lunario, in una truffa di una società di investimenti che operava promettendo ai clienti soldi a palate - perché non le perdonano di aver provato ad arricchirsi. Ma dove vivete, cari amici? Non lo sapevate che la grandissima parte dei sedicenti difensori dei precari son nababbi? Eccovi pochi, rapidi esempi per rinfrescarvi la memoria.
Toni Negri, intellettuale padovano già sospettato di legami col terrorismo rosso nonché acerrimo nemico dello Stato borghese e capitalista. Eletto parlamentare il 12 luglio 1983, è stato onorevole per appena 64 giorni partecipando a sole nove sedute: una sfaticata di quelle toste, insomma. Bene. Dal ’93 costui incassa dai contribuenti italiani 3.108 euro al mese, esattamente il triplo di uno stipendio proletario, per soli nove giorni di lavoro. Credete che abbia manifestato disagio per questo assurdo privilegio? Macché, anzi; dopo sudate meditazioni il nostro è giunto alla conclusione che «siamo destinati a vivere in questo mondo, non solo perché siamo sottomessi al suo dominio, ma anche perché siamo contaminati dalla sua corruzione. Abbandoniamo dunque i sogni di una politica incontaminata». Pecunia non olet, c’è poco da fare.
Gad Lerner, paladino dei deboli e degli immigrati. Uno pronto a fare notare agli operai della Fiat quanto guadagnano i politici in più e in proporzione a loro, che però, poverello, incassa appena 700.000 mila euro all’anno, cioè come 72 tute blu. Senza parlare delle sue 590 azioni della Banzai spa, holding che fa portali. Ma che importa, a lui interessano i deboli, sempre e comunque. Soprattutto gli immigrati. Peccato che quando Toni Capuozzo, sapendo della passione di Lerner per la sua vigna di due ettari in Monferrato – tipico hobby operaio – a proposito dell’accoglienza degli immigrati punzecchiò il collega un semplice «perché non a casa tua?», costui non abbia trovato di meglio che replicare: «A lui basta mettermi in imbarazzo con le misure del tasso di coerenza» (Vanity Fair, 6/10/2010, p.24). Come se la coerenza non fosse un valore.
E Luca Casarini, lo ricordate? E’ uno dei leggendari leader del movimento no global. Le sue battaglie in piazza, megafono in mano, hanno fatto storia. Un duro, davvero. Che però, all’occorrenza, non ha rinunciato a dare alle stampe un libro dal titolo «La parte della fortuna», indovinate a chi? Ma sì alla Mondadori di Berlusconi. Un trucco che conosce bene anche Vauro Senesi, che ha pubblicato fior di libri con la Piemme, casa editrice controllata dal 1982 sempre da lui, il Sultano di Arcore. E quando qualcuno, al recente Premio Bancarella, ha chiesto pubblicamente a Vauro perché prende sempre di mira Berlusconi e poi pubblica per lui, il Nostro, in totale imbarazzo, non ha saputo che rispondere. Com’è facile sputare nel piatto dove si mangia..
Anche Fausto Bertinotti e Oliviero Dilibero, quanto ad amore per il bel vivere, non scherzano: l’ex Presidente della Camera non si fa problemi ad indossare gli abiti della sartoria Castiglioni, la stessa che vestì diversi gerarchi durante il Ventennio, mentre il secondo pare non sappia proprio rinunciare alle visite al «Ragno d’oro», ristorante romano del quartiere Prati, in via Silla per la precisione, noto per il pesce freschissimo, i piatti tipici e l’atmosfera casalinga. Il tipico posticino dove trovi disoccupati e precari alla canna del gas e dove si organizzano le manifestazioni terzomondiste, insomma. Se questo è lo stile di vita dei compagni, cari blogger infuriati con la Guzzanti, fatevene una ragione. E’ sempre stato così.
Prendete Lenin, il grande capo bolscevico teorico della Rivoluzione d’Ottobre. Una Rivoluzione che il filantropo russo, per fare le cose per bene, preparò soggiornando, per ben due volte, a Capri tra il 1908 e il 1910. L’Isola, nota già allora come la «perla del Mediterraneo», ai tempi in cui la frequentava Lenin era ovviamente meta di proletari di un certo livello. A cavallo tra Ottocento e Novecento ci potevi infatti trovare il magnate dell’acciaio Alfred Krupp, il ricchissimo Jacques d’Adelsward Fersen, intellettuali e scrittori. Fu in quel paradiso terrestre, giocando a scacchi a Villa Blaesus su poltroncine di vimini, che, dunque, nacque la Rivoluzione. Per la cronaca, l'amore di Lenin per la bella vita continuò anche dopo, quando, giunto al Cremlino, diventerà collezionista di orologi di lusso e automobili. Perchè certi vizi sono duri a morire, vero compagni?