Il mistero della Quaresima
Di Libertà e Persona (del 13/03/2011 @ 10:24:05, in Religione, linkato 956 volte)

di don Enrico Finotti

La Quaresima è la celebrazione del mistero di quel “viaggio”, che il Signore intraprese “con decisione” verso Gerusalemme, salendo il “santo monte della sua Pasqua”.
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme” (Lc 9, 51).

Tale viaggio è sottolineato dalla liturgia nell’antifona al cantico dei Secondi Vespri della prima domenica di Quaresima:

“Ora saliamo a Gerusalemme:
si compiranno nel Figlio dell’uomo
le parole dei profeti”.

Questo mistero è contenuto e celebrato nel tempo dei “quaranta giorni”, prefigurati nell’Antico Testamento, e che già il Signore stesso visse nel deserto all’inizio della sua vita pubblica, dove anticipò quella lotta e quella vittoria, che, nell’“ora” imminente della sua gloriosa passione, saranno piene e definitive. Ecco perché “l’annuale cammino di penitenza della Quaresima è il tempo di grazia, durante il quale si sale al monte santo della Pasqua”.

Tre sono le realtà che dominano lo scenario quaresimale: il Battesimo, la Croce, la Penitenza.
Il lezionario festivo della Quaresima esprime queste tre tematiche rispettivamente negli anni A. B. C.

1. IL BATTESIMO

La Quaresima è il tempo privilegiato dell’ascolto “della voce del Padre” mediante “il suo Figlio prediletto” in un annunzio intenso della Parola di Dio, per una rinnovata riscoperta e adesione al Battesimo, ossia al nostro “essere cristiani”.

Cristo in ascolto del Padre

Il Signore nel deserto si ritira in un prolungato ascolto e in una totale obbedienza alla volontà del Padre, ascolto e obbedienza che ora porta al pieno compimento, in modo determinato, nel cammino verso la sua Pasqua.

I discepoli in ascolto del Padre

Anche i discepoli, ormai lontani dalle folle osannanti della Galilea, sono condotti dal Maestro a contemplare la volontà del Padre in tutta la sua verità, sia nei tre annunzi della Passione, sia, soprattutto, sul “santo monte” sul quale il Padre proclama con maestà l’invito ad ascoltare il suo “diletto Figlio” e a seguirlo nel suo mistero di morte e di risurrezione, confermato da scelti testimoni “Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria”.
Il Vangelo della “trasfigurazione” è sempre proclamato, secondo l’antica tradizione, nella seconda domenica di Quaresima, illuminando di gloria il mistero della Croce e facendo balenare nell’austerità quaresimale un anticipo della luce pasquale della risurrezione.

La Chiesa in ascolto di Dio che parla

Nella prospettiva di così grandi eventi la Chiesa, nel tempo sacro della Quaresima, apre ai suoi figli le pagine della Sacra Scrittura con abbondanza e li invita ad ascoltare la Parola di Dio con grande impegno, sia per sostenere i catecumeni nel tempo forte delle ultime importanti catechesi prima dei Sacramenti pasquali, sia per preparare tutto il popolo a rinnovare con viva coscienza le promesse battesimali nella notte di Pasqua, meta del cammino quaresimale.
La Quaresima è quindi il grande tempo della catechesi in un clima liturgico-sacramentale, è la scuola annuale della fede. Infatti, la composizione del lezionario della Messa, festivo e feriale, è quanto mai accurata e ricca per offrire alla comunità cristiana un programma abbondante e mirato di catechesi, che si esplica in primo luogo nell’omelia domenicale e feriale, e che trova ulteriore estensione e complemento nella celebrazione “stazionale” settimanale.
Inoltre è nella Quaresima che il “catecumenato” trova l’espressione più intensa e tipica con i riti dell’“elezione”, con gli “scrutini”, le “consegne” e la proclamazione delle grandi pagine riguardanti l’iniziazione ai Sacramenti.
“Tutta l’iniziazione cristiana ha un’indole pasquale, essendo la prima partecipazione sacramentale alla morte e risurrezione di Cristo. Per questo la Quaresima deve raggiungere il suo pieno vigore come tempo di purificazione e di illuminazione, specie attraverso gli ‘scrutini’ e le ‘consegne’...”.
Anche il rito catecumenale dell’“Effatà”cioè: “Apriti” (Mc 7, 34b) invoca per tutta la Chiesa la grazia dell’ascolto che suscita nel cuore dei fedeli l’invocazione biblica del profeta Samuele: “Parla, Signore, perchè il tuo servo ti ascolta” (1Sam, 3, 9) e fonda l’augurio che, come per l’antico profeta, anche per noi la Parola di Dio raggiunga la massima accoglienza e fecondità: “Samuele non lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole” (1Sam 3, 19).

2. LA CROCE

La Quaresima è il tempo della sequela di Cristo sulla “via crucis”, portando la nostra croce “per Lui, con Lui e in Lui”.

Cristo si orienta verso il mistero della sua croce

Nel cammino “deciso” di Cristo verso la Città Santa, vi è l’orientamento cosciente e fermo a quella croce, che nel deserto, dopo la dura lotta contro il Maligno, accolse dal cuore del Padre.
Infatti “imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono” (Eb 5, 9).
Ancora: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24).
La croce è così forte nell’anima del Signore da suscitare in Lui un desiderio ardente di compierne il mistero: “C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finchè non sia compiuto!” (Lc 12, 50).

I discepoli sono introdotti al mistero della croce

Anche i discepoli, meno distratti dal fervore dell’attività pubblica del Signore e più intimi a Lui, ricevono ora l’annunzio della Passione: “Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo si compirà. Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi e, dopo averlo flegellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà”. Ma non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto” (Lc 18, 31-34).
L’incomprensione degli Apostoli e soprattutto la reazione di Pietro (Mc 8, 32-33) rappresenta il rigurgito di quella tentazione che già il Signore subì e vinse nel deserto. La stessa “gloria”, anticipata nella trasfigurazione non è che un viatico “per preparare i suoi discepoli a sostenere lo scandalo della croce”.

La Chiesa segue Cristo sulla via della croce

Così la Chiesa, in questo tempo sacro, medita le antiche profezie riguardanti la Passione del Signore e in particolare quegli annunzi stessi che il Cristo ci dà nel Vangelo, contemplazione che raggiunge il suo culmine nella proclamazione della “Passione del Signore”.
La Chiesa memore delle parole del Maestro divino: “Chi non porta la propria croce non può essere mio discepolo” (Lc 14, 27) lo segue sulla via dolorosa, perché:
“Certa è questa parola:
Se moriamo con lui, vivremo anche con Lui;
se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo
” (2Tim 2, 11).
Deposto quindi tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Eb 12, 1b).
Gesù per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città. Usciamo dunque anche noi dall’accampamento e andiamo verso di lui, portando il suo obbrobrio, perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura” (Eb 13, 12-13).
Come nel deserto il popolo eletto, ferito a morte dai serpenti velenosi, guardando il serpente di rame eretto sull’asta in mezzo all’accampamento, otteneva la guarigione in vista di Cristo, “maledetto per noi” (Dt 21, 23; Gal 3, 13), così il popolo cristiano, ferito dal peccato, fissando lo sguardo a Cristo crocifisso “nel deserto quaresimale”, ottiene la vita e la salvezza eterna.
Infatti: “La croce di Cristo è nostra gloria, salvezza e risurrezione”e “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3, 14).

La croce quindi domina l’assemblea liturgica nel tempo quaresimale, riceve il quotidiano omaggio della fede, precede il “popolo in cammino” nelle processioni penitenziali e nell’itinerario della “via crucis”. Infine, quale vessillo di vittoria, è presentata nel Venerdì Santo al bacio adorante dei fedeli, che si riconoscono salvati dal sangue di Cristo.
Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (1Pt 1, 18-19).

3. LA PENITENZA

La Quaresima è il tempo della riconciliazione con Dio, mediante la conversione del cuore, la confessione delle proprie colpe e la penitenza.
La liturgia del Mercoledì delle Ceneri richiama alla riconciliazione con le parole dell’Apostolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”... “Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2Cor 5, 20. 6, 2).

La penitenza nella testimonianza del Signore

Il Signore “consacrò l’istituzione del tempo penitenziale con il digiuno di quaranta giorni, e vincendo le insidie dell’antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato” con le armi della penitenza, della preghiera e del digiuno.
Egli in tutta la sua vita non ebbe dove posare il capo “Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8, 20).
Nel suo viaggio verso Gerusalemme dovette accettare l’abbandono delle folle che protestavano: “Questo linguaggio è duro, chi può intenderlo?” (Gv 6, 60). L’incomprensione ripetuta dei suoi discepoli giunge al punto che Gesù dovette interpellarli “Volete andarvene anche voi?” (Gv 6, 60). Per rimanere fedele alla volontà del Padre e per la nostra redenzione Gesù accettò il tradimento, le umiliazioni fino alle sofferenze della Passione e alla Morte di Croce.
Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio; e tu pretendi per te riposo e gaudio?”.

I discepoli sono invitati alla penitenza

Anche ai discepoli il Signore raccomanda: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione” (Mt 7, 13) e ancora “se non vi convertite perirete tutti” (Lc 13, 3).
Il ”grido” del Signore alla conversione e alla penitenza assume un carattere drammatico quando, ormai in vista di Gerusalemme, piange su di essa esclamando: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! Ecco la vostra casa vi viene lasciata deserta!” (Lc 13, 34-35).
Infine, dopo aver compiuto tutto quello che era necessario per la nostra salvezza mediante la sua “sofferenza vicaria”, con voce agonizzante sulla croce invoca: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34) offrendo ai penitenti di tutti i secoli l’assoluzione dei loro peccati.

La Chiesa fa penitenza

Nella luce di così grandi misteri la Chiesa, imponendo l’austero simbolo delle ceneri sul capo dei fedeli, li invita a riconoscersi peccatori e a convertirsi:“Ricordati che sei polvere e - a causa del peccato - in polvere tornerai”; quindi, se vuoi avere la vita, “convertiti e credi al Vangelo”.
Così la madre Chiesa fa eco alle parole del Signore e conduce i suoi figli ad intraprendere un cammino di penitenza, di lotta spirituale, di ascesi per abbandonare il peccato e vivere “nella libertà dei figli di Dio”, perché “Non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole” (2Tm 2, 5).

La Quaresima è, per così dire, il cammino a ritroso del “figliol prodigo” verso la casa paterna, viaggio che esprime tutti gli elementi essenziali per la celebrazione sacramentale della riconciliazione:
- esame di coscienza: “Allora rientrò in se stesso...”
- contrizione: “Mi leverò e andrò da mio padre...”
- penitenza: “Partì e si incamminò verso suo padre...”
- confessione: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te...”
- assoluzione: “Presto portate qui il vestito più bello...”
(Lc 15, 11-32).

Si raccomandi ai fedeli una più intensa e fruttuosa partecipazione alla liturgia quaresimale e alle celebrazioni penitenziali. Si raccomandi loro soprattutto di accostarsi in questo tempo al Sacramento della Penitenza secondo la legge e le tradizioni della Chiesa, per poter partecipare con animo purificato ai misteri pasquali”.
L’impegno penitenziale della Chiesa oltre che essere delineato nel Lezionario festivo dell’anno C e in tanti testi biblici, patristici ed eucologici della Messa e dell’Ufficio divino, si esprime in concrete celebrazioni: nel rito della imposizione delle ceneri, nell’atto penitenziale della Messa che in questo tempo assume una singolare importanza, nelle eventuali processioni penitenziali nei mercoledì di Quaresima. Raggiunge il vertice nella solenne celebrazione penitenziale al termine della Quaresima che, mentre riassume l’itinerario penitenziale, predispone alla celebrazione sacramentale della Riconciliazione. “E’ opportuno che il tempo quaresimale venga concluso, sia per i singoli fedeli che per tutta la comunità cristiana, con una celebrazione penitenziale per prepararsi a una più intensa partecipazione del mistero pasquale”.

La Chiesa ripetutamente grida con forza a se stessa: “Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore tuo Dio”.

Che questa conversione sia effettiva e ponga sulle nostre labbra l’espressione del pentimento che uscì dalla bocca agonizzante del buon ladrone: “Ricordati di me, Signore, quando entrerai nel tuo regno!” (Lc 23, 42) e il nostro cuore si sciolga nella gioia del perdono ritrovato e dica con Pietro “Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti voglio bene” (Gv 21, 17).