La Cogo non risponde mai....
Di Rassegna Stampa (del 19/03/2007 @ 10:48:10, in Politica Trentina, linkato 1316 volte)
Riportiamo la lettera aperta scritta a Margherita Cogo su L'Adige recentemente dal MpV. La Cogo non ha mai risposto, come sempre...intanto ieri l'Adige ha riportato il caso di una donna costretta a usare la Ru 486 all'osepdale di Trento, contro voglia e con gravi effetti collaterali. "In merito al prestigioso traguardo raggiunto dal prof. Arisi dei 100 aborti farmacologici, si vuole ricordare che il Centro Aiuto alla Vita, nel solo 2006, ha aiutato a far nascere 103 bambini. Stupisce il fatto che si debba sempre leggere notizie relative ai successi ottenuti in fatto di aborti, con sistemi e metodi innovativi, progressisti, moderni, e quando invece si aiuta in maniera concreta una donna a portare a termine la sua gravidanza, senza nessuna scoperta scientifica particolare, se non quella dell’ascolto e dell’aiuto concreto, si passa da persone bigotte. Entrando nel merito di ciò che la vicepresidente Cogo ha affermato: “La pillola RU486, la cui efficacia e sicurezza sono dimostrate da studi scientifici, permette di praticare l’aborto senza pericoli per la salute delle persone”, si può notare come la Cogo utilizzi la solita superficialità con cui si è ormai soliti parlare di aborto e di varie forme di contraccezione. La vicepresidente parla di studi scientifici, ma senza dire quali. Il fatto è che ci risulta che la RU486 non è proprio sicura, come si vuol far credere. Un recente studio condotto da Centers for Disease Control and Prevention, ad Atlanta negli USA, descrive i casi di 4 morti dovuti ad endometriosi e sindrome da shock tossico associato al batterio Clostridium sordellii, casi verificati nella settimana successiva all’aborto chimico. Inoltre aggiunge alcuni effetti collaterali, come tachicardia, ipotensione, edema, vischiosità del sangue, profonda leucocitosi (M. Fischer, J. Bhatnagar, J. Guarner, et al., in “New England Journal of Medicine”, Dec. 2005). Ma soffermiamoci sull’effetto letale. Nel settembre 2003 in California muore Holly Patterson, una giovane diciottenne, a causa di shock anafilattico. Il 19 luglio 2005 la Food and Drug Administration (FDA), l’ente di controllo sui farmaci degli USA, ha reso di dominio pubblico “quattro casi di morti settiche negli Stati Uniti, in particolare in California, fra settembre 2003 e giugno 2005, a seguito di aborto medico con RU486”, i quali si vanno ad aggiungere ad un caso analogo accertato nel 2001 in Canada. Il 17 marzo 2006 (solo un anno fa!) la FDA ha reso noto che altre due donne statunitensi sono morte dopo aver assunto la pillola RU486 (cfr.: www.fda.gov/cder/drug/infopage/mifepristone/default.htm). Inoltre, si noti che le morti di queste donne nordamericane sono venute alla luce perché i parenti hanno chiesto delle autopsie sui cadaveri per capire le ragioni del decesso improvviso. Perciò, è legittimo supporre che le morti da RU486 potrebbero essere molto più numerose, anche al di fuori dagli USA. Infine, il prof. Greene, direttore di ostetricia al Massachusetts General Hospital di Boston, in un editoriale pubblicato sulla rivista “New England Journal of Medicine” (1 Dec. 2005), una delle più prestigiose a livello mondiale, dimostra che a parità di età gestazionale, la mortalità della donna per aborto con RU486 è 10 volte maggiore rispetto a quella con tecnica chirurgica. È la stessa Danco, industria produttrice della pillola, a pubblicare nel suo sito, per obbligo legale, oltre 600 casi di donne che lamentano fortemente gli effetti collaterali della pillola. Inoltre, mentre il 92% delle donne che si sono sottoposte all’aborto chirurgico sceglierebbe di nuovo questa tecnica in futuro, solo il 63% delle donne che si sono sottoposte all’aborto chimico sceglierebbe ancora questa metodica, segno che l’aborto chimico “non possiede in sé quei caratteri di indubitabile maggiore tollerabilità psicologica” (M. D. Creinin, in Contraception, Sept. 2000). Chiediamo cortesemente alla vicepresidente Cogo di renderci disponibili i dati scientifici in base ai quali lei afferma l’efficacia e sicurezza e non pericolosità della RU486. Per quanto riguarda la considerazione delle donne, ognuno ha la sua. Pensiamo comunque che dietro la RU486 si nasconda una grande ipocrisia: chiudersi nella propria indifferenza e abbandonare la donna a se stessa sotto il pretesto di rispettare il suo arbitrio, non aumentando la sua libertà, ma violentandola nella sua capacità di diventare madre e derubandola della consapevolezza di portare nel suo grembo un figlio. Sandro Bordignon, presidente Movimento per la Vita-Trento e-mail: sandrobordi@interfree.it Mauro Sarra, componente direttivo MpV-Trento