La veritą cattolica
Di Marco Luscia (del 17/11/2010 @ 12:57:42, in Attualitą, linkato 1159 volte)

La differenza fra il puro umanesimo solidarista ed esistenzialista - che guarda solo a questa vita perché un’altra non esiste- e il cristianesimo che si disinteressa della chiesa e “guarda semplicemente a Cristo” è solo emotiva, con una spolverata di speranza intrisa di romanticismo. Questo, nella sostanza, ho inteso, leggendo un articolo oramai datato del settimanale Vita Trentina a firma di Cattani.

 Per lui, come per non pochi “Cattolici”, la dottrina della Chiesa è inconoscibile a meno che non la si studi per tutta la vita dedicando ogni energia nel compulsare ponderosi e complessi volumi, le tesi dei quali, spesso, sembrano elidersi a vicenda. Ma se la dottrina non è più presentata, praticata e vissuta, a che pro la chiesa? L’articolo del settimanale diocesano ha di fatto, nel silenzio generale bandito la chiesa istituzione rovesciando sul singolo credente l’onere di vivere il proprio rapporto con Cristo.

Come dire: visto che non possiamo provare le verità che la chiesa ci propone, visto che non possiamo dimostrare personalmente i calcoli su cui si regge il nostro credere tanto vale affidarsi allo Spirito. Secondo questa tesi, dalla venatura protestante, per camminare con fiducia su di un ponte dovremmo conoscere tutti quanti le leggi della statica e della progettazione architettonica, senza fidarci dei calcoli altrui ( la chiesa e il suo magistero). Ma poiché questo, a loro dire non accade, meglio vivere nella “libertà dello Spirito.” Manca in questa lettura dell’attuale fase storica della vita dei fedeli cattolici ogni fiducia nel soprannaturale, cioè nella potenza dello Spirito quale fonte che sostiene e guida la chiesa.

Lo Spirito Santo, “dai cattolici senza chiesa” è meramente visto nella sua dimensione anarchica ed anti-istituzionale. Si dice, “ lo Spirito soffia dove vuole”. Ma la chiesa è un “edificio il cui progetto è solo in parte nostro”; esso ha fondamenta nella roccia della Srittura, della tradizione e del magistero. Per questo dobbiamo fidarci, e dunque aver fede nei progettisti. Se pensiamo alle ragioni razionali della nostra fede e mettiamo da parte la presunzione di conoscere la verità, perché l’abbiamo scoperta grazie al nostro sforzo personale, allora ci accorgiamo che pur riconoscendo che Dio non si vincola a nulla, ciò non toglie che Egli ha scelto “l’effimero di una chiesa” e la “materia dei sacramenti” per rendersi presente in modo privilegiato dentro la vita dell’uomo.

Ed è praticando questa via resa accessibile attraverso la vita della chiesa che milioni di fedeli hanno vissuto nella speranza, contribuendo ad umanizzare il mondo in modo altrimenti impensabile. Sacramenti, eucaristia, morale, giudizio, vita eterna, poche chiare regole vissute ciascuno con le forze che Dio gli ha concesso, hanno fatto la storia del cristianesimo. E poi non è vero che le verità essenziali della fede cattolica sono complesse e incomprensibili; forse esse andrebbero invece riproposte con un linguaggio più adeguato alla nostra sensibilità, cosa che il Papa e i più accorti teologi fanno da molto tempo. Certo, può sembrare più semplice liquidare tutto e rifugiarsi in un “soggettivismo cattolico” che spesso è anticamera di indifferentismo se non di ateismo pratico.

Un soggettivismo non poche volte presuntuoso ed elitario, che taccia di stupidità ed ingenuità i semplici fedeli. Per contrastare tutto questo è necessario il magistero, forza che sostenuta dallo Spirito di Dio orienta i credenti nel mare sovente periglioso “del cosa credere”, più per colpa di intellettuali animati da alterigia, che per ragioni reali. Nulla a quanto mi è dato conoscere, infirma le verità fondamentali della dogmatica cattolica, nessuna novità ne ha stravolto i contenuti e la validità. La fede dei nostri padri è la nostra stessa fede e soltanto un’ottusa, pregiudiziale, parziale, poco approfondita critica cerca di distanziarsi dal magistero ufficiale, che rappresenta in tal senso una bussola insostituibile. Semmai un mea culpa dovrebbe essere fatto da tutti coloro che hanno ridotto l’annuncio cristiano ad una semplice prassi morale, svilendo nelle prediche e nella catechesi tutti i contenuti fondamentali della nostra fede.

E questo in nome di un aggiornamento che ha negato di fatto la sostanza della fede cristiana riducendola a puro umanitarismo. Prova ne sia che i giovani sono più attratti dalle grandi verità della nostra fede, dall’enigma del peccato e della redenzione, dalla forza della croce e dalle esigenze dell’amore che non da tutti i sociologismi e gli esistenzialismi che hanno riempito la bocca e le prediche di troppi sacerdoti. Questo lo verifico quotidianamente da almeno venti anni. La “verità cattolica” non è un monolite inattaccabile, essa piuttosto stimola la nostra ragione a penetrare il mistero di grazia e di amore annunciato da Cristo e vissuto nella sua chiesa.