Sul Corriere della Sera di oggi, 16 novembre, è apparso un articolo a firma di Elvira Serra dal titolo: “Dagli aerei ai ristoranti, avanza il fronte «no kids» - «Gli insofferenti» arrivano in Italia: ingresso vietato ai bimbi”. Per dirla con Alessandro Piperno, ospite da Daria Bignardi: “I bambini mi irritano anche nei ristoranti”.
Anche questa volta l’Italia giunge in ritardo, ma in merito a questa tematica non possiamo che rallegrarcene.
In Germania, per esempio, già da alcuni anni si possono trovare annunci immobiliari nei quali si propongono appartamenti solo per coppie senza figli; come si possono trovare bar, ristoranti e alberghi “Kinder verboten”. Tutto questo viene fatto non per discriminazione, ma semplicemente perché c’è chi vuole dei luoghi in cui essere sicuro di poter stare tranquillo, senza pianti disperati o bambini agitati che corrono ovunque. La situazione è la medesima anche in Svezia: molti alberghi sono vietati a chi ha bambini di età inferiore ai dodici anni. Stessa musica negli alberghi di Spagna e di Austria. In Inghilterra e negli Stati Uniti la politica anti-bambini è stata attuata anche dalle compagnie aeree: evidentemente la “mobilità infantile” non si è rivelata essere particolarmente lucrosa, quindi meglio che i bambini rimangano a terra.
L’Italia ha una media di 1,2 figli per donna e di certo non si distingue per le sue azioni a favore della famiglia. Il fatto che sia ora giunto anche da noi il movimento “No Kids” non potrà fare altro che peggiorare ulteriormente le cose. La nostra speranza è che qualcuno alzi la voce – magari un economo, così non può essere tacciato di essere di parte – per spiegare che il proseguire su questa strada "ammazza-famiglie" non porterà alcun giovamento alla società, anzi.
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