MicroMega: perché un nome esoterico per una rivista materialista?
Di Enzo Pennetta (del 07/11/2010 @ 00:15:59, in Cultura e società, linkato 3884 volte)


Articolo semiserio sulla nota pubblicazione:
È in edicola il n°7/2010 di MicroMega, e puntualmente spara ad alzo zero sulla religione. Il volume inizia infatti con una citazione di Proudhon: “La scienza non ha fatto progressi che dopo aver eliminato Dio”. Non è da meno il primo articolo che è titolato “Miseria della Fede” di Peter Atkins. Rispettivamente una balla grossolana la prima e un’affermazione opinabile la seconda, una tesi sostenuta da una “fiera dei luoghi comuni” a cui si potrebbe facilmente obiettare contrapponendo alla “miseria” della fede gli “splendori” dell’ateismo firmati da Stalin e Pol Pot.
Ma chi sono quelli di MicroMega?
Una definizione che MicroMega si è data è quella di essere «uno strumento per pensare e per cambiare, contro i conformismi dominanti», parole queste in cui cogliamo una contraddizione: per essere veramente anticonformisti oggi bisognerebbe parlare a favore della Fede e della Chiesa Cattolica. Ma questi sono dettagli, quello che più incuriosisce è la scelta del titolo stesso della rivista: “MicroMega”.

Micromega (con la seconda ‘m’ minuscola) è il titolo di un racconto di Voltaire, al riguardo siamo autorizzati a pensare che, poiché la rivista è stata fondata da un filosofo come Paolo Flores d’Arcais, la scelta del nome non possa non essere stata profondamente ponderata. Riducendo ai contenuti essenziali il racconto di Voltaire a cui si fa riferimento, troviamo che il protagonista, Micromega, partito dalla stella Sirio in cui vive, giunge sul pianeta Saturno dove stringe un’amicizia con un suo abitante. Insieme a questi si dirige quindi su Giove e infine sulla Terra, dove scopre degli esseri minuscoli chiamati Uomini e ai quali, prima di partire, dona un libro contenente il “senso della vita”. La storia di riferimento della nota rivista però, lungi dall’essere una vicenda che propone il razionalismo materialista, altro non è che la descrizione di un viaggio iniziatico.

La stella di origine, Sirio, è infatti quella che nelle tradizioni esoteriche rappresenta la dea egizia Iside e che il più grande occultista del novecento, Aleister Crowley, riteneva così importane da riattivare un antico ordine iniziatico a lei dedicato, l’Astrum Argenteum. Un solo elemento però non può essere determinante nella lettura del racconto, troviamo allora il riferimento a Saturno e Giove, anche in questo caso dei significati cari al mondo dell’esoterismo, infatti, rinunciando in questa sede ad approfondirne i significati, Saturno e Giove sono i due pianeti simbolicamente rappresentati nell’opera alchemica “Melancholia” di Dürer. Il breve racconto di Voltaire sarebbe dunque l’indicazione del cammino iniziatico da compiere per giungere al “senso della vita”.

Ma poteva veramente essere questo il significato che Voltaire voleva dare al suo racconto? Un significato di questo genere sarebbe possibile solo in un ambito culturale permeato di esoterismo, corrisponde questo alla formazione culturale di Voltaire? Dal sito del Grande Oriente d’Italia http://www.goirsaa.it/goirsaa_Voltaire.htm possiamo apprendere che Voltaire fu iniziato alla massoneria nella loggia delle “Nove Sorelle”, l’iniziazione avvenne in una commovente cerimonia nella quale, per via della tarda età, venne sostenuto dal “fratello” americano Beniamino Franklin, e sebbene questo avvenisse pochi mesi prima della dipartita, testimonia la vicinanza del filosofo ad ambienti dell’esoterismo massonico caratterizzato dai noti riti egizi nei quali Iside e Osiride sono di casa.

Nel racconto Micromega vediamo inoltre che la filosofia che riscuote l’approvazione del visitatore di Sirio è quella di Locke, curiosamente troviamo che anche il filosofo inglese viene indicato come fratello massone dallo stesso sito del Grande Oriente. Sia Locke che Voltaire poi, “en passant”, da buoni oppositori dell’oscurantismo clericale, liberi dai pregiudizi cattolici, facevano affari con il commercio di schiavi. Forse è a questo tipo di libertà che pensa il prof. Atkins quando nel suo articolo “Miseria della fede” afferma:
«A quanti non piace che l’idea che le libertà personali debbano essere violate dalle decisioni di un grande vecchio tribale (come un papa o un mullah)e limitate in nome di raccolte di antichi racconti e popolari e miti noti come “sacre scritture” di una marca dell’altra, sarebbe d’aiuto se certi aspetti del comportamento umano e il concetto di “bene” fossero rischiarati da un pensiero oggettivo.».
Evidentemente ai tempi di Locke e Voltaire il “pensiero oggettivo” vedeva la schiavitù come un “bene” e quindi il pensiero del “vecchio tribale”, chiamato Papa, era un’ingerenza nella libertà dell’uomo moderno. Oggi probabilmente anche il prof. Atkins, come i pontefici del settecento, vede la schiavitù come un “male”, ma domani chissà… con buona pace del pensiero oggettivo da lui auspicato.

Aggiungiamo infine, anche se ovviamente si tratta di una coincidenza, che lo stesso Proudhon, con la cui grossolana citazione sulla religione si apre il numero 7/2010 di MicroMega, era un fratello massone. Quando si dice il caso…
Avviandoci alla conclusione, una cosa che possiamo dire con certezza, è che Voltaire era ferventemente anticattolico così come lo era Locke, e come è la rivista, in questo la scelta di riferirsi a Voltaire è pienamente coerente.

Le critiche di MicroMega alla Fede appaiono come il frutto di un pregiudizio e di un’avversione secolare, esse non vengono da posizioni neutrali: aveva torto Francis Bacon quando presumeva che la “scienza” avrebbe fatto a meno di avere degli “Idola”.
E adesso sappiamo quali sono gli “Idola” di MicroMega.

Ma ovviamente si è voluto solo scherzare, come tutti sanno, il titolo “MicroMega” vuol dire solamente “PiccoloGrande” e la linea editoriale della pubblicazione è assolutamente neutrale, oggettiva e libera da pregiudizi anticattolici.
Ma cosa voglia significare veramente il titolo “PiccoloGrande”, a meno che non ce lo voglia spiegare lo stesso Paolo Flores d’Arcais, rimane, almeno per il momento, un mistero.