Pubblichiamo la prima parte di un lungo articolo di Giacomo Samek Lodovici tratto, con alcune alcune aggiunte successive fatte dall'autore, da R. Cammilleri (a cura di), Piccolo manuale di apologetica, Piemme 2004, pp. 127-144.
0. È possibile valutare moralmente la sessualità umana con la sola ragione senza ricorrere alla fede?
È possibile ed è quello che stiamo per fare: le argomentazioni che svolgeremo fino al punto 37 possono essere condivise da qualsiasi uomo, perché non richiedono in alcun modo la fede, bensì solo il ragionamento filosofico.
Si noti: faremo delle considerazioni etiche e l’etica non è un apparato di vincoli che rendono infelici gli uomini, bensì l’indicazione del modo in cui conseguire la vera felicità (è un tema decisivo, ma non possiamo qui dimostrarlo, perciò siamo costretti a rinviare a Samek Lodovici 2002, cfr. bibliografia). Ad esempio (cfr. punti 5, 32 e 35), chi vive la sessualità secondo le indicazioni che esamineremo è molto più felice – ci sono dati sociologici al riguardo – di chi la vive in modo contrario.
Un’altra premessa è molto importante: giudicheremo negativamente certi atti e certi comportamenti, ma le persone che li praticano vanno trattate, perlomeno, con rispetto ed affetto.
1. Che cos’è l’atto sessuale?
La struttura corporea e psicologica dell’uomo indica che la sessualità differenziata e complementare degli esseri umani è orientata all’unione eterosessuale. È una complementarità che è segno ad un tempo di povertà che chiede completamento, e di dono che offre completamento. Questa complementarità si attua completamente nell’unione fisica, psichica e spirituale con il sesso opposto. Se l’atto sessuale è libero, interessa la totalità della persona.
2. L’atto sessuale è buono?
L’atto sessuale è buono quando è un’espressione di amore vero, quando è una forma della donazione di sé. Quando avviene in questo modo esso instaura la comunione, l’unione tra i soggetti che lo esercitano perché si vogliono bene e se lo esprimono nell’atto sessuale anche perseguendo il piacere reciproco.
3. L’atto sessuale è sempre moralmente buono?
Nei casi in cui l’atto sessuale ha come fine solo (e non anche) quello di ottenere il proprio piacere, esso realizza una strumentalizzazione dell’altro, dunque è egoistico e perciò ingiusto. Infatti, il piacere di per sé è buono, ma, come dice per esempio Kant, nessun uomo può mai essere reso strumento di un altro, cioè bisogna sempre rispettare la dignità umana, in quanto l’uomo non è una cosa, bensì ha un valore inestimabile.
4. Ma se due persone sono d’accordo a strumentalizzarsi a vicenda che male c’è?
Anche se due persone sono d’accordo a strumentalizzarsi a vicenda il loro rapporto resta connotato dall’egoismo, la loro relazione è una coincidenza di egoismi, cioè pur sempre di egoismo si tratta.
5. Se ci si vuole bene che male c’è ad avere rapporti sessuali fuori dal matrimonio?
L’atto sessuale (esercitato al modo del punto n. 2; non se esercitato al modo del n. 3) per sua natura unisce ed instaura un legame psichico (e non solo) duraturo. È un dato di fatto: chi ha avuto relazioni sessuali con varie persone, essendosi unito profondamente con esse, trova nelle successive relazioni più difficoltà ad instaurare rapporti profondi: se io ho avuto un rapporto con x resto legato a x. È un po’ come se una “parte” (psichica e spirituale) di me fosse rimasta presso x e una “parte” di x fosse rimasta presso di me. Parte di me rimane con lui e parte di lui rimane con me, anche se forse non ci rivedremo mai più, perché nell’atto sessuale siamo coinvolti fisicamente, psicologicamente e spiritualmente.
1) Pertanto, ogni legame con x, y, ecc., indebolisce il mio attuale rapporto con z, cioè, in qualche modo, il rapporto con x, y, ecc. incide negativamente sul rapporto con z.
2) Inoltre, proprio perché il partner precedente rimane in noi, il suo ricordo rimane in noi e suggerisce continui confronti con il nuovo; ma i confronti e le esperienze precedenti danneggiano il rapporto attuale poiché:
a) inducono insicurezza, perché si teme di non essere all’altezza del/dei precedenti partner sessuali;
b) distraggono dall’amato ed indeboliscono la comunione durante l’atto sessuale.
Perciò, di nuovo, ogni legame precedente indebolisce un mio nuovo rapporto, incidendo negativamente su di esso.
3) Oltre a ciò, sia il giorno delle nozze, sia la vita matrimoniale in generale, sono qualitativamente diversi per chi ha già avuto esperienze sessuali e per chi non le ha avute: se sposo chi ha già avuto tali rapporti mi sento privato dell’esclusività di un aspetto del mio coniuge molto intimo, quello della sfera sessuale, che è già stato condiviso con altri. E se sono io ad aver avuto rapporti, con ciò ho privato il mio coniuge di una dimensione molto intima di me, che è stata condivisa con altri.
Anche questo indebolisce il nostro attuale rapporto.
Per queste tre ragioni ogni atto sessuale intrattenuto con chi non è il compagno/compagna della mia vita rende meno profondo, indebolisce e rende meno stabile il rapporto con chi diventa il compagno/compagna della mia vita.
È vero che anche un fidanzamento casto instaura un legame, e non è detto che esso si concluda con il matrimonio, ma:
1) tale legame è molto meno forte di quello sessuale;
2) se non si incontra subito la persona giusta è inevitabile instaurare legami psicologici precedenti, mentre dall’atto sessuale ci si può astenere.
6. Ma l’atto sessuale non è almeno un modo di conoscersi e capire se due persone sono fatte l’una per l’altra?
No, perché l’atto sessuale ha un effetto deformante.
a) A volte esso fa provare un piacere intenso che porta ad attribuire all’altra persona delle caratteristiche positive, porta ad idealizzarla in modo entusiastico ed induce a minimizzare le differenze esistenti, facendo credere e sperare che le divergenze (riguardanti il carattere, gli interessi, la visione della vita) siano facilmente superabili. Talvolta diventa il tema dominante del rapporto, cioè l’unione fisica diventa quasi la soppressione di ogni altro discorso e finisce per mettere in secondo piano tutta l’opera di reciproca conoscenza, doverosa tra due persone che si frequentano per verificare se il loro rapporto potrà approdare al matrimonio.
Ma, quando l’iniziale entusiasmo si affievolisce, le divergenze e le incompatibilità necessariamente emergono e, tuttavia, il legame creatosi rende più arduo lasciarsi anche quando ci si rende conto che non si è fatti l’uno per l’altro.
Perciò l’atto sessuale prematrimoniale impedisce una vera e profonda conoscenza, porta persone incompatibili a continuare a frequentarsi e magari a sposarsi e dunque aumenta le probabilità di rottura dell’unione matrimoniale. Insomma, l’atto sessuale può cementare il rapporto tra un uomo e una donna, ma deve giungere al termine di un lungo percorso di conoscenza reciproca e di elaborazione di un progetto, altrimenti può a volte (non necessariamente, non sempre) avere un effetto contrario, cioè può portare a far poggiare il rapporto su qualcosa di fragile. Se faccio una colata di cemento sui muri in mattone di una casa in costruzione irrobustisco la casa stessa, ma se faccio la colata di cemento sui muri di paglia di una capanna distruggo la capanna.
Così, per esempio, da uno studio condotto su 6.577 donne americane risulta che: se una donna ha avuto rapporti sessuali prematrimoniali con uomini diversi da colui che è poi diventato suo marito, il rischio di fallimento del matrimonio aumenta fino al 114 % (J. Teachman, Premarital Sex, Premarital Cohabitation, and the Risk of Subsequent Marital Dissolution among Women, «Journal of Marriage and Family», 65 [2003], p. 452).
b) A volte esso delude e lascia un senso di tristezza (specialmente se non è espressione di un affetto autentico e di un amore pienamente maturato) e, in tal caso, conduce facilmente a premature ed erronee ipotesi di incompatibilità mentre, invece, le due persone potrebbe essere predisposte per sposarsi e, attraverso una più matura e profonda conoscenza reciproca, potrebbero conseguire un affiatamento i cui riscontri positivi si riprodurrebbero anche sull’atto sessuale.
7. Tutto questo cosa significa circa la moralità degli atti sessuali?
Significa che ogni atto extramatrimoniale, che sia prematrimoniale o adulterino non conta, è ingiusto, perché è lesivo della stabilità e della coesione matrimoniale e ciò è un male per tutte le sofferenze che lo sfascio di un matrimonio comporta. Esso aumenta le possibilità di sfacelo delle unioni matrimoniali, con tutte le sofferenze che la rottura di un matrimonio comporta, per gli eventuali figli e per gli stessi coniugi (cfr. punto 32).
8. Ma se due persone sono spinte dai loro sentimenti verso l’unione fisica e sentono ciò come qualcosa di buono, come è possibile che l’atto sessuale verso cui sono spinte sia un male?
Riflettiamo sulle emozioni. Due donne mi suscitano emozioni identiche di attrazione, della stessa intensità (almeno per qualche tempo), e mi chiedono entrambe di intrattenere con loro una relazione esclusiva. In questa situazione ciò che importa notare è la presenza in me di due emozioni contraddittorie, che hanno la stessa intensità: essa dimostra che l’emozione non è una guida infallibile della condotta umana e quindi ciò che sentiamo positivo e che (a volte) perciò riteniamo buono, può anche non esserlo.
Inoltre, a volte, a posteriori, noi giudichiamo fuorvianti i giudizi che le emozioni passate avevano suscitato in noi e che ci erano parsi indefettibili, cioè comprendiamo che esse hanno offuscato il nostro giudizio sul modo di agire verso una certa persona. Per esempio, diciamo di esserci sbagliati su una persona per cui provavamo sentimenti di simpatia e di fiducia, che invece già allora era cinica, sleale, scorretta, malintenzionata nei nostri confronti, ecc.
9. Come bisogna valutare moralmente la contraccezione?
Anzitutto bisogna precisare che la contraccezione concerne gli atti sessuali esercitati liberamente, perciò, per esempio, una donna può lecitamente ricorrere ad una misura anticoncezionale in relazione ad uno stupro (cfr. Rhonheimer 2001, pp. 451-452), che non è un atto sessuale libero.
A parte ciò, abbiamo già detto che un atto sessuale è buono se non è egoistico, cioè se è espressione di donazione, di comunione e di promozione dell’altro, quando consiste nel darsi all’altro e nell’accogliere l’altro, non nella propria esteriorità, bensì nella propria interiorità ed identità irripetibili.
Ma questo significa che la contraccezione non è una forma di donazione, dunque è ingiusta, perché sovente vi si ricorre perché ciò che si cerca nel rapporto sessuale è solo il piacere proprio e dunque si strumentalizza l’altro, annullando la fecondità per evitare di procreare.
10. Ma c’è anche chi ricorre alla contraccezione solo perché in quel momento non è in grado di crescere ed allevare dei figli.
Anche in questo caso la valutazione morale della contraccezione resta negativa. Infatti, evitare la generazione equivale pur sempre ad escludere sia l’accoglienza della fecondità altrui sia la donazione della fecondità propria. È un po’ come dare ad un amico un libro strappando prima alcune parti centrali: il mio gesto non è di donazione; allo stesso modo, quando ricevo un libro da un mio amico, se strappo alcune parti centrali il mio gesto non è di accoglienza, bensì di rifiuto. Similmente, se incontro un amico che mi fa il gesto di abbracciarmi e mi metto la giacca a vento prima di abbracciarlo, o mi infilo un guanto prima di stringergli la mano, il mio gesto è di distacco-difesa.
Tra l’altro, i contraccettivi hanno un tasso di inefficacia alto: la probabilità di gravidanza è del 13-15 % (cfr. Lelkens 1994, Harlap 1991 Jejeebhoy 1991) e quando un figlio viene dunque concepito, ciò può portare alla decisione gravissima di ricorrere all’aborto, può sconvolgere la vita a chi non è preparato, o alla scelta di abbandonare il bambino, o all’abbandono della madre da parte del padre del bambino, ed è chiaro che tutte queste situazioni sono molto dannose per la madre e per un bambino che nasce.
10.1. E per evitare l’aids?
Anche se nessuno lo dice e può sembrare sorprendente, i contraccettivi, che già non impediscono con certezza le gravidanze, sono anche molto meno efficaci nei confronti dell’Aids! Chi intrattiene rapporti sessuali con una persona infetta ha un alto rischio, del 10-20 % di contrarre questa malattia (cfr. per es. http://www.zenit.org/article-17816?l=italian; i dati degli studi divergono: secondo alcuni di essi è del 30 %! cfr. Weller 1993; Lelkens 1994). Perciò propagandare i contraccettivi è gravissimo e significa favorire l’aumento del contagio, perché significa promuovere il libertinismo sessuale spacciando un’inesistente sicurezza del contraccettivo, è un po’ come dire “non preoccupatevi, fate tutte le esperienze sessuali che volete, tanto non c’è da temere nulla”.
Solo promuovendo l’astinenza e la fedeltà si può diminuire il contagio: simili programmi educativi sono stati adottati con successo in vari Paesi. Per esempio negli Stati Uniti: nei luoghi dove sono stati applicati, il numero delle gravidanze precoci è calato del 38 % e quello degli aborti è sceso del 50 %. O in Uganda, dove il tasso di infezione dell’Aids è sceso dal 21 % al 6 % e dove ultimamente sta risalendo, proprio perché la maggiore disponibilità di antivirali e preservativi ha fatto calare fedeltà è astinenza.
E, allora, se veramente voglio bene a qualcuno non devo minimamente rischiare di trasmettergli un virus letale o comunque terribile come quello dell’Aids. E non devo nemmeno rischiare io di prendere questa malattia, perché il dovere di preservare la mia salute.
11. Ma allora quali sono le condizioni propizie per la nascita e la crescita di una nuova vita umana?
È chiaro che un atto aperto alla generazione della vita deve svolgersi nel contesto più propizio per la nascita, la crescita e l’educazione di un nuovo essere umano, vale a dire deve svolgersi nel contesto di una relazione interpersonale costituita da un legame solido e stabile come è il legame matrimoniale.
12. Ma nemmeno il matrimonio offre una garanzia totale: alcuni matrimoni falliscono.
È vero, ma è quanto più vicino ad una garanzia che la società abbia saputo inventare. Una tale cerimonia è senz’altro più degna di fede di qualunque promessa privata sussurrata in segreto. Una promessa privata non è sufficiente quando si acquista una casa o si entra nell’esercito; in questi casi occorre firmare ed impegnarsi pubblicamente. È fondamentale chiedere altrettanto a chi sta prendendo l’impegno più importante della sua vita: si deve impegnare davanti alla società e davanti a Dio a rispettare il patto sancito con il coniuge.
Inoltre l'antropologia culturale ci dice che ogni ritualizzazione di un impegno assunto (in questo caso la celebrazione delle nozze), riconosciuta dalla società, aumentala percezione dell’importanza di un impegno e quindi il desiderio di onorarlo.
13. Questo significa che ogni atto sessuale infecondo è ingiusto?
Ogni figlio è un bene, ma ci possono essere dei validi motivi (lavorativi, di salute, psicologici, economici, ecc.) che legittimano l’esercizio di rapporti sessuali infecondi nei periodi non fertili della donna, cioè che legittimano il ricorso ai cosiddetti “metodi naturali”, vale a dire alla continenza periodica.
14. Qual è la differenza tra l’atto sessuale esercitato quando la donna non è feconda e l’atto sessuale in cui si ricorre alla contraccezione?
Dal punto di vista degli effetti nessuno, perché si tratta in entrambe i casi di atti che hanno come effetto evitare la generazione. Del resto, dal punto di vista degli effetti non c’è nessuna differenza tra rubare un libro in libreria o acquistarlo. Ma dal punto di vista degli atti che producono questo effetto c’è una profonda differenza, come, appunto, tra il furto e l’acquisto del libro.
a) Infatti, come abbiamo detto, la contraccezione non è una donazione/accoglienza propria e dell’altro: se io incontro una persona, è estate, e questa persona mi vuole abbracciare e io mi metto una giacca a vento o mi infilo un guanto prima di stringerle la mano, il mio gesto non è di amicizia, bensì di rifiuto/distacco/difesa; invece l’atto sessuale esercitato quando la donna non è fertile comporta l’accoglienza/donazione della persona propria e dell’altro, persona che in quel momento è infeconda: se io incontro una persona ed ho già indossato la giacca a vento o il guanto, oppure se la giacca a vento o il guanto in quel momento sono saldati alle mie mani (per es. pensiamo a chi ha rapporti quando la donna è in menopausa) e fanno parte in quel momento della mia natura, il gesto resta un gesto di amicizia.
È vero che il momento dell’infecondità viene calcolato, ma in ciò non c’è niente di male, come non c’è niente di male, per avere un libro, ad aspettare che una libreria faccia una promozione regalando dei libri.
b) Inoltre nella contraccezione si abdica all’impulso sessuale, limitandosi a eliminare la dimensione generativa degli atti sessuali; invece con la continenza periodica si esercita una solida padronanza di sé in uno degli ambiti dell’esistenza umana più difficili da padroneggiare, perché bisogna saper esercitare la continenza (che è come pazientare per avere il libro aspettando la promozione) verso impulsi sessuali che capitano in periodi fecondi, e si esplica una conoscenza di sé, perché bisogna conoscere i ritmi biologici del proprio corpo.
In ogni caso, chi non accetta che ci sia differenza tra la contraccezione e la continenza periodica, non può concludere che la contraccezione diventa giusta quando ci sono gravi motivi per evitare la generazione (perché la contraccezione resta ingiusta per tutti i motivi che abbiamo detto ai punti 9 e 10), bensì dovrebbe solo dire che anche la continenza periodica è ingiusta e che l’unico modo per evitare la generazione sarebbe la castità.
15. Ma se due persone hanno già deciso di sposarsi e non usano mezzi contraccettivi che male c’è se intrattengono rapporti sessuali?
Il problema è che qualsiasi fidanzamento, anche quello più solido, può sciogliersi anche il giorno stesso del matrimonio, come talvolta succede. Due persone che intrattengono rapporti prematrimoniali possono anche essere fermamente risolute e convinte a sposarsi, ma non ne hanno la certezza, non possono sapere se la loro decisione non muterà, come di fatto talvolta avviene. Perciò se nascono dei figli valgono i punti 10 e 11; e se ci sono stati rapporti sessuali è molto più doloroso porre fine ad un rapporto anche se si vede bene che non può funzionare; inoltre, come abbiamo detto (cfr. punto 5) i rapporti successivi saranno più vulnerabili e fragili.
16. Ma se due fidanzati che intendono sposarsi hanno rapporti solo nei periodi infecondi il discorso non cambia?
No, perché, come abbiamo già detto, è sempre possibile che essi alla fine non si sposino, e dunque i rapporti che hanno avuto ostacoleranno quelli futuri: la comunione fisica crea legame, perciò indebolisce i rapporti futuri (cfr. punto 5) e nessuno ha la certezza che sposerà la persona con cui intrattiene rapporti (cfr. punto 15).
Per tutto ciò che si è fin qui considerato, dunque, non è detto che i rapporti pre-matrimoniali preludano realmente al matrimonio; anzi, il più delle volte sono anti-matrimoniali.
17. Che valore ha la procreazione?
Oggi i paesi industrializzati tendono a dare un significato molto riduttivo ai figli, spesso visti come un impedimento, oppure come una forma di gratificazione per i genitori. Ma l’amore tra l’uomo e la donna è dilatato dalla nascita dei figli, perché essa incrementa la comunione come donazione di sé. Pensiamo al legame profondissimo che si crea nella coppia alla nascita di un figlio; al diverso modo di donarsi che è chiesto al padre e alla madre; al contributo unico che le relazioni filiali e fraterne danno alla vita di relazione nella famiglia; al richiamo alla responsabilità che ogni figlio rivolge al genitori, che spesso abbandonano comportamenti pericolosi o poco salutari, per amore dei figli; al fatto che i figli obblighino ad interrogarsi sulle questioni più profonde.
18. Ricapitolando quanto detto fin qui, perché un rapporto prematrimoniale è ingiusto?
1) È ingiusto tutte le volte che tramite esso si cerca solo il piacere personale e si strumentalizza l’altro (cfr. punto 3).
2) È ingiusto perché esso produce comunione e crea legame, dunque, mancando la garanzia che il mio partner attuale sarà il compagno/a per tutta la vita, incide negativamente sul rapporto con chi poi diventa realmente il compagno/a per tutta la vita (cfr. punto 5).
3) È ingiusto perché mi priva dell’esclusività di un aspetto molto intimo del mio coniuge, che è stato condiviso con altri (punto 5) il che è un male.
4) È ingiusto perché ostacola la vera conoscenza reciproca (cfr. punto 6). In questi tre casi 2), 3) e 4) esso rischia di provocare lo sfascio della mia famiglia (con tutte le sofferenze e il dolore che ciò comporta),
5) È ingiusto tutte le volte che si ricorre alla contraccezione (cfr. punti 9 e 10).
6) È ingiusto anche se non si ricorre alla contraccezione, perché esso non dà garanzie che il potenziale nascituro possa nascere, crescere ed essere educato da suo padre e da sua madre (cfr. punti 10, 11 e 16).
[continua...]