Due giorni fa, giovedì 23/2010 il Corriere recitava: “E’ morta a 37 anni, per un’emorragia, dopo aver dato alla luce con parto cesareo tre gemelli concepiti grazie a una fecondazione assistita.
E’ accaduto martedì sera, alle 19.30 circa, all’ospedale Buzzi a Milano. A denunciare l’episodio alla polizia è stato il marito 40enne della vittima. ..”.
Si tratta di uno dei drammi tipici della fecondazione artificiale: parto multiplo, rischio vita per la mamma, rischio vita e salute per i figli, solitamente prematuri.
Lo stesso giorno scrivevo sul Foglio:
C’è una esperienza molto dolorosa che diviene sempre più comune: quella di coppie che vorrebbero avere un figlio, e non riescono. In questi casi si rimane senza parole. Dare un consiglio è difficile. Se l’amico sa che siamo cattolici, magari ci chiede: “tu la faresti la fecondazione artificiale?”. Le parole ci rimangono allora in bocca. Non è facile, infatti, dinanzi ad un dolore così grande, dire la verità: e cioè che il pensiero della Chiesa è contrario al ricorso a qualsiasi tecnica extracorporea, e non certo per il gusto dei divieti. Non è neppure facile spiegare razionalmente il perché, che pure esiste, in certe situazioni. Per questo ritengo sia necessario che il mondo cattolico si organizzi sempre di più per rispondere veramente ad un problema impellente, dimostrando maggior attenzione per una vera e propria emergenza sociale (sebbene per certi cattolici “progressisti”, vita, morte, fertilità, figli, famiglia, siano problemi di secondo piano).
Occorre, anzitutto, impegnarsi nella prevenzione. Perché l’infertilità, nel mondo occidentale, cresce? Non perché sia cambiato qualcosa nella struttura dell’uomo, nella sua composizione genetica. Accanto a casi di sterilità genetica, esistenti da sempre, crescono infatti le sterilità dovute all’ambiente e alla libera scelta degli individui. Infatti la fertilità umana diminuisce per alcune cause ben precise: l’abuso di alcol, droghe, fumo; la contraccezione prolungata ed eventuali aborti procurati precedenti; l’eccessivo stress, la vita troppo sedentaria e, molto di più, l’età sempre più avanzata dei matrimoni… Importantissimo anche l’impatto sulla salute umana fisica, oltre che psichica, del diffondersi di stili di vita che sino a ieri sarebbero stati definiti “innaturali” o “peccaminosi”: è un dato conclamato che la sterilità crescente è collegata all’aumentare delle malattie veneree dovute al diffondersi di rapporti sessuali sempre più precoci, mutevoli, e con persone dello stesso o di entrambi i sessi. Far sapere queste verità alle giovani generazioni è già un’opera importante. Che va affiancata ad un’altra. Bisogna far capire che non è come i media vogliono far credere. Che non si deve pensare: “tanto, se non ce la farò, c’è sempre l’ausilio del medico, delle cliniche, della ‘procreazione medicalmente assistita’ (PMA)”.
Perché la realtà di queste tecniche che pretendono di sostituire l’atto coniugale, la sua straordinaria valenza, e i procedimenti naturali che Dio stesso ha creato, è molto più complicata di quanto sembri: la fecondazione artificiale, per comune ammissione, porta con sé alte percentuali di insuccessi, di mortalità embrionaria, di mortalità fetale (circa il 20% di aborti spontanei, e un discreto numero di aborti procurati) e neonatale, di gravidanze tubariche, di gravidanze multiple (con relative morti o malformazioni), di parti pre-termine, di nati con basso peso, di anomalie genetiche o malattie degenerative...
Un rinomato neonatologo italiano, Carlo Bellieni, nel suo sito http://carlobellieni.splinder.com/ riporta sovente ricerche scientifiche effettuate in vari paesi, che dimostrano la crescente consapevolezza presente nella comunità scientifica dei rischi fisici, oltre che psicologici, insiti nelle moderne tecniche di PMA. Consapevolezza che però non è affatto presente nel grande pubblico, ostile agli ogm, ma fiduciosissimo nella fecondazione artificiale. Di fronte a questi dati inequivocabili occorre offrire, oltre ad una informazione che può aiutare a prevenire, anche un’ alternativa. E’ necessario cioè far sapere alle persone che vivono questo dolore, o che lo vivranno, che vi sono delle modalità naturali per provare a far fronte all’infertilità. Ne elenco alcune. La prima sono i metodi naturali di regolazione della fertilità. Angela Maria Cosentino, nel suo “Testimoni di speranza. Fertilità ed infertilità: dai segni ai significati” (Cantagalli), racconta come “in questi ultimi dieci anni sono diminuite le coppie che hanno usato i Metodi Naturali per distanziare le nascite e sono aumentate quelle che li richiedono perché vivono il dramma dell’infertilità”.
I Metodi Naturali, cioè, si sono dimostrati efficaci nel favorire gravidanze insperate, senza nessuna delle controindicazioni presenti nel ricorso alla PMA, e con un tasso di successi persino superiore. Anche i computerini Pearly, LadyComp e BabyComp, reclamizzati soprattutto come metodi per la contraccezione naturale, sono sempre di più utilizzati, spesso con successo, per uno scopo nuovo: ottenere il figlio tanto desiderato. Infine, tra le alternative possibili, vi è quella di centri specializzati in “cure dolci per l’infertilità”, come l’Health Center Marc Messèguè Melezzole, diretto dal dottor Giancarlo Balzano, di Terni, in cui si persegue il tentativo di ripristinare la naturale fertilità attraverso uno sguardo d’insieme al paziente. Non dribblando il problema del mancato concepimento tramite il ricorso a pipette, siringhe, terapie ormonali invasive o quant’altro, ma affrontandolo con uno scopo: rimuovere le cause dell’impedimento, riportare il fisico e la psiche alla loro naturale capacità di concepire, nel modo più umano e naturale possibile.
Riassumendo: prevenzione, metodi naturali, computer solitamente utilizzati per sostituire la pillola anticoncezionale, e centri di salute come quello indicato (speriamo ne nascano molti altri…), sono tre ottime strade da perseguire per chi cerchi un figlio e non voglia ricorrere a pratiche spesso aleatorie, innaturali, invasive e pericolose.