Hawking: "Non fu Dio a creare l'universo" La Repubblica, 03 settembre 2010 Se, come le virgolette lasciano intendere, questa frase fosse veramente stata pronunciata dal celebre fisico Stephen Hawking, si tratterebbe di un brutto colpo. Ma non si tratterebbe di un brutto colpo per la religione, come si potrebbe pensare, bensì per la scienza.
Prendendo in prestito un linguaggio usato dai militari, le parole di Hawking si potrebbero infatti definire un incidente di “fuoco amico”, termine col quale si indicano quelle azioni in cui, credendo di colpire gli avversari, si colpiscono invece le proprie linee.
Come giungerebbe infatti Hawking alla conclusione che la nascita dell’universo non è stata originata da un intervento divino? Lo spiega un passaggio dello stesso articolo di Repubblica:
"l'universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente" e dunque "non è stato Dio a crearlo". Chiunque può verificare quanto sia arbitrario quel
dunque posto tra le due affermazioni virgolettate, la speranza è che esso sia stato aggiunto forzando così il pensiero originale, una mente come quella di Hawking non potrebbe cadere nel banalissimo errore di confondere una proposizione che esprime una
possibilità con una che invece implica una
necessità. Per rendere più evidente tale errore si può ricorrere ad un semplice esempio, affermare infatti che
"l'universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente" e dunque "non è stato Dio a crearlo" sarebbe come affermare che
“un vaso può cadere da un davanzale a causa di un colpo di vento” e dunque “un vaso che cade non è stato spinto da nessuno”. Ma proviamo a spingerci oltre e cerchiamo di capire cosa è che fa pensare ad Hawking che l’universo si sia formato da solo. Leggiamo ancora sullo stesso articolo:
“Poiché esiste una legge come la gravità, l'universo può essersi e si è creato da solo, dal niente.” Riprendendo ancora una volta l’esempio del vaso che cade, l’affermazione riportata sarebbe l’equivalente di:
“Poiché esiste una legge come la gravità, il vaso può essere caduto da solo”. Evidentemente la legge di gravità può solo spiegare solo
“come” il vaso cada, non
“perché” è caduto, la gravità non può dirci se la caduta sia stata originata da un colpo di vento o dal gesto di qualcuno.
Dagli elementi che ci sono stati forniti dalla stampa, emerge che sull’origine dell’universo al momento non vi è alcuna novità rispetto al passato, la prima pagina che il “Times” di Londra ha dedicato alle affermazioni di Stephen Hawking sembra quindi non rendere un buon servizio alla diffusione di una mentalità autenticamente scientifica. Salvo eventuali future precisazioni e chiarimenti, un episodio come questo segna un punto a favore di una visione dogmatica della scienza, un passo indietro rispetto a quella “Rivoluzione scientifica” che, tra il XVI e il XVII secolo, rifiutava gli
“ipse dixit”. Proprio questo è un’affermazione come
“non fu dio a creare l’universo”, un nuovo “ipse dixit” reclamizzato sulla prima pagina del “Times”.
Ma per completare il discorso è necessario affrontare un’altra recente affermazione del fisico inglese, questa volta la riportiamo dal Corriere della Sera del 25 aprile 2010:
Hawking: “Gli alieni? Esistono ma sarebbe molto meglio evitarli”.
Sintetizzando l’Hawking pensiero, si potrebbe dunque affermare:
Dio non esiste, gli alieni sì.
E pensare che fino a pochi anni fa il fisico inglese sosteneva il contrario, che Dio fosse compatibile con la scienza e gli alieni no.
In questa vicenda dove Dio viene “scientificamente” escluso e gli alieni “scientificamente” provati, l’unica “legge” che sembrerebbe essere confermata è quella derivata da un motto attribuito a Chesterton:
Quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non crede in niente, perché crede in tutto.
Ma un’ipotesi si affaccia su tutta la vicenda, l’ipotesi che il nome di Hawking sia stato coinvolto in una più o meno consapevole campagna pubblicitaria, che le sue affermazioni siano state per tale motivo forzate oltre le reali intenzioni dello scienziato. La possibilità viene suggerita dalla lettura di un altro brano del sopracitato articolo del Corriere della Sera:
Le teorie del ricercatore verranno presentate in una serie di documentari che dai prossimi giorni andranno in onda sull'emittente britannica Discovery Channel.
Restiamo in attesa di eventuali sviluppi e approfondimenti.