Aborto offerto in busta paga: Marie Stopes International l'ha inserito nei benefit per i dipendenti
Di Gianfranco Amato (del 03/09/2010 @ 12:21:38, in Aborto, linkato 1165 volte)
Torna alla ribalta Marie Stopes International, l’organizzazione abortista britannica che si ispira alla celebre razzista ammiratrice del Führer.
Dopo la controversa pubblicità televisiva pro aborto, e lo scandaloso appoggio alla politica cinese del figlio unico (il famigerato jihua shengyu), gli eugenisti londinesi di Conway Street hanno stupito il mondo con un’ultima trovata.
L’organizzazione ha deciso, infatti, di concedere ai propri dipendenti – 430 unità che operano nei nove centri del Regno Unito –, un benefits package, ovvero una serie di servizi agevolati, come parte accessoria della prestazione lavorativa. Una sorta di premio produzione in natura.

Si tratta di abbonamenti scontati a palestre e centri benessere, di viaggi a tariffe ridotte, della possibilità di partecipare a programmi dietetici a prezzi agevolati, e simili amenità. Fin qui nulla di male. Il punto è, però, che nel pacchetto di quei servizi rientra anche l’aborto gratuito.
Sì, ai dipendenti di Marie Stopes International, ai propri partner e ai relativi figli, viene offerta come benefit, la possibilità di accedere gratis al core business dell’organizzazione: aborto, sterilizzazione maschile e femminile, e family planning.

Colpisce la motivazione di simile generosità nei confronti dei dipendenti, che vengono espressamente premiati da Marie Stopes International proprio per la loro «i>dedication, passion and hard work». Dedizione, passione e duro lavoro nel procurare aborti. Il tono, davvero macabro, più che ricordare il freddo umorismo inglese, fa venire in mente il Galgenhumor, l’ilarità patibolare germanica. La dedizione e la passione dei dipendenti nel dare la morte, viene premiata con la morte, ovvero con l’accesso gratuito per gli stessi dipendenti e familiari all’eliminazione dei figli indesiderati.

Mors mortem invocat, verrebbe da dire. L’aspetto drammatico – che ha in realtà ha poco di umoristico – coinvolge il tentativo di banalizzare una tragedia umana com’è quella dell’interruzione di una gravidanza.
In questo processo ideologico di trivialization, si è ora arrivati a porre sullo stesso piano l’abbonamento agevolato a una palestra con lo sconto sull’eliminazione di un essere umano. Ed è persino passata l’idea che l’aborto possa far parte di un servizio accessorio alla retribuzione di un lavoratore dipendente. Qui, in realtà, siamo oltre l’ideologia. Si tratta di mero cinismo affaristico, di puro business, di avida speculazione sulle difficoltà, i bisogni e i desideri degli esseri umani.

Marie Stopes International pratica circa 65mila aborti l’anno, più o meno il 30% di tutti gli aborti realizzati nell’Inghilterra e nel Galles, con un vorticoso giro d’affari che porta nelle casse dell’organizzazione circa 100 milioni di sterline l’anno, un terzo delle quali proviene da fondi pubblici, a titolo di rimborso per servizi sanitari in campo sessuale e riproduttivo. Anche qui, come spesso accade, dietro tanti bei proclami che inneggiano alla salute della donna, alla sua libertà sessuale, all’emancipazione femminile, all’inarrestabile progresso scientifico, si celano, in realtà, interessi economici multimilionari. Ma è una società malata quella in cui si accetta il principio che per l’avidità di pochi possano essere eliminati esseri innocenti e indifesi. La storia ha insegnato che l’avidità porta inevitabilmente al sopruso, e che tutte le scelte contrarie al diritto naturale non tardano a presentare, prima o poi, un conto salato.

Avvenire 24-08-2010