I futuristi finiani, tra i molteplici attacchi alla maggioranza di cui fanno parte, hanno criticato più volte il rapporto preferenziale del governo italiano con Gheddafi e Putin. Da dove nasce la critica? Dalla repulsione verso personaggi che hanno certamente i loro punti deboli? Difficile crederlo.
Meno ingenuo ipotizzare che Fini, il pupillo della stampa anglosassone, rappresenti una speranza per il mondo anglosassone: Berlusconi è filoatlantico, certamente, ma non troppo... Infatti, come dimostra l'articolo sotto, ha creato una relazione privilegiata con la Libia di Gheddafi e con la Russia, soprattutto nel settore energetico, in cui Usa e Inghilterra si vedono sempre più emarginate... Ovvio poi che tali relazioni siano viste da Inghilterra e Stati Uniti di mal occhio, perchè indeboliscono la loro inlfuenza sull'Europa continentale.
Che Fini sia (o sia stato, visto il flop), insieme a Montezemolo e company, il tentativo di sostituire un governo filo atlantico, ma realista, e quindi molto filo- russo, volto anche ad oriente, con un potere più filo atlantico, volto ad ovest?
Da Limes:
In Italia la Russia gioca in casa
di Evgeny Utkin
Nucleare, gas, abbigliamento, meccanica, immobiliare. Le voci del business italo-russo crescono costantemente, come il valore dell'interscambio bilaterale. Cifre e protagonisti di un rapporto che (quasi) non conosce crisi.
L’amico Dmitri. Cosi Silvio Berlusconi ha chiamato il presidente russo Medvedev iniziando la conferenza stampa organizzata per la visita del leader del Cremino a Milano. E Dmitri, come prima battuta, ha sottolineato che il premier italiano è “il più autorevole” leader del G8, “quello con più esperienza”. Tra i due, scambi di risposte pronte e sincere. E per il presidente russo un’accoglienza calorosa. Un giro per Milano: visita alla galleria, al Duomo, al bar Zucca, a Santa Maria delle Grazie e all’affresco di Leonardo. Una scappata all'Università di Lesmo e alla villa di Arcore. E, infine, un rinfrescante soggiorno a Cervinia: per sfuggire al caldo torrido che a Mosca supera i 35 gradi. “Siamo entrambi uomini del nord – ha spiegato con un sorriso Medvedev – vengo in Italia da quasi 20 anni, ma non avevo mai visitato Milano. Sono qui per colmare questa lacuna.”
O anche per i nutriti rapporti commerciali che legano due paesi? Il tema energia è stato, infatti, uno dei punti principali nell’agenda dei colloqui. Anche se durante la conferenza stampa non vi è stato fatto alcun cenno. Come se non si fosse discusso del gasdotto South Stream o del nucleare italiano. Argomenti che, parlando con uno dei pochi partecipanti ai colloqui, non sembrano esser neanche stati toccati.
Certamente i rapporti economici russo-italiani vanno a gonfie vele. L’interscambio è cresciuto di anno in anno, fino ad arrivare ai 52,9 miliardi di dollari del 2008. Per poi scendere, causa crisi, a 32,9 miliardi nel 2009. Mentre oggi, visto che il Pil russo cresce del 5% all'anno, ha ripreso la salita. “Nei primi quattro mesi del 2010, tra Italia e Russia c'è stato un incremento dell'interscambio del 41%”, ha sottolineato con soddisfazione il premier Berlusconi.
In prima fila gli interessi di Finmeccanica, Pirelli, Fiat, Eni, Enel e di tante altre compagnie italiane. La moda italiana tiene, ad esempio, grazie ai russi e i prezzi delle case in alcune zone della penisola (considerate ormai russe) crescono vertiginosamente, malgrado la tendenza al ribasso del mercato immobiliare.
Ma è l’energia il cuore dei rapporti tra i due paesi. Il premier russo Putin, durante la sua ultima visita in Italia ad aprile, aveva spiegato al nostro premier di poter partecipare al nucleare italiano garantendo il ciclo completo del processo, dall’uranio al trattamento delle scorie. E aveva aggiunto, non senza ironia, che “se mai una gara d’appalto sarà fatta e dovessimo vincerla, possiamo dar soldi e garantire una partecipazione consistente alle compagnie locali.” I siti adatti ai progetti nucleari non sono ancora stati scelti, ma la torta nucleare sembra sia stata già ben divisa.
Altro tema caldo, quello del gasdotto South Stream. Un progetto ancora paritario Gazprom-Eni (anche se è prevista l’entrata di un altro partner, la francese Edf) e dal consistente valore strategico, vista la presunta rivalità con l’altro gasdotto “occidentale”, Nabucco. I lavori del primo potrebbero iniziare già dal prossimo anno. Ma la cosa non appare semplice.
La proposta dell’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni di unire i due progetti, South Stream e Nabucco appunto, non ha suscitato l’entusiasmo di Gazprom. E il quotidiano russo Kommersant ha recentemente scritto che “ad ottobre il dirigente italiano dovrà lasciare il suo posto”, senza specificare la fonte dell’informazione.
Per dare una spinta al progetto, i Russi hanno proposto alla francese Edf di entrare in South Stream. In primavera Vladimir Putin aveva annunciato che sia Gazprom che Eni avrebbero dato a Edf il 10% e che l’accordo sarebbe stato firmato a giugno, al forum economico di San Pietroburgo. Ma, evidentemente, le parti non sono riuscite a sciogliere i tanti nodi rimasti e a quella data è uscito solo un accordo parziale.
E se Alexey Miller, di Gazprom, ha spiegato che la compagnia russa non rinuncerà alle sue quote, non è ancora chiaro con quale percentuale Edf entrerà nel progetto e quale prezzo d'ingresso pagherà. Ultimamente sono girate voci, confermate e poi smentite, dell’interesse al progetto anche della tedesca Rwe, già tra i fondatori del consorzio Nabucco.
Questo gasdotto, più corto ed economico e che dovrebbe portare il gas dell’Asia Centrale fino in Europa, ha però problemi di fornitura. Con Turkmenistan e Azerbaigian che non hanno ancora confermato la loro disponibilità. Da parte russa, sia Medvedev che Putin, così come lo stesso Miller, ritengono che Nabucco e South Stream non siano concorrenti, ma confermano che il primo (cioè quello sponsorizzato dagli Usa, ndr) potrebbe rimanere a secco.
(30/07/2010)