L'ottavo vizio
Di Lorenzo Bertocchi (del 24/08/2010 @ 12:42:08, in Religione, linkato 1309 volte)

E’ da un po’ di tempo che sono persuaso del fatto che l’ottavo vizio capitale sia la superficialità. Nel 1984 il Card. Siri scriveva una lettera al suo clero - “e, se è possibile, anche al mondo” - dove finalmente ho trovato risposta precisa alla mia convinzione.

Siri parla di “distrazione” per definire una mente che appunto si distrae dalle cose essenziali, per dirigersi verso quelle effimere, casuali, variabili e inconsistenti. Così l’ottavo vizio – la superficialità – trova la sua forma, ossia un continuo rivolgersi a questo e a quello senza mai approfondire, senza andare oltre alla prima sensazione, arrancando allegramente tra le cose del mondo.

Il Cardinale parlava di una “continua cinematografia” che “spinge a fare castelli (anche in aria), a moltiplicare voglie, pseudoideali, tifo, e dà la spinta a movimenti dello spirito in tutte le direzioni.” Chissà cosa direbbe oggi se potesse valutare come la “cinematografia” sia divenuta quasi uno status che riguarda ogni aspetto della vita sociale: la politica, il tran-tran famigliare, perfino certe manifestazioni ecclesiastiche. Se già nel 1984 le cause generanti la “distrazione” sono “in atto da mane a sera”, cosa direbbe oggi con l’esplosione del mondo della comunicazione attraverso la rivoluzione del web, la Tv via satellite, via cavo, I-phone e compagnia? Non solo - come  egli notava 15 anni fa – abbiamo adunanze per ogni banalità, sport a tutte le ore, settimane bianche e ferie pasquali come must, ma oggi tutto ciò viene vissuto in un vero e proprio “villaggio globale”, dove si può sapere tutto di tutti e in ogni momento, live. D’altra parte lo aveva in qualche modo profetizzato dicendo che “in avvenire automatismo, informatica, computers avranno il potere, perché sono in grado di fornire all’uomo più tempo vuoto dal lavoro”. Senza voler scomodare la saggezza popolare che dice dell’ozio padre dei vizi, appare chiaro che dosi massicce di “tempo libero” siano facilmente assalite da tutti coloro che vogliono farne “business” e così si entra nel regno dei guru del marketing dove si parla non tanto alla ragione, quanto all’istinto.

Una canzonetta di qualche anno fa parlava proprio di un “battito animale” come “istinto naturale”, che non “smette di picchiare fino a quando non sarà il tuo battito normale” (Il battito animale – Raf); questo mi pare un ottimo manifesto per questa cultura della distrazione che d’altra parte il mondo dello spettacolo coltiva da tempo con molta cura. Oggi come non mai.

La superficialità attacca inesorabilmente la libertà, la capacità di far interagire volontà con ragione nel momento in cui si fa qualcosa, quella virtù della prudenza che nessuno sa più cosa sia. L’istinto non ha più nessun metro di misura, se non se stesso; per dirla con il Siri “la distrazione diminuisce la attenzione, la riflessione, la diligenza e per tale motivo può arrivare a diminuire il cosiddetto «volontario» diminuendo responsabilità e imputabilità”.

 

Con un impeto di spirito evangelico qui il grande Cardinale di Genova sottolineava proprio questa diminuzione di responsabilità per poter “abbassare il livello di condanna dei nostri fratelli”, aggiungendo tuttavia che non è facile “dire se questo accada molte o poche volte.”

 

E’ il trionfo della superficialità.

 

Risulta però fulminante la considerazione di Siri circa il fatto che “Dio ha disposto le cose per bene, cerchio familiare, lavoro, culto del Signore, preghiera, riposo, socievolezza, giusto svago, proprio perché gli uomini non dovessero perpetuamente vivere in una dolorosa distrazione. Tutte queste cose sono state insozzate”.

Purtroppo si è giunti a tanto perché manca la “prospettiva del silenzio”, la capacità di restare “cor ad cor” – come diceva l’ormai Beato Card. Newman – con il Creatore, con colui che permette veramente di concentrare tutto l’agire sulle cose che contano e non passano. C’è un luogo in cui il silenzio interiore può venire educato: la liturgia, lì dove il Sacro si materializza e lo si può davvero toccare con mano. Forse l’azione dell’ottavo vizio è partita proprio da qui, da quella liturgia cattolica che è sicuramente la peggior nemica di ogni “distrazione”, chissà che proprio da qui non possa ricominciare quel riappropriarsi del sacro di cui tutti noi - troppo distratti - sentiamo un profondo bisogno.