Prevenire l'Aids: quali proposte?
Di seguito un mio articolo su Avvenire del 18 luglio 2010: siamo certi che vagonate di preservativi siano la soluzione alla piaga Aids in Africa? Quello dei programmi di prevenzione dell’Aids che contemplino campagne basate sulla proposta dell’astinenza sessuale è un tema che ciclicamente si ripropone all’attenzione dell’opinione pubblica. Gli ultimi in ordine di tempo a parlare dell’astinenza come di un approccio che “potrebbe ridurre le infezioni” sono stati Alan Whiteside, dell’Università di KwaZulu-Natal, e Justin Parkhurst, della London School di Igiene e Medicina tropicale, in una articolo pubblicato sul South African Journal of HIV Medicine. Dalle pagine del Guardian, poi, i due ricercatori hanno lanciato un appello ai capi di stato dell’Africa affinché si impegnino ad organizzare una campagna per propagandare un mese di astinenza sessuale nell’ottica di ridurre la diffusione di una delle peggiori piaghe per il loro continente. La proposta di Whiteside e Parkhurst si basa su evidenze scientifiche desunte dall’osservazione di popolazioni che praticano l’astinenza sessuale in determinati periodi dell’anno, come ad esempio una setta apostolica dello Zimbabwe durante il periodo di Pasqua, e delle successive valutazioni sul numero dei contagi.
Derek von Wissell, direttore del Consiglio nazionale per l’emergenza Aids dello Swaziland, che con il 26,1% ha la più alta proporzione di infezione, ha accolto con favore l’idea anche in virtù dei costi ridotti per metterla in pratica.
Ma tra le fila dei sostenitori dell’astinenza come metodo vincente per il contenimento dell’Aids non ci sono solo Whiteside e Parkhurst.
Edward Greene è ricercatore presso la Scuola di salute pubblica di Harvard e, dopo aver osservato la drastica riduzione della diffusione dell’Aids in Uganda grazie al progetto ABC (Abstinence, Be faithful, Condom), durante un’audizione di una commissione del Senato USA nel 2003 ammise che molti come lui si erano sbagliati nel credere che l’astinenza non potesse essere una proposta efficace. Proprio negli Stati Uniti, l’ex Global Aids Coordinator, la figura che supervisiona e gestisce i piani di prevenzione della diffusione dell’Aids, Mark Dybul, più volte fu attaccato per le sue posizioni favorevoli al finanziamento di progetti basati sull’astinenza.
Da segnalare anche il libro “Affirming Love, Avoiding AIDS: What Africa Can Teach the West” (Affermare l’amore, evitare l’Aids: ciò che l’Africa può insegnare all’Occidente), scritto da Matthew Hanley e Jokin de Irala, il primo già consigliere tecnico in materia di Aids per il Catholic Relief Services , il secondo vicedirettore del Dipartimento di medicina della prevenzione e di salute pubblica dell’Università di Navarra. Nel libro, dati alla mano, i due autori affermano l’importanza dell’educazione e dei programmi volti a cambiare le attitudini sessuali degli africani nella direzione dell’astinenza e della fedeltà. Nella quarta di copertina si legge che l’attenzione ai comportamenti sessuali che sono causa di contagio “è esattamente ciò di cui c’è bisogno e che ha funzionato meglio”: parole di Norman Hearst, professore di epidemiologia all’Università della California.
|