S. Anselmo d’Aosta: l’irrinunciabilità dell’Infinito
Di don Matteo Graziola (del 02/07/2010 @ 13:07:06, in Corso base di filosofia, linkato 1630 volte)

Sant’Anselmo di Aosta riprende la riflessione agostiniana e descrive in modo molto chiaro il desiderio costitutivo dell’uomo di conoscere, vedere, incontrare l’Infinito. Questo desiderio non è normalmente cosciente e ben identificato in noi: esso tende ad essere mascherato o deviato da molteplici oggetti o obiettivi che si sostituiscono all’oggetto vero del desiderio stesso. Quando però l’attenzione nostra si concentra su quest’ ultimo, esso appare sempre più innegabilmente come il fattore decisivo del nostro io. Il brano anselmiano non è dunque considerabile solo come una riflessione religiosa ‘confessionale’, ma come una vera e propria osservazione del fenomeno ‘io’ così come esso è dato nell’esperienza:

Orsù, misero mortale, fuggi via per breve tempo dalle tue occupazioni, lascia per un pò i tuoi pensieri tumultuosi. Allontana in questo momento i gravi affanni e metti da parte le tue faticose attività. Attendi un poco a Dio e riposa in lui.
Entra nell'intimo della tua anima, escludi tutto tranne Dio e quello che ti aiuta a cercarlo, e, richiusa la porta, cercalo. O mio cuore, dì ora con tutto te stesso, dì ora a Dio: Cerco il tuo volto. «Il tuo volto, Signore, io cerco» (Sal 26, 8).
Orsù dunque, Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come cercarti, dove e come trovarti. Signore, se tu non sei qui, dove cercherò te assente? Se poi sei dappertutto, perché mai non ti vedo presente? Ma tu certo abiti in una luce inaccessibile. E dov'è la luce inaccessibile, o come mi accosterò a essa? Chi mi condurrà, chi mi guiderà a essa si che in essa io possa vederti? Inoltre con quali segni, con quale volto ti cercherò? O Signore Dio mio, mai io ti vidi, non conosco il tuo volto.
Che cosa farà, o altissimo Signore, questo esule, che è così distante da te, ma che a te appartiene? Che cosa farà il tuo servo tormentato dall'amore per te e gettato lontano dal tuo volto? Anela a vederti e il tuo volto gli è troppo discosto. Desidera avvicinarti e la tua abitazione è inaccessibile. Brama trovarti e non conosce la tua dimora. Si impegna a cercarti e non conosce il tuo volto.
Signore, tu sei il mio Dio, tu sei il mio Signore e io non ti ho mai visto. Tu mi hai creato e ricreato, mi hai donato tutti i miei beni, e io ancora non ti conosco. Io sono stato creato per vederti e ancora non ho fatto ciò per cui sono stato creato.
Ma tu, Signore, fino a quando ti dimenticherai di noi, fino a quando distoglierai da noi il tuo sguardo? Quando ci guarderai e ci esaudirai? Quando illuminerai i nostri occhi e ci mostrerai la tua faccia? Quando ti restituirai a noi?
Guarda, Signore, esaudisci, illuminaci, mostrati a noi. Ridonati a noi perché ne abbiamo bene: senza di te stiamo tanto male. Abbi pietà delle nostre fatiche, dei nostri sforzi verso di te: non valiamo nulla senza te.
Insegnami a cercarti e mostrati quando ti cerco: non posso cercarti se tu non mi insegni, né trovarti se non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoli e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti.