Gentile direttore, giovedì abbiamo discusso in Consiglio Comunale l’ordine del giorno sul bonus bebè presentato nel dicembre scorso. Purtroppo è avvenuto ciò che sempre accade quando si parla di famiglia: tutti a difenderla, a tessere le lodi e l’importanza del pilastro della società, ma poi la discussione si è conclusa con un nulla di fatto.
L’ordine del giorno prevedeva di introdurre un contributo annuo per ogni nuovo bambino nato pari a 2.000 euro per il primo anno e di 1.000 euro per il secondo anno di età. Ho stimato che l’intervento sarebbe andato a favore della metà dei bimbi nati sul comune ed avrebbe pesato sulle casse comunali per 1,7 milioni di euro (cifra pari al 2,81% di ciò che ogni anno l’amministrazione impiega nel solo settore sociale).
Era un intervento profondamente sussidiario: oltre al fatto che 1000 euro dati direttamente alle famiglie, corrispondono a 1000 euro a disposizione delle famiglie, mentre tradotti in servizi, se va bene ne arrivano 350, mi sembra evidente che le famiglie siano perfettamente in grado di decidere da sole come impiegare tale somma, soprattutto in un momento in cui abbiamo nostri concittadini che fanno la fila ai caf dichiarando anche il “numero di scarpe” per poi vedersi riconoscere qualche decina di euro in servizi.
Ritengo sia più efficiente dare una dote alla nascita di un figlio, magari suddivisa su più anni, che costringere le famiglie a mendicare contributi specifici attraverso numerose dichiarazioni Icef eccessivamente invasive. La cosa che più mi dispiace, non è tanto il fatto che era una proposta delle minoranze con il sottoscritto come primo firmatario, quanto piuttosto che dalla maggioranza non ci sia stata la volontà di trovare una mediazione, un accordo. Si è respirato un po’ di imbarazzo e sicuramente ci sono state poche argomentazioni valide a sostegno della bocciatura di tale proposta, si è tentato di delegare alla Provincia, di dare la colpa al Governo, di rimandare oltre, ma la sostanza non è cambiata.
Noi eravamo disposti a cambiare nome, modalità di introduzione, limiti di accesso, entità del contributo ma ciò su cui non avremmo mai ceduto era la volontà di dare un sostegno “diretto” alle famiglie di Trento, il dare loro fiducia, credito, certi della capacità di impiegare al meglio le risorse messe a disposizione. Purtroppo, questa volontà non c’è stata, ed è stato rimandato oltre ciò che si poteva fare oggi.
Dimenticavo, dopo aver bocciato l’intervento di sostegno alle famiglie, è stato approvato un ordine del giorno di lotta all’omofobia volto a promuovere anche nelle scuole campagne volte a favorire l'inclusione sociale e culturale delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Non che le cose siano collegate, ma una certa impostazione della maggioranza del Comune di Trento la si capisce anche da qui.
da "L'Adige"
Luca Trainotti
Cons. Comunale PDL Trento