Contro il benpensante soddisfatto, l'homo viator
Mi ha sempre colpito l’immagine del pellegrino come viandante alla ricerca della verità, con un’insaziabile sete di conoscenza e spinto dal profondo desiderio di riscoprire la propria umanità. Provo nostalgia per queste figure emblematiche e tenaci, così cariche di speranza e di certezza da pormi inevitabilmente di fronte agli occhi il confronto con la nostra società materialista e superficiale. Anche la solitudine ricercata dagli eremiti era in passato una condizione interiore che arricchiva l’animo per impreziosirlo di doni spirituali; l’isolamento individualistico di oggi, invece, rende l’uomo contemporaneo estraneo a se stesso. Perso l’orizzonte ideale, ci spogliamo di ciò che di più prezioso possediamo: il degrado dell’uomo coincide con la rinuncia all’uso della ragione e del cuore. Le coscienze sono assopite, l’oggetto del proprio tendere è confuso. Si è persa la memoria storica e questa mancanza di identità crea generazioni ignoranti e presuntuose: i ragazzi espongono, con sicurezza e orgoglio, i più banali luoghi comuni come se fossero verità intoccabili. Per riempire la propria vita molti giovani si uniformano a mode e tendenze, abusano di sostanze stupefacenti, inseguono idoli e falsi profeti che incarnano il vuoto, bramano oggetti materiali, soddisfazioni effimere e passeggere. Ma alla fine, cosa resta? Soltanto il disorientamento, la mancanza di radici, di punti di riferimento e di valori autentici. Inseguendo ciò che credono essere la libertà, si incatenano a forme moderne di schiavitù, dimenticando il monito di S. Paolo: «non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù» (Gal 5, 1). Zero assunzione di responsabilità. Responsabilità, re-spondere, assumersi un impegno nei confronti di qualcuno, attitudine impossibile se prima non si compie questo lavoro su se stessi. Il problema è di natura culturale: dobbiamo costruire una nuova antropologia, recuperare l’impegno personale a scapito del soddisfacimento di ogni capriccio. Al predominio attuale dell’incertezza bisogna che facciano da contraltare delle convinzioni forti e dei punti saldi. Coraggio, c’è solo da costruire.
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