Per vietare l'aborto serve essere cattolici?
La campagna elettorale per le odierne consultazioni regionali e amministrative ha fatto riaffiorare ancora una volta la vexatissima quaestio della laicità versus confessionalità . L’argomento è frusto ed è ormai un vero e proprio tormentone culturale. Al recente richiamo di Bagnasco di orientare il voto secondo alcuni principi propri della morale naturale ecco la solita levata di scudi da parte di quella parte politica che si dichiara laica, anzi laicissima, e che rivendica un ruolo autonomo della politica dalla religione. Per tentare di fare un poco di chiarezza su concetti chiave quali laicità e confessionalità, partiamo da una domanda semplice semplice: ma per vietare aborto, eutanasia etc. serve essere cattolici? Risposta: no. I cattolici, ed ovviamente gli altri appartenenti a culti differenti, non hanno il copyright su tali argomenti perché i temi di morale naturale possono essere benissimo spiegati alla luce della ragione, strumento cognitivo in possesso di tutti gli uomini, credenti e non. Anche l’ateo può ben comprendere che ammazzare e rubare sono atti malvagi e quindi anch’egli li può condannare. Aborto ed eutanasia sono forme raffinate di omicidi e quindi chiunque, se non ha l’intelletto obnubilato, può riconoscere che aborto e eutanasia sono azioni assai gravi sul piano morale. I moniti che provengono dalla Chiesa fanno leva esattamente su questo elemento razionale e proprio per questo motivo sono rivolti a tutti. Non esiste quindi un’etica laica e un’etica religiosa. Esiste solo un’etica naturale, cioè razionale. E’ la mia stessa natura che mi dice di non uccidere e di non rubare, e, ordinariamente, non mi servirebbe altro per comprendere ciò. Il credente oltre alle prove che gli fornisce l’intelletto in ordine alle azioni da compiere e a quelle da evitare, ha anche una marcia in più, cioè la grazia di Dio, che illumina la sua ragione permettendogli, spesso ma non sempre, di giudicare meglio le questioni morali. Inoltre il credente troverà anche altre motivazioni, di carattere soprannaturale, per esempio per non uccidere: perché vede nell’altro uomo un fratello creato da Dio, perché ritiene la vita sacra, perché non vuole recare offesa a Cristo, perché teme il suo giudizio finale, etc. Ma tutti questi sono motivi che si possono aggiungere a quelli, di ordine naturale, che anche l’ateo, il laico si direbbe oggi, può scoprire in sé utilizzando correttamente la propria ragione. Cosa c’entra tutto questo con la politica? C’entra eccome, perché anche il politico laico sfruttando la retta ragione potrebbe arrivare a concludere che aborto e eutanasia sono attacchi letali al bene della vita. Non serve la fede dunque, ma solo la testa. L’omicidio, il furto, il sequestro di persona, la violenza sessuale, sono tutti reati contenuti nel Codice Penale, di certo non un testo di ispirazione teologica: tutte condotte le quali sono sanzionate perché lesive di diritti fondamentali e quindi del bene comune. L’affermazione in merito all’aborto di alcuni politici – tra cui sedicenti cattolici – che le leggi sono per tutti, credenti e non, e che quindi queste devono tenere in considerazione differenti sensibilità è da marchiare come evidente idiozia. E’ come affermare: facciamo una bella legge a favore della deportazione ed eliminazione degli ebrei, perché noi politici laici dobbiamo tenere in considerazione differenti sensibilità. Infatti nella nostra società ci sono cittadini non razzisti ma anche razzisti. Non permettere a quest’ultimi di veder deportati ed eliminati gli ebrei sarebbe un atto di grave discriminazione e un comportamento giuridico coercitivo della loro libertà di coscienza. Quale politico con un minimo di sale in zucca si arrischierebbe a fare un simile ragionamento? Nessuno. Perché tutti comprendono che la deportazione ed uccisone degli ebrei sono atti che ledono diritti fondamentali della persona quali quelli della libertà e della vita, e perciò devono essere vietati. Il discorso sul doveroso approccio laico – ma meglio dovremmo dire “approccio razionale” – si potrebbe allargare ovviamente a tutti quei comportamenti illeciti sul piano morale: divorzio, fecondazione artificiale, omosessualità, prostituzione, droghe, etc. Anche in questi casi non mi serve leggere la Bibbia o riferirmi al Magistero per comprendere che questi comportamenti o scelte sono atti che non corrispondono ai dettami della mia natura: è sufficiente usare bene l’intelletto. Una importante sottolineatura finale. Ciò non comporta che tutti gli atti immorali siano da sanzionare dal punto di vista giuridico. Il discorso è complesso e meriterebbe più spazio, ma in sintesi potremmo affermare che solo le condotte più gravi devono essere vietate e quindi punite, perché solo quelle più gravi possono mettere in serio pericolo l’ordinata convivenza, cioè il bene comune. E aborto e eutanasia ci paiono essere assai gravi…
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