Ogni anno l’International Christian Concern in un accurato report stila la classifica dei primi dieci paesi nel mondo che brillano per la persecuzione anticristiana. Riportiamo una sintesi del rapporto 2010.
In Eritrea il regime comunista limita ferocemente la libertà religiosa e controlla quasi ogni aspetto della società. Attualmente, ci sono oltre 3.000 cristiani detenuti in Eritrea. Molti sono tenuti in container metallici, caserme e carceri in condizioni disumane, alcuni sono stati paralizzati o uccisi dopo tortura e per mancanza di cure mediche. I cristiani eritrei sono rimasti in carcere per anni senza essere mai stato condannati per alcun reato dinanzi a un tribunale di diritto.
La minoranza cristiana in Pakistan (1,6%) si trova a vivere in condizioni veramente difficili, per non dire impossibili: con la legge sulla blasfemia, bestemmiando il nome del profeta islamico Maometto o dissacrando il Corano si viene puniti con la pena di morte o il carcere a vita. Sono frequenti gli attacchi nei confronti dei cristiani, spesso pregiudizialmente considerati trasgressori della legge sulla blasfemia.
Nel 1979 con la rivoluzione islamica cominciò in Iran una vera e propria caccia al cristiano che raggiunse l’apice nel 1990 quando i più importanti capi della chiesa furono imprigionati e giustiziati; nel 2009 questa strategia continua e i cristiani sono sotto costante minaccia di discriminazione, imprigionamento, tortura ed esecuzione.
In Nord Korea con il governo del dittatore comunista Kim Jong II – denominato “pugno di ferro” – la libertà religiosa e i diritti umani sono inesistenti, inoltre non vi sono informazioni precise sulla situazione dei cristiani, ma stime attendibili attestano che circa 200.000 di essi siano imprigionati nei “campi di lavoro” (gulag). Prima del regime si consideravano circa 300.000 cristiani nel paese, oggi dopo la guerra di Korea e un lungo regime si parla di circa 30.000 cristiani che praticano la loro religione “privatamente”. Il regime preserva alcune chiese “ufficiali” che si trovano però soltanto nella zona di Pyongyang e hanno più che altro la funzione di “vetrina” per le visite di osservatori internazionali, di fatto nel paese è proibito qualsiasi tipo di culto al di fuori di quello previsto per il dittatore Kim Jong II e il suo defunto padre Kim Il Sung.
La Somalia meridionale è in mano al gruppo islamico Al-Shabaab che sta conducendo una vera e propria guerra contro il governo ufficiale, inoltre i territori sotto il suo controllo sono governati con una rigida interpretazione delle leggi islamiche. Tra gli obiettivi quello di eliminare completamente i cristiani dalla Somalia. Nel 2009 sono stati uccisi più di una dozzina di cristiani in un paese dove sono veramente pochissimi i fedeli che praticano apertamente la loro religione, questi martiri erano tutti convertiti dall’Islam.
Nel 2008 in India ci sono state più di 100 esecuzioni e oltre 50.000 cristiani sono sfollati dalle loro case a causa di un attacco violentissimo da parte di movimenti indù nello stato di Orissa. L’attacco è stato sferrato dopo l’omicidio di alcuni capi indù di cui sono stati falsamente accusati i cristiani, nonostante sia stato dimostrato che i responsabili erano i ribelli maoisti. I sospettati dell’attacco in Orissa sono stati scagionati anche per negligenze nelle indagini della polizia, a tutt’oggi la situazione resta tesa e difficile. In diverse zone vige una legge anti-conversione che limita la libertà degli indù nel passare ad altre confessioni.
Il codice giuridico dell’Arabia Saudita si basa sulla legge islamica della Shaaria ed è interpretata in tutto il paese secondo un accordo previsto con la scuola hanabalita della islam sunnita. Secondo questa scuola il furto viene punito con l’amputazione degli arti e l’adulterio con la pubblica lapidazione, in generale queste interpretazioni sono state fondamentali per le organizzazione terroristiche come Al-Qaeda e sono tra le prime fonti di persecuzione per i cristiani nel paese. All’interno dei confini sauditi il governo nega qualsiasi forma di protezione o riconoscimento per ogni religione che non sia l’islam sunnita. Ovviamente non esiste nessuna chiesa pubblica e il culto cristiano avviene solo clandestinamente, i sospetti convertiti al cristianesimo vengono spesso uccisi dai familiari stessi per salvare la faccia di fronte alla società.
Le autorità comuniste del Vietnam vedono la religione cristiana come una minaccia occidentale, pertanto è fortemente limitata e controllata dal governo; oltre 300 persone risultano a tutt’oggi imprigionate. A quanto risulta sono soggette ad un regime di detenzione durissimo che comprende la tortura e la fame. Il governo attua una politica di repressione delle minoranze in particolare per quelle che vivono nelle montagne centrali. Qui i cristiani del popolo Hmong sono stati costretti a rifugiarsi fuori dal paese, fuggendo dalla loro terra, dopo che a loro danno sono stati compiuti veri e propri atti di genocidio a colpi di armi chimiche e batteriologiche. Sorprendentemente il governo americano non ne ha tenuto conto e nella sua relazione annuale ha elogiato il Vietnam per il miglioramento delle restrizioni nella libertà religiosa.
Da circa 10 anni nel Nord della Nigeria vige la Shariaa e le minoranze cristiane che vivono lì subiscono continue violenze da militanti musulmani, inoltre le autorità hanno limitato i luoghi di culto e vi sono discriminazione in materia di opportunità occupazionali ed educative. Nel 2009 il gruppo estremista islamico BoKo Aram ha condotto diversi attacchi che, tra l’altro, hanno portato all’assasinio di 3 pastori perché si sono rifiutati di convertirsi all’Islam; sempre durante gli attacchi sono state distrutte più di 20 chiese. Un altro gruppo islamico denominato Izala ha esercitato violenze che hanno portato alla morte 11 fedeli e hanno causato la fuga di oltre 3000 persone che hanno abbandonato le loro case.
Un caso molto controverso è quello della situazione cinese dove, nonostante le aperture in ambito economico, permane da parte del partito comunista una certa ostilità nei confronti della religione. I cristiani, che diffidano del controllo governativo, continuano a dar vita a quelle che possono essere definite come “chiese domestiche” e proprio queste sono quelle più perseguite dal governo. Anche nel 2009 si segnalano atti persecutori con arresti e “attività di rieducazione” in campi di lavoro senza nessun passaggio davanti ad un giudice. China Aid, una Ong che lavora con la chiesa sotterranea cinese, ha affermato che nel 2009 sono stai oltre 130 i casi di persecuzione.