Quando le tecnologie di ultima generazione rispecchiano l'attuale degenerazione
Si sa, non sempre “innovazione” e “progresso” procedono di pari passo: le notizie di questi ultimi giorni lo hanno palesato molto bene.
Domenica è stato fondato sul social network Facebook il gruppo “Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini Down” - corredato dalla foto di un bel bimbo affetto da tale sindrome con scritto “Scemo” in fronte -, gruppo che in poche ore ha raggiunto gli oltre 1300 iscritti. Fondatori e amministratori, ovviamente, si celano dietro a pseudonimi: “Il signore della notte” e “Il cavaliere mascherato”; ma leggiamo le linee programmatiche del gruppo: “Perché dovremmo vivere con queste ignobili creature… con questi stupidi esseri buoni a nulla? I bambini Down sono un peso per la nostra società. Come liberarci di queste creature in maniera civile? Usando questi esseri come bersagli, mobili o fissi, nei poligoni di tiro al bersaglio”. Personalmente ritengo tali frasi indegne di qualsiasi commento.
Questo fatto ha generato moltissime reazioni, sia sullo stesso Facebook che su tutti i quotidiani. La condanna è unanime; non è però sufficiente fermarsi al disprezzo, bisogna anche chiedere scusa a tutte le persone affette da trisomia 21 e ai loro familiari. Inoltre è doveroso affrontare una riflessione sociologica su questa che è, purtroppo, solo la manifestazione più eclatante di un modo di pensare sempre più diffuso; infatti, per rimanere a Facebook, altri sono i gruppi quanto meno discutibili che hanno visto la luce in questi mesi: si va da “Aboliamo i sussidi ai malati di Sla, tanto sono già morti” a “Stanno franando Sicilia e Calabria… finalmente. Quelli che credono che Dio esista e stia punendo, con un diluvio, i terroni”.
Insomma, sembra che oggigiorno vinca chi spara con più freddezza sugli altri, stile “homo homini lupus”: l’egoismo impera, l’idea che “perfetti è meglio” è ormai diffusissima e le persone sono convinte di poter disporre a proprio piacimento di sé e degli altri. I sani e vecchi principi cristiani, che salvano da queste derive di onnipotenza, vanno relegati entro i confini delle chiese e lasciati ai matusa e ai retrogradi; il mondo corre veloce verso altri lidi: si va dal dio denaro alla dea televisione, passando per la pedagogia del “prohibido prohibir” e del “dire di sì sempre e comunque, i no nuociono gravemente alla salute”.
Dove ci porteranno questi anti-valori? Per ora possiamo solo sottolineare come i bambini Down siano nettamente diminuiti nel corso di questi ultimi anni: nel 1960 il 2% dei nascituri erano affetti da tale sindrome, oggi la percentuale si attesta attorno allo 0,5%; infatti, il 90% delle donne incinte che scopre di attendere un bambino affetto da trisomia 21 decide di abortire. Così, inutile dirlo, ci perdiamo un po’ tutti.
Insomma, la società ci sta mandando – soprattutto tramite i mezzi tecnologici, dove le nuove generazioni pubblicano i loro video e postano vari messaggi – segnali allarmanti: sta a tutti noi coglierli e muoverci per invertire tale processo degenerativo.
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