Quando sono i giovani a dire Sì alla vita
Oggi ho letto sul giornale una notizia inusuale, che fa ben sperare per il futuro: la protagonista è una giovane siciliana venticinquenne, studentessa universitaria e ragazza di buona famiglia. Miriam (il nome è di fantasia) ha una relazione con un uomo e scopre di essere incinta: si confida con i genitori ma “trova un muro di vergogna e dissenso. «Devi abortire, non sei sposata, non possiamo perdere la faccia», le dicono.” (Avvenire, 4 febbraio 2010, pag. 13). Miriam non è affatto d’accordo con mamma e papà, dice infatti: “ho amato la mia creatura sin dal concepimento” (ibidem). Cosa fare dunque? Contattato il Centro di Aiuto alla Vita del suo paese, Miriam viene a sapere che a Niscemi c’è il centro di accoglienza “Don Pietro Bonilli”, gestito dalle suore della Sacra Famiglia e che è nato proprio per aiutare donne in difficoltà. La tenace ragazza siciliana decide di fingere un aborto spontaneo, dopodiché dice hai genitori che deve trasferirsi in un’altra città per motivi di studio e parte. La Provvidenza sembra muoversi per far nascere questa nuova creatura: Miriam, infatti, viene accolta a braccia aperte e sostenuta nei mesi di gravidanza da suor Genoveffa e dalle altre consorelle.
Il 26 gennaio scorso, infine, all’ospedale “Suor Cecilia Basarocco” di Niscemi è venuta alla luce la piccola Gianna, una bimba sana e paffuta. “Miriam ha voluto darle il nome di Santa Gianna Beretta Molla, che strenuamente ha difeso la vita della creatura che portava in grembo” (ibidem). A questo punto, Miriam affronta l’ennesima prova: telefona ai genitori per comunicare loro che, nonostante le loro futili preoccupazioni di infrangere le norme sociali, sono diventati nonni. Ovviamente essi rimangono sbalorditi, ma vanno subito all’ospedale dov’è ricoverata la figlia e non possono far altro che abbracciare lei e il frutto della sua incredibile forza di volontà.
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