Ieri sera ad Otto Mezzo lo storico Pietro Melograni ha ricordato come il partito comunista ordinò a Togliatti di spingere la compagna Nilde Iotti ad abortire in una delle cliniche legate la PCI in cui si facevano gli aborti clandestini come “missione”.
“Probabilmente , afferma Melograni, tutti gli interpreti di Stalin all’interno della segreteria del partito hanno ordinato a Togliatti di far abortire la Iotti…non bisognava far sapere che il compagno Togliatti aveva lasciato per sempre la moglie, Rita Montagnana, storica militante del partito, unendosi a una donna giovane e bella per godersi la vita”.
La notizia, pur non essendo affatto nuova, ha stupito molti, ma non certo chi ricorda che all’epoca il PCI sceglieva spesso persino con chi i suoi leader dovessero sposarsi.
Ma quello che è interessante è che la notizia ne richiama un’altra: le vicende di Villa Gina, la clinica privata di Mario Spallone, il medico personale e comunista di Togliatti. Riporto da un mio vecchio articolo sugli aborti clandestini:
Nel 2000 vi fu il caso della "clinica degli orrori" di Roma, Villa Gina, convenzionata con la Regione. In essa “i pezzi più grandi del feto venivano bruciati, mentre il resto veniva gettato nel water o nel lavabo”. I dottori della Villa pretendevano anche 8-10 milioni per aborto, “in contanti”; e il prezzo era alto perché si uccidevano anche bimbi di 6-7-8 mesi. "Cento casi circa ogni anno". Non tutte le interruzioni erano “volontarie”. Una donna, ad esempio, “era contraria, e quando arrivò in sala operatoria scoppiò a piangere gridando che non voleva abortire: Ilio Spallone (il medico, figlio del vecchio Spallone, ndr.) urlava e la colpiva sulle gambe, un altro la tratteneva, finchè l’anestesista non riuscì ad addormentarla…”.
Aborti clandestini e forzati, mentre a parole si teorizzava il femminismo e si parlava dell’emancipazione delle donne dalla opprimente morale cattolica…