Tra Gian Maria Vian e i ruiniani non corre buon sangue. Da quando il Vian, scoperto come giornalista da Dino Boffo, ha preso le distanze dal direttore di Avvenire, attaccato maldestramente da Feltri, con una certa platealità, dicendo in sostanza: "Io sono più bravo".
Boffo non ha replicato più di tanto, limitandosi a liquidare Vian con l'aggettivo "vanesio", ma senza neppure nominarlo (cioè con una certa signorilità). L'aggettivo utilizzato da Boffo non sembra stonatissimo a chi conosce il direttore dell'Osservatore Romano, cui però occorre riconoscere il merito di aver rilanciato un quotidiano che era semplicemente illeggibile, e di scarso valore. Ma senza successo di vendite, almeno per ora.
Nel suo blog Sandro Magister, vicino a Ruini e Boffo,ha voluto proprio colpire Vian con un articolo così riassunto dall'intelligente autore del sito: http://wxre.splinder.com/
"Certamente Sandro Magister, come d'abitudine dopo il caso Boffo, si esercita al tiro al piccione nei confronti del suo ex amico (tutto lo lascia supporre) Gian Maria Vian. Lo spunto stavolta è la diffusione de L’Osservatore Romano, che Magister spiega essere inferiore a quanto uno potrebbe credere, soprattutto nel suo Paese d'elezione: “Quanto vende l’edizione principe de L’Osservatore, quella quotidiana in lingua italiana? Si può azzardare: meno di 1000 copie in edicola e circa 8 mila in abbonamento”. Citando la scelta fatta dal quotidiano della Santa Sede di uscire, pagandone la stampa, abbinato a L’Eco di Bergamo della domenica, Magister fa notare che l’idea non ha portato nuovi abbonamenti. Esito che potrebbe ripetersi anche con l’analoga nuova partnership tra L’Osservatore e il quotidiano conservatore spagnolo La Razón.
Se non altro perché “vanno previste delle disdette agli abbonamenti in corso in Spagna all’edizione settimanale del giornale vaticano. Gli attuali abbonati che la domenica compreranno in edicola La Razón, infatti, non avranno motivo di pagare un allegato che riceveranno gratis”. Dunque, a difesa del sempre più di frequente impallinato Vian a noi sembra di poter dire questo: che finora ha fatto un buon lavoro, soprattutto contando che non ha mai lavorato in un quotidiano e che deve rendere conto a un editore sommamente importante, delicato e complesso, cosa che ingesserebbe e renderebbe una mummia direttori ben più scafati; dando vita a un giornale solitamente interessante. Quello che gli si può rimproverare, dal punto di vista contenutistico, non è tanto la vena pop come dice qualcuno (i pezzi su Michael Jackson, sul record del mondo di Usain Bolt, ecc.) che ci sta anche. Semmai è un certo cedimento in politica estera, che per l’Osservatore è una sezione rilevantissima, alla banalità del politicamente corretto vigente (l’Iran hitleriano, il bla bla sui diritti umani, la spectre di Al Qaeda, le analisi della crisi finanziaria a mo’ di comica pagina economica de Il Corriere della Sera ecc). Più diverse stupidaggini qua e là (dalla commemorazione/apologia di Calvino affidata ad Alain Besançon, all’incredibile articolo di Fisichella sul caso dell’aborto della bambina brasiliana, che ha scatenato un caso diplomatico tra l'allora arcivescovo di Olinda e Recife, mons. José Cardoso Sobrinho, e la Santa Sede, oltre che un ammutinamento nella Pontificia Accademia per la Vita; anche se la colpa pare essere stata di Bertone).
Però, anche qui, va detto che se uno osa fare qualcosa di ambizioso è chiaro che un po’ di passi falsi e di stupidaggini sono da mettere in conto. A favore di quanto scrive Magister, invece, va riconosciuto che effettivamente non si capisce il senso di sostenere la spesa di 70mila copie stampate alla domenica e distribuite con L’Eco di Bergamo, quando al lettore medio dell’Eco interessano giustamente l’Atalanta, l’Albino Leffe e la cronaca locale: difficile immaginarselo immerso nella lettura di calate di piombo che superano quelle de Il Foglio, magari sulla storia dei martiri dell’Uganda o sui lavori del Pontificio Comitato di Scienze Storiche. La stessa cosa si può dire per il lettore medio della laicissima Razón. E si potrebbe aggiungere un dettaglio alla faccenda degli abbonamenti che potrebbero saltare vista la nuova edizione gratuita. Nel deserto della fu cattolica Spagna i potenziali lettori de L’Osservatore sono, realisticamente, solo una parte esigua del clero e laici militanti: opusdeisti, neocatecumenali, neo-carlisti e simili. Figure appassionate, esigenti e spesso intransigenti. Che difficilmente possono apprezzare che a distribuire il giornale del Papa sia un quotidiano non solo laicissimo come La Razón, ma il cui editore, il Grupo Planeta, è anche l’editore di Playboy e di altre boiate meno libidinose. Difatti il battagliero quotidiano online Ya (di ispirazione cattolica, da cui L’Osservatore potrebbe attingere lettori, e dove tra l'altro scrive una firma cara a Vian come il filosofo convertito Juan Manuel De Prada) oltre ad aver mostrato un Playboy edizione messicana in cui una pin-up in topless imita la Madonna, accompagnandolo con un editoriale de fuego, ha già invitato a leggere l’edizione settimanale de L’Osservatore direttamente sul web, per quel che è visibile. Una cosa simile ha fatto il più seguito blog cattolico, quello di Francisco José Fernández de la Cigoña.
Un inizio non proprio da volpi curiali, insomma".