Religiosi e post-concilio: diamo i numeri
I dati della tabella sono ricavati da un importante studio del claretiano P. Angel Pardilla, pubblicato nel 2007 dalla Casa Editrice Rogate di Roma
Il titolo è emblematico: “I religiosi, ieri, oggi e domani”; lo studio ha carattere storico-sociologico e teologico. Da un punto di vista statistico il periodo considerato va dal 1965 al 2005 e riguarda tutte le forme religiose esistenti nella Chiesa: i canonici regolari, i monaci, i cosiddetti ordini mendicanti, i chierici regolari, le congregazioni religiose clericali e laicali, e gli istituti di vita apostolica.
I religiosi in totale erano 329.799 nel 1965, 40 anni dopo la chiusura del Concilio ne restavano 214.903. Ci sono delle eccezioni nella «tempesta della crisi post-conciliare» (p. 291)? Sui 205 istituti analizzati dall’autore 55 hanno avuto degli aumenti, più o meno consistenti. Ci riesce molto difficile caratterizzare questi istituti-eccezione, ma ci pare che di norma essi siano di recente fondazione (con l’eccezione dei carmelitani), spesso persino successiva al Concilio e con una marcata identità, con alcune differenti peculiarità.
Qui sotto il commento di P. Stefano Maria Manelli – fondatore dei Francescani dell’Immacolata – al recente Convegno sul Motu Proprio “Summorum Pontificum” del Santo Padre Benedetto XVI tenutosi a Roma lo scorso ottobre.
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L’intervento è visibile integralmente QUI.
Da notare che gli istituti religiosi, a qualunque ramo appartengono e ovunque si trovino, che usano comunemente la liturgia immemoriale della Chiesa (quella rimessa in vigore da Papa Benedetto XVI), dalla Fraternità san Pietro (+ 171%) alla Fraternità san Vincenzo Ferreri (+ 114%), dall’Istituto dei servi di Gesù e Maria (+ 51%) ai tanti altri non repertiorati (come l’Istituto di Cristo Re Sommo sacerdote, i benedettini di Le Barroux, fino al più recente Istituto del Buon Pastore e vari altri) hanno tutti avuto un costante aumento dei membri.
Interrogarsi, prima che sia troppo tardi.
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