Il mondo di oggi e il vecchio grande Papa
Di Marco Luscia (del 09/12/2009 @ 15:29:39, in attualità, linkato 1267 volte)

Cosa dire davanti ad un’attrice che si sente ispirata e realizzata per aver interpretato una fiction su Moana Pozzi, la storica pornodiva deceduta nel 1994 a soli 33 anni ?

Quando cantanti, veline, cuochi, calciatori, attori, saltimbanchi intervengono a rotazione in tutti i programmi televisivi e riempiono i tabloid delle stesse notizie, delle stesse idiosincrasie, degli stessi vizi. E ancora, quando i mass media, in nome della libertà di espressione e del diritto ad informare, incensano e massacrano con la stessa inesausta ed avida noncuranza il malcapitato di turno, cosa dire? Il vizio e l’eroticizzazione di ogni comportamento in nome della libertà sono l’ossigeno che nutre pubblicità, cinema, carta stampata. Alcol, fumo e sballo in genere la fanno da padrone nei pub e il sabato sera la contabilità dell’esercizio dello svago e della “libertà” è sempre più macabra.

Ma quando si tocca il fondo ecco che la stessa stampa, gli stessi programmi televisivi, che diffondono il rovinoso stile di vita tipico del nostro tempo, si fanno moralisti, invitano gli esperti i quali a loro volta pontificano. Ma tutto questo fa parte del teatro e della menzogna in cui alligna lo spirito del nostro tempo, uno spirito che serve il dio denaro.

L’uomo d’oggi è un uomo in fuga dalla responsabilità e perciò dal domani, un uomo senza futuro annegato in un presente senza scopo in cui ciò che sembra realmente contare è l’emozione racchiusa in un momento; e da questa possibilità e pericolo nessuno è escluso, neppure chi scrive. L’uomo d’oggi è in fuga da se stesso, dalla propria natura, dalla semplicità dei gesti, dalla realtà della vita, annega nella noia e perciò fugge da ogni stabilità. Eppure questo uomo è sempre lo stesso; ha voglia di essere riconosciuto, di essere amato di stare al centro della scena almeno per qualche istante. Vorrebbe la stabilità di un amore, di una famiglia, vorrebbe vivere l’avventura di essere padre, di essere madre, ma ne ha paura, perciò rifiuta ogni impegno verso il futuro, anzi egli irride i giovani di un tempo con il loro “modesto sogno borghese” di un lavoro e di metter su famiglia. Ma in realtà è “lui il vero borghese,” individualista, sospettoso, viziato, consumista, infelice. Il mondo delle immagini, dello svago perpetuo, del divertimento gli vuol far credere che il futuro non esiste, che l’unica certezza sta nelle quattro lire da spendere in questo presente. Perciò affolla i centri commerciali, scarica infiniti file di musica e di cinema da internet, organizza vacanze in località esotiche, frequenta i centri del benessere, accumula amori e piccoli dolori, abiti, cosmetici, libri di cucina e di esoterismo. E’ un uomo che ama le palestre e la psicanalisi, un uomo che nella versione femminile sogna di fare il menager o il soldato, per provare emozioni o semplicemente per sentirsi vivo.

Ma quando ci fermiamo a parlare con questo tipo d’uomo scopriamo che sotto l’apparenza si cela l’abisso del non senso e che un po’ di tutto questo si sta appiccicando anche sulla nostra pelle. Torno a dire, quando i miti sono i cantanti o la vita sregolata, quando la religione diventa il prodotto della soggettività e una comoda assicurazione sulla vita, allora l’uomo è sempre più solo e in questa solitudine entra e la fa da padrone la forza dei persuasori occulti. Ha ragione il Papa quando ci ricorda che esiste il peccato ed esiste il male e quando con parole profetiche osserva:

“ Ogni giorno attraverso la televisione, la radio, i giornali, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono… Nelle città vivono- o sopravvivono- persone invisibili, che ogni tanto balzano i prima pagina o sui teleschermi, e vengono sfruttate sino all’ultimo, finchè la notizia e l’immagine attirano l’attenzione. La citta prima nasconde e poi espone al pubblico. Senza pietà o con una falsa pietà. C’è invece in ogni uomo il desiderio di essere accolto come persona e considerato una realtà sacra, perché ogni storia umana è una storia sacra, e richiede il più grande rispetto… La città, cari fratelli e sorelle siamo tutti noi! Ciascuno contribuisce alla sua vita e al suo clima morale, in bene o in male. Nel cuore di ognuno di noi passa il confine fra il bene e il male e nessuno di noi deve sentirsi in diritto di giudicare gli altri, ma piuttosto ciascuno deve sentire il dovere di migliorare se stesso! I mass media tendono a farci sentire sempre spettatori, come se il male riguardasse solamente gli altri e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti attori, e nel male come nel bene il nostro comportamento ha un influsso sugli altri…Voglio rendere omaggio pubblicamente a tutti coloro che in silenzio, non a parole ma con i fatti, si sforzano di praticare questa legge evangelica dell’amore, che manda avanti il mondo. Sono tanti, anche qui a Roma, e raramente fanno notizia. Uomini e donne di ogni età, che hanno capito che non serve lamentarsi, recriminare, condannare, ma vale di più rispondere al male con il bene. Questo cambia le cose; o meglio cambia le persone e, di conseguenza, migliora la società.”

Eccolo il realismo cristiano cui il Papa ci richiama, un realismo che non ha come obiettivo fare la rivoluzione, vincere le elezioni, compiacere il pensiero politicamente corretto, o promuovere qualche businnes. Scevra da ogni moralismo la riflessione di Benedetto XVI richiama ogni uomo alla propria assoluta dignità definendolo protagonista di una storia sacra personale. Perciò il Papa riporta ogni persona al peso infinito della responsabilità propria, quale artefice del destino individuale e collettivo. Non solo, il Santo Padre si inchina, cioè rende omaggio ai semplici, agli umili, a coloro che nel silenzio e nell’anonimato del quotidiano fanno la propria parte, nella famiglia negli ospedali, nel mondo del volontariato, nel lavoro. Sono queste persone che anziché rivendicare e lamentarsi lavorano che reggono il mondo e costituiscono l’energia morale che contrasta la deriva nichilista ed individualista. Tutti siamo chiamati in causa da queste parole, tutti siamo chiamati a valutare quanto in noi prevalga la vita e la speranza o quanto invece annidi il grigio e la noia, nonché l’egoismo. Perciò il richiamo esplicito del Papa in occasione della festa dell’immacolata concezione è a Maria:

 “ Maria Immacolata ci aiuta a riscoprire e difendere la profondità delle persone…la Madonna ci insegna ad aprirci all’azione di Dio, per guardare gli altri come li guarda Lui: a partire dal cuore.”

Con questi occhi possiamo allora guardare al male del mondo senza tremare, senza lasciarci sedurre, collocandolo nella dimensione di ciò che solo l’amore è in grado di riscattare, senza strumentalizzazione di sorta, senza compiacimento o giudizio.