Notizie dalla Chiesa (piuttosto malata)
Di Libertà e Persona (del 05/12/2009 @ 22:00:58, in Religione, linkato 1130 volte)

1 Sviluppi caso Boffo; 2 La Chiesa in Belgio. A più di tre mesi dall’attacco a Dino Boffo e ad “Avvenire”, il direttore del “Giornale” Vittorio Feltri è tornato sulla vicenda per dire – già nel titolo – che per lui “il caso è chiuso”. Chiuso con l’accertamento della falsità delle accuse portate contro lo sventurato. Feltri afferma di “aver avuto modo di vedere” gli atti processuali riguardanti l’ex direttore di “Avvenire”. E ha scoperto che “da quelle carte Dino Boffo non risulta implicato in vicende omosessuali”, né si parla di lui come di “omosessuale”. Di conseguenza, Feltri tributa a Boffo l’onore delle armi, sia come giornalista “prestigioso e apprezzato”, sia per il suo atteggiamento “sobrio e dignitoso”. Egli, conclude, “non può che suscitare ammirazione”.

Ma c’è di più, nella nota del direttore del “Giornale”. In sostanza, Feltri fa sapere di aver investigato sulla fondatezza o no delle accuse a Boffo non prima della pubblicazione delle stesse, ma solo dopo, molto dopo. E se così ha fatto – pubblicando e avvalorando a scatola chiusa le carte poi da lui riscontrate come false – è stato solo perché quelle carte gli erano state “consegnate da un informatore attendibile, direi insospettabile”. Feltri non specifica altro. Ma si sa che le carte a lui passate sono le stesse che prima dell’estate erano state recapitate per posta, anonimamente, a circa duecento vescovi e personalità cattoliche di spicco. Dal campo cattolico sono venute e in campo cattolico hanno alla fine colpito, grazie alla chiamata in azione di Feltri. Ma a conti fatti, il mandante “insospettabile” dell’operazione non può certo cantare vittoria. Ad “Avvenire” come nuovo direttore c’è Marco Tarquinio, cioè quanto di meglio i veri amici di Boffo potevano aspettarsi. E al “Giornale” c’è sempre Feltri, che però ora ha il dente avvelenato contro chi l’ha tratto in inganno (dal sito di Magister). 

2 C’è bagarre nella chiesa belga in attesa del nome del successore del cardinale Godfried Danneels (76 anni), arcivescovo di Malines-Bruxelles, primate e presidente della conferenza episcopale del paese. Il Papa deciderà entro Natale. La chiesa è divisa al suo interno: da una parte chi vuole continuità con la conduzione degli ultimi anni, dall’altra chi si augura un cambio di rotta deciso. Chi appoggia la continuità spinge per la nomina di monsignor Jozef De Kesel, ausiliare dello stesso Danneels. Chi sostiene la linea della discontinuità ha in mente il nome dell’arcivescovo di Namur, André-Mutien Léonard. La chiesa cattolica belga sta attraversando una crisi profonda: i seminari sono vuoti, i fedeli praticanti ridotti all’osso, i vescovi non godono più del prestigio e della presa sulla vita pubblica del paese che avevano un tempo. Soltanto pochi mesi fa il cattolico Re Alberto II ha promulgato, senza dare peso alle critiche dei vescovi, una legge che definisce embrioni e feti “materiale corporeo umano” disponibile per le applicazioni mediche. In sostanza, è una débâcle. Una sconfitta che faceva già dire a Giovanni Paolo II: “La speranza della chiesa non è in Europa, è altrove”. E ancora, ad alcuni porporati di curia: “La chiesa belga è come un cimitero”. I dati dicono che le diocesi belghe raccolgono soltanto 71 seminaristi. Ma 35 di questi sono della diocesi di Namur, quella governata da Léonard. A Danneels parte della chiesa locale imputa di non aver fatto altro che portare avanti la linea progressista del suo predecessore, il cardinale Léon-Joseph Suenens: battagliò in aperto contrasto con l’Humanae Vitae di Paolo VI a favore del controllo delle nascite. Danneels è anche accusato di non aver fermato la deriva dottrinale presa dalla prestigiosa (e cattolica) Università di Lovanio: qui si è sostenuta la legittimità delle unioni omosessuali (Paolo Rodari, Il Foglio, 1 dicembre)