La tanto vituperata sentenza sul crocefisso, anche se inquietante, non mi meraviglia affatto. Anzi, mi stupisco a mia volta dello stupore generale attorno ad essa. Ma in che mondo vivete, signore e signori? Non avete ancora capito il gioco anticristiano dell’Europa? E pensare che ce l’hanno messa proprio tutta, gli amici europeisti, per farci capire da che parte stanno, cosa vogliono e contro chi complottano. Basti ricordare l’inaudito accanimento per estromettere le radici cristiane dal preambolo dell’ormai superato Trattato costituzionale europeo; citare, accanto a quello greco-romana ed a quello illuminista, il bi-millenario legame col cristianesimo, sarebbe stata una inattaccabile e doverosa constatazione. Ebbene, anche in quella occasione, benché il preambolo in sé non avesse alcuna ricaduta giuridica, in Europa si guardarono bene dal richiamare la cultura che più d’ogni altra ha plasmato il Vecchio Continente. Sarà stato un caso di laica pignoleria, dissero alcuni per sdrammatizzare.
Poi fu la volta di Buttiglione, silurato perché sprovvisto, da candidato commissario, del necessario entusiasmo sull’omosessualità, requisito fondamentale, oggi, per far carriera in Europa. Anche in quella occasione, fu generale, tra gli stessi cattolici, l’incapacità di capire la portata di quel segnale. In parecchi, infatti, si interrogarono sulla presunta supponenza del politico italiano nel proclamarsi cattolico, e - ironia della sorte – toccò al laicissimo Massimo Cacciari sottolineare invece l’ineccepibilità della distinzione kantiana tra morale e diritto operata da Buttiglione, reo solamente di aver espresso riserve morali sulla condotta omosessuale. Il paradosso, che tutti o quasi ignorarono, fu che tra gli orchestratori della bocciatura di Buttiglione, figurava un certo Daniel Cohn Bendit, socialista che ha pubblicamente ammesso che, quando era insegnante, sperimentò e favorì pedofilia e sesso coi minori. Insomma, quel che si dice una brava persona. Eppure, ripeto, anche nel mondo cattolico furono di più quelli che si indignarono per Buttiglione, che per Cohn Bendit.
Con l’agghiacciante sentenza della quale in questi giorni si discute senza sosta – peraltro inconciliabile con quanto recita il secondo comma dell’articolo 9 della Legge 25/’85, che sancisce come la Repubblica italiana riconosca “il valore della cultura religiosa”, e in particolar modo dei “principi de cattolicesimo” in quanto “parte del patrimonio storico del popolo italiano” – abbiamo però toccato il fondo. La sbronza europeista ora è finita, e viene finalmente a galla il vero volto di quest’Europa, golem acefalo, frammentato e diviso su tutto, tranne, purtroppo, che sull’ostilità verso il cristianesimo. Se Benedetto Croce, da laico dichiarato, sottolineava l’impossibilità di non dirsi cristiano, non possiamo che accodarci, noi che non possiamo più dirci europei.