Sono andato ad ascoltarlo sicuro che ne valesse la pena, ma alla fine l’intervento di Vittorio Messori all’Aula Magna dell'Arcivescovile mi ha deluso. Per due ragioni.
La prima – più banale – è legata al tema della serata ,“Uno sguardo cristiano sulla storia e la cronaca. L’esperienza di Vivaio”, visto il quale mi aspettavo (ho frainteso?) alcuni affondi sugli ultimi lavori dello scrittore, o almeno la presentazione dei contenuti più significativi di “Emporio cattolico”, e non una sorta di autobiografia. Perché di questo, invece, si è trattato. Di un “bilancio”, come lui ha detto, della sua opera, del suo percorso. Messori ha raccontato la propria storia, e non il suo “sguardo cristiano sulla storia e sulla cronaca”, come il titolo dell’incontro prometteva. Vale a dire una lettura, alla luce della fede, di fatti vecchi e nuovi del nostro tempo e non solo.
Certo, qualche accenno alle sue più provocanti “rivisitazioni” storiche c’è stato, come quando ha ricordato il caso Galileo o la vera ragione della scomparsa delle popolazioni indigene dell’America Latina. Ma il focus del discorso sono stati soprattutto i suoi rapporti con la stampa e gli editori, dalle Paoline a Mondadori, da Sugarco al Corriere della Sera passando per Avvenire. Ma che noia! Forse è stata solo una mia percezione. Sarei curioso di sapere come altri hanno vissuto la serata.
Il secondo rilievo critico riguarda un aspetto più sostanziale sul quale Messori si è anche qui sommariamente soffermato (e forse proprio questo è il problema): il rapporto tra fede e morale.
Sono anch’io dell’avviso che buona parte della Chiesa e dei cattolici sbaglino, di fronte ai grandi problemi di oggi, ad anteporre i valori (della pace, della giustizia, della solidarietà, della famiglia, ecc.) all’annuncio di Cristo.
Non ritengo invece che solo la fede, e non anche la ragione, possa giustificare ad esempio il “no” all’eutanasia o la tenuta dell’unione coniugale. Su questo punto non sono d’accordo con Messori perché l’eutanasia, il disfacimento della famiglia, i pacs, ma si potrebbero aggiungere anche la questione dei limiti della scienza e della manipolazione genetica, non sono soltanto problemi dei cattolici come molto laicismo vorrebbe far credere.
Messori citando Norberto Bobbio ha detto che chi non ha fede non ha motivo per porseli. Io penso invece di sì. Sono convinto che questi temi siano decisivi per tutti, e non solo in termini di coscienza del singolo ma a livello politico, perché dalla posizione che si assume su di essi dipende il rispetto di diritti umani e sociali irrinunciabili anche per i non cattolici.
Il lavoro di un non credente come Giuliano Ferrara dimostra quanto sensato e “razionale” sia anche per i laici battersi, spesso più dei cattolici, per i principi umani come la persona e la famiglia cari alla magistero sociale della Chiesa.
Può essere che io abbia frainteso le parole di Messori. Se è così, e sinceramente me lo auguro, credo sarebbe utile un chiarimento. Innanzitutto fra noi, ma magari, perché no?, anche da lui, visto che legge il nostro sito. Penso che aprire un dibattito sull’argomento potrebbe aiutare anche Libertà e Persona – associazione di cattolici e laici impegnata nella società, nella cultura e per il rinnovamento della politica – a fugare eventuali equivoci e a sviluppare ulteriormente il proprio sforzo a servizio della verità.