Questa non è la storia o la cronaca di avvenimento. E’ un racconto. Il racconto di un progetto che, dopo quindici anni, vede coinvolti innumerevoli attori, per la prima volta tutti accomunati da un unico scopo: decretare la morte politica di Silvio Berlusconi, mettere Sua Emittenza, come l’ha chiamato qualcuno, definitivamente fuori dai giochi. Innumerevoli attori coinvolti, dicevamo. Perché se il Cavaliere non hai mai raccolto le simpatie di diversi esponenti degli poteri forti – De Benedetti e Agnelli, giusto per fare due nomi di prim’ordine - che hanno sempre visto in lui, per usare un eufemismo, un rompiscatole, la situazione ora è cambiata. Oggi, ad avercela con Berlusconi e con le sue strategie politiche, non sono più solo potenti italiani. Silurando il gasdotto Nabucco - che eliminava la fornitura russa passando per Georgia e Turchia – l’Italia ha espresso una marcata preferenza per South Stream, vale a dire per Putin, mossa che, come ha scritto il Financial Times e come ha lasciato intendere l’Istituto Aspen, segna una strategia ben poco lusinghiera nei confronti dell’America. Riprova ne sono le parole dell’ambasciatore Ronald Spogli:”Vogliamo un’Italia che non dipenda dalla Russia come una colonia e non vogliamo che la Russia incassi una somma di denaro di dimensioni mostruose”. Dunque, preferendo South Stream e organizzando in contemporanea la triangolazione Roma-Tripoli-Mosca che vede associato anche Gheddafi, il Cavaliere ha rotto equilibri che molti credevano cristallizzati, ma soprattutto avrebbe messo in bilico pesanti interessi altrui: interessi da miliardi di dollari. Perché ricordare questi affari energetici? Perché segnano la possibile convergenza di obbiettivi tra l’ormai decennale ostilità contro Berlusconi di molti poteri forti italiani e di quelli, in questo caso, internazionali.
Complotto, dunque? Ne è convinto Paolo Guzzanti che, nel suo blog, in data 11 Settembre, scrive:”l’operazione è stata preparata con cura attraverso una campagna mediatica di lavoro al corpo di Berlusconi basato sulle vicende sessuali, sulle inchieste di mafia e sulla formazione, nell’area moderata, di una alternativa politica a tre punte: Luca Cordero di Montenzemolo, Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini”. Ricordiamo che Guzzanti, conoscitore e convinto difensore delle ragioni americane in politica estera, dal 2 febbraio di quest’anno non milita più nelle file del Pdl, pertanto è difficile screditare il suo pensiero ascrivendolo al servilismo intellettuale che, secondo alcuni, vigerebbe nel Popolo della Libertà. Ricapitoliamo: calpestando interessi altrui, o facendo troppo a lungo i propri, il Cavaliere recentemente si sarebbe inimicato troppa gente, che ora gli starebbe per fare le scarpe. Un’ipotesi di come questo potrebbe accadere l’ha formulata il costituzionalista Gaetano Azzariti che, in due articoli – uno su Liberazione e uno sul Manifesto, pubblicati rispettivamente il 10 e 20 settembre - ha sostanzialmente spiegato che, dopo la bocciatura del Lodo Alfano, il Parlamento potrebbe votare una mozione di sfiducia che, per un malinteso patriottismo costituzionale, verrebbe sostenuta anche da parte del centro destra. A suffragare l’ipotesi di un nuovo governo di prossima composizione ci sono diversi elementi.
Il primo, il più vistoso, è la simultaneità tra il pronunciamento, a detta di molti negativo, della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano – si tenga presente che 4 degli 15 giudici che ora la compongono sono gli stessi che bocciarono il Lodo Maccanico, e 2 di questi 4 sono rispettivamente gli attuali Presidente e Vicepresidente – e l’inaugurazione del pensatoio di Luca Cordero di Montezemolo, Italia Futura, fondazione che verrà inaugurata, perlappunto, il prossimo 7 Ottobre. Ospite d’eccezione: Gianfranco Fini. Il quale, proprio in questi giorni, ha raccolto le lodi sperticate di Marco Travaglio, il grande inquisitore di Silvio Berlusconi. Solo coincidenze? Teniamo presente che sono in molti a respirare aria di cambiamento. Non più tardi di qualche giorno fa Francesco Rutelli dichiarava pubblicamente il proprio auspicio verso un “governo di ricostruzione […] con larga base parlamentare” contrassegnato da “alleanze di nuovo conio[…] Fantasia? Vedremo” (ASCA - Roma, 29/9/09). A dispetto della parvenza provocatoria, le parole di Rutelli sono prese sul serio. Tanto è vero che pochi giorni anche Peppino Caldarola, riflettendo sulle parole di Rutelli, si chiede come “l’eventuale caduta di Berlusconi” potrebbe contribuire alla “ridefinizione dello scenario politico”(il Riformista 1/10/09). Venendo ad Italia Futura, è bene precisare, come sostiene Montezemolo, che non sarà una fondazione come le altre. In un suo intervento, infatti, è il diretto interessato a dichiarare che è giunta l’ora di una “Grande Innovazione” (Liberal, 30/9/09).
Ma se questo fosse vero, questo racconto altro non sarebbe che la previsione di una rivoluzione ormai imminente. Di certo imminente o quasi è la volontà, da parte di Montezemolo, di acquisire un accresciuto peso politico. A confermarlo è il giornalista Alessandro De Angelis, a detta del quale Berlusconi, pur di arginare le ambizioni del presidente della Fiat, sarebbe pronto ad offrirgli “un dicastero pesante del Commercio con L’Estero. Una sorta di ministero della diplomazia commerciale italiana, che consentirebbe a Montezemolo di capitalizzare la sua credibilità e il suo peso politico” (il Riformista, 29/9/09). Per un curioso paradosso, in questo racconto, sono gli stessi scettici, o almeno coloro che si professano tali, a suffragare la testi del complotto. In una lettera indirizzata al Premier a firma di Francesco Cossiga pubblicata sul primo quotidiano italiano lo scorso giugno, il Presidente emerito della Repubblica, che pure consiglia a Berlusconi di “lasciar perdere i complotti”, si sofferma, nell’ultima parte del suo intervento, in un auspicio singolare:”Fai la pace con Murdoch: tra i ricchi ci si mette sempre d’accordo. Cerca un armistizio con l’Anm” (Il Corriere della Sera 22/6/09). Per quale ragione uno come Cossiga, noto provocatore e protagonista di celebri diatribe, si cimenta nell'inconsueto ruolo di rappacificatore? E soprattutto, come mai, se non c’è nessun complotto, nessuna lotta, Berlusconi dovrebbe tentare, come dice Cossiga, di far pace coi propri avversari? E Murdoch? Ha davvero credito l’ipotesi di chi, in seguito all’affare Sky, lo vuole burattinaio della campagna mediatica contro Silvio Berlusconi? E ancora: che cosa intendeva dire Massimo D’Alema, uno che guarda caso al progetto politico di un Partito Democratico vincente e solo al governo ha sempre creduto fino ad un certo punto, quando, lo scorso 15 giugno, raccontava a Lucia Annunziata la prossimità di uno “scossone”? Queste ed altre domande avranno risposta tra pochi giorni. O forse no.