Il Corriere della Sera di ieri ha dedicato un intero servizio all’ignoranza dilagante tra gli aspiranti universitari, che nei test d’ingresso inciampano su grammatica, storia, cultura generale. Insomma, una catastrofe. Ma sarebbe altrettanto catastrofico, in proposito, fingere indignazione in un Paese dove ogni anno vengono pubblicati 70.000 libri e se ne leggono, in media, due all’anno, di solito i più insignificanti. Dove il dizionario offre 220.000 termini e in giro non se ne usano più di 200. Dove pensatori eccelsi come Del Noce e Guardini non vengono mai studiati. Non più tardi di qualche mese addietro, durante un’assemblea cui partecipai, un noto professore raccontò che, ai suoi tempi, dovette sostenere addirittura un test d’accesso per le scuole medie. Una delle domande era la seguente: come fa la prima persona singolare, al passato remoto, del verbo redimere? Secondo voi, a questa domanda, saprebbero rispondere i nostri laureati o magistrati come Di Pietro? Ah, la risposta è redimei.
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