L’italianità nei Bar si manifesta dando lustro ad alcuni classici luoghi comuni, ad esempio essere tutti Commissari Tecnici della Nazionale di calcio, il giocar con le parole tipico dei poeti e forse anche una certa tendenza alla santità.
Per definire quest’ultima caratteristica non c’è dubbio alcuno che l’immaginario di tanti si rivolge immediatamente a S. Francesco d’Assisi.
Applicate il Commissario Tecnico che è in voi al Poverello di Assisi, condite con un po’ di parole in libertà, aggiungete un pizzico di superficialità, sana indifferenza e buonismo sentimentale, e avrete ottenuto un meraviglioso risultato: vi sarete fabbricati la vostra bella immagine di S.Francesco, quasi sicuramente politicamente corretta. Certo, in un contesto culturale in cui “prendo solo quello che mi va”, tutto questo è coerente, peccato che il risultato con S. Francesco d’Assisi c’entri veramente poco.
“In prima è da considerare che 'l glorioso messere santo Francesco in tutti gli atti della vita sua fu conforme a Cristo benedetto”, sono le prime righe de “I Fioretti” famosissima pubblicazione anch’essa generalmente ridotta a semplici storielle adatte per addormentare i bambini. Tuttavia, senza comprendere la radice di questo suo desiderio di essere “conforme a Cristo” non mi pare si trovino altre spiegazioni convincenti alla sua conversione, alla sua particolare vocazione, al suo amore per il creato.
Ma cosa c’entra S. Francesco d’Assisi con un tabaccaio di Prato nato nel 1913 e morto nel 1983? C’entra eccome e soprattutto c’entra proprio il suo amore per il creato e il suo “sapersi fare come un bambino” per entrare nel Regno dei Cieli.
Renzo Buricchi, nasce da una famiglia socialista e contadina, mostrando fin da bambino una spiccata predilezione alle piante e agli animali; finita la terza elementare finisce anche il suo rapporto con la scuola, ma non la sua curiosità verso la natura. Il primo incontro con S. Francesco avviene da giovinetto, in sogno, quando gli apparve una figura del Santo magro e allampanato, pur tuttavia egli ne sentì grande attrazione e il Santo allungò la mano a stringere la sua. La mano destra di Renzo restò inspiegabilmente gelida per molti anni e i medici non seppero dare spiegazione plausibile del fenomeno. I due si ritroveranno poi al Bar Tabaccheria.
La curiosità per il creato continua, lo studio di un formicaio, quello della “riga bianca dei sassi”, la composizione chimica del suolo, i nomi delle stelle e le nuove tecniche agricole, e sarà un ramo di cipresso a svelargli il mistero d’amore che anima il Creato, ben presto “si rende conto che la sua ansia di sapere non è dovuta tanto al classificare e catalogare ma a cercare di intuire il perché dell’esistenza degli esseri.” A 18 anni esce di casa e si ritrova nei pochi metri quadri del bar tabaccheria dello zio nella Piazza del Comune di Prato, qui la sua attenzione si sposta sugli uomini. Il servizio militare a Bologna lo porta ad approfondire soprattutto Buddismo e Induismo, poi improvvisamente pensa di rileggere il Vangelo e “si ritrova davanti un muro incomprensibile nel rapporto cielo-terra”. Finito il servizio militare si sposa con Misora, da cui avrà l’unica figlia Maria Pia. La chiave “per entrare” nel Vangelo? “Se non saprete farvi come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli”; è a questo punto che il Santo d’Assisi si ripresenta qualificandosi come frequentatore assiduo del Bar di Prato, in quanto rappresentante esemplare di quell’estrema semplicità evangelica. Renzo, che già si era ritrovato indissolubilmente unito a Francesco nell’amore per tutte le creature – per lui il Cantico era il Quinto Vangelo –, ora trova in lui quell’esempio che gli dischiude il Vangelo e quindi Cristo, Figlio del Padre.
Al Bar Tabacchi di Renzo insieme al caffè avreste potuto sentirvi dire: “Quando il sacerdote solleva l’ostia e dice: ” prendete questo è il mio corpo”… A me viene in mente la prima foglia di vegetale che nacque dalle acque, e vedo la scintilla divina ingenerarsi in essa, per arrivare nelle sue mutazioni attraverso i millenni a divenire la base di quel cibo, nel quale il Salvatore, rinnovando il suo sacrificio ne trasforma la sostanza, per divenire egli stesso cibo eterno per noi… Sentire vivo nella mente questo percorso è cosa così grande da rimanerne sbalorditi!!”.
Passeggiando nei boschi de La Verna probabilmente vi avrebbe detto: “non è che io ho amore per le piante e gli animali fine a se stessi, ma ho amore per la vita che li anima e in quella vita vedo sempre la scintilla divina che li fa vivere”.
Perciò S.Francesco d’Assisi pregava così: “Tu sei santo Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose”.
(Fonti: M.Pierucci - Un cipresso per maestro, Ed. Cantagalli 2005 e www.cenacolorenzoburicchi.it)