Assaggi n. 64: Stampa e decenza, come eravamo siamo
“…Non si può non essere seriamente preoccupati dal fatto che, in questi ultimi tempi, organi di stampa, nel riferire e nel descrivere, anche mediante fotografie, episodi di cronaca, hanno troppo spesso oltrepassato i limiti della decenza e dell'etica sociale. Ciò è tanto più grave in quanto dai periodici illustrati il fenomeno tende a dilagare anche nei giornali quotidiani i quali, essendo un mezzo normale di informazione, entrano nella generalità delle famiglie e vanno nelle mani dei giovani esercitando un effetto negativo nella loro formazione. La repressione penale (…) spetta all'autorità giudiziaria e non ha nulla a che fare con la pienezza della libertà d'informazione che tutti si vuole salvaguardare... “
(Presidente del Consiglio on.le Mario Scelba, intervento in risposta a un’interrogazione sul “caso Montesi” Camera dei deputati, 20 novembre 1954)
"…Mai forse un punto tanto alto di prestigio era stato toccato dal giornalismo nel nostro Paese, dove potremmo quindi credere che si stia per estendere la situazione che si favoleggia esistente in Inghilterra, dove un resoconto di cronaca del Times, come suol dirsi, fa fede in Tribunale. Ahimé, non oseremmo dire che si è arrivati anche in Italia a questo punto, ed anzi, forse, è incominciata, nella parabola del prestigio del cronista, la curva discendente. (…) Si può anche supporre che il cronista-detective che ha indagato per mesi sulla vita privata di un cittadino investito di pubbliche funzioni, abbia creduto di dar lustro alla professione, essendo stato proprio lui e non la polizia a scoprire una storia di tristi amori. Si ingannerebbe così pensando; anche l'iniziativa per un dibattito culturale sui diritti del giornalista in quanto uomo e cittadino, è infatti il sintomo – uno dei molti - di una protesta della coscienza pubblica contro chi abusa intollerabilmente dei privilegi che ci offre il nostro nobile mestiere...”
(Vittorio Gorresio sul cosiddetto "scandalo Sotgiu", La Stampa, 30 novembre 1954).
|