Avrei preferito scrivere d’altro, ma l’affettuosa insistenza di alcuni amici ha avuto la meglio: e va bene, parliamo di Di Pietro, ovvero di colui che – almeno a parole – vorrebbe bonificare la politica italiana da corruzione e malaffare. Mentre Berlusconi, D’Alema e Mastella, a turno, vengono silurati dalle inchieste della magistratura, il buon Tonino Di Pietro pare immune da ogni scandalo, anzi, è sempre lui, a sua volta, a gridare continuamente allo scandalo, ad indignarsi, a chiedere ad alta voce una svolta. Insomma, a Di Pietro – parole sue – inorridisce l’italianissima politica da Bagaglino, anche se poi, al Bagaglino, quello vero, è il primo a metterci piede (Cfr. http://it.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DzFVxNEJjOr8).
Di Pietro chiede trasparenza su tutto, ma il primo che pare evitarla è lui, sin dalle cose più insignificanti. Esempio: in più interviste Di Pietro ha raccontato di esser nato l’1 ottobre ma di esser stato registrato all’anagrafe il giorno dopo, cioè il 2. In effetti, ben due biografie sull’ex magistrato (Cfr. Antonio Di Pietro, 1992; I giudici di milano, 1993) dicono questo. Eppure, al Comune di Montenero di Bisaccia risulta invece che nacque il 2 ottobre e che fu registrato il 4. Curioso, no? Spesso si rimproverano a Berlusconi trascorsi poco chiari, ma per Di Pietro le vicende da chiarire pare inizino già dalla data di nascita. La sua laurea, poi, è effettivamente qualcosa di incredibile, ma bisogna guardare il libretto d’esami per rendersene conto.
Ai tempi - siamo a metà dei Settanta - le lauree triennali, o mini lauree, non esistevano; insomma, una laurea era una laurea, bisognava sudarsela duramente. Ebbene, Tonino diede il primo esame il 28 maggio del 1975 e sì laureò con 108/110 presentando una signora tesi di ben 320 pagine già nel luglio 1978, il 19 per essere precisi: un missile, un mostro di scienza che farebbe impallidire Pico della Mirandola. Tenete presente che mentre macinava questa bruciante carriere universitaria, Di Pietro lavorava pure, e – pare – non arrivò mai a chiedere ore di permesso per ragioni di studio: una vera forza della natura. C’è chi ironizza sull’autenticità di suddetta laurea, ma noi siamo garantisti e ci fidiamo di Tonino anche se, in effetti, oltre alla strabiliante rapidità, ci sono altri aspetti incredibili del suo percorso accademico.
Il suo libretto dice che Di Pietro sostenne l’esame di Istituzioni di diritto privato (la prova consisteva nello studio di qualcosa come 1100 pagine e 2969 articoli del codice civile da conoscere come le proprie tasche) in data 4 luglio 1975: fu il suo terzo esame. Sentite cosa dichiarò Agostino Ruju, assistente del docente di ruolo a quel tempo, il professor Pietro Trimarchi:”Se è vero che Di Pietro sostenne Diritto privato il 4 luglio del ’75 ricordo che quello fu il mio primo appello da assistente: bocciai tutti”. In seguito, stranamente, Ruju smentì quanto detto. E, per altre ragioni, durante Mani Pulite fu fatto arrestare proprio da Antonio Di Pietro: com’è piccolo il mondo.
Al di là del discorso laurea, pare che comunque il rapporto di Tonino con l’università non sia mai stato dei più trasparenti. Non noi, ma il fido Beppe Grillo afferma che Antonio Di Pietro ha fondato l’Italia dei Valori in una delle 102 sedi del Cepu sotto sequestro dalla Guardia di Finanza per associazione a delinquere, bancarotta, usura, riciclaggio (Cfr. http://it.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3Dlm3V0R28eAw). Non male, per un politico che fa della trasparenza il suo motto. Sempre a proposito di trasparenza, pochi sanno che L’Italia dei Valori è l’unico partito politico nel mondo occidentale in cui- statuto notarile alla mano - la sua guida, cioè Tonino, non possa essere sfiduciato. Per capirci, se per assurdo domani mattina il 99.9% dei tesserati dell’Italia dei Valori decidessero, riunitosi in congresso, di eleggere un Mario Rossi qualsiasi alla guida del partito, il loro plebiscito conterebbe zero e Di Pietro non sarebbe costretto a dimettersi. Scusate, ma non era Tonino quello che lamentava scarsa democrazia? Non dovrebbe lui, nel suo piccolo, a dare il buon esempio? In attesa di risposte, non possiamo ignorare come anche il suo rapporto con i pregiudicati, a ben vedere, non sia così chiaro.
Da un lato Di Pietro dice che vorrebbe il Parlamento libero da chi ha una fedina penale sporca, dall’altro, alle ultime elezioni, si allea col Partito Democratico nelle cui file militano politici come Enzo Carra. Perché citare Carra? Perché il 4 marzo del lontano 1993 Enzo Carra fu fatto arrestare, indovinate da chi. Ma sì, da lui: da Di Pietro. Ricapitoliamo: Di Pietro si allea con persone che fece lui stesso arrestare e poi invoca la svolta morale della politica. Chi ci capisse qualcosa è pregato di farlo presente. Può essere più interessante ora esplorare il discorso P2. Com’è noto, Di Pietro detesta la P2, per lui è l’origine d’ogni male, la prova provata della pessima reputazione di Silvio Berlusconi. A parte che c’è chi dice che Di Pietro fosse, quando era poliziotto, collaboratore del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, da molti ritenuto iscritto alla P2, come dimenticare il nome di Pino Aleffi, candidato dall’Italia dei Valori in Sardegna nonché tessera 762 della loggia di Licio Gelli.
L’Italia dei Valori è fatta così, è tutto un paradosso. Dice di odiare la P2 e candida piduisti, dice lottare per la legalità e poi scopri che il capogruppo del partito per la regione Campania, Cosimo Silvestro, ha prestato l’auto blu del consiglio regionale a Cosimo Silvestro, imprenditore che pare abbia amicizie poco raccomandabili. Il massimo è quando Di Pietro sposa la causa di Beppe Grillo: fuori i pregiudicati dalle istituzioni e parlamentari in carica al massimo per due legislature. Bellissima idea. Peccato che Tonino fu eletto per la prima volta nel 1997, e a quest’ora ha fatto ben più di 10 anni in Parlamento, e – a proposito di caste - essendo stato anche Europarlamentare incasserà qualcosa come tre pensioni.
Di Pietro farebbe meglio a non parlare di caste e sprechi anche perché, nella sua non breve carriera politica, ha già avuto modo di servirsi ad abundantiam dei tanto vituperati “privilegi della politica”. Un esempio su tutti: si sa per certo che l’8 Luglio 1997 utilizzò un aereo, precisamente un Falcon del Sisde, per andare e tornare a Castellanza, dove si recò a tenere una lezione all’università. Tradotto: anziché munirsi di un biglietto civile da duecentomila lire – dei quali avrebbe avuto il totale rimborso, essendo ministro - utilizzò un volo di 7 milioni delle vecchie lire tutte a carico del contribuente per questioni private.
Ci sarebbero – fidatevi – decine di altre curiosità sull’Italia dei Valori e sul suo timoniere. Basta informarsi e non dare retta alle televisioni, dove Di Pietro è di gran lunga il politico più invitato a parlare: Matrix, Porta a Porta, Ballarò, Annozero, Otto e mezzo, lo trovate ovunque, sempre lui. A parlare di cosa? Di democrazia minacciata, che domande.