Alcuni libri per capire l'eutanasia oggi.
Di Libertà e Persona (del 17/05/2009 @ 21:53:26, in Eutanasia, linkato 1189 volte)

Segnaliamo alcuni libri molto belli sull'eutanasia, usciti recentemente.

 

 

 

 

 

 

Da : "La vita in gioco, Eluana e noi", che contiene testi scritti da tre medici (Mario Melazzini, Gian Battista Guizzetti e Marco Maltoni), un giurista (Luciano Eusebi), il fondatore della Casa dei Risvegli di Bologna (Fulvio De Nigris), un attore (Alessandro Bergonzoni) e un giornalista tv (Aldo Maria Valli), estrapoliamo l'intervento del ministro Maurizio Sacconi.

"Mai la politica si è trovata di fronte a un tema così alto e così politico come nel caso di Eluana Englaro. Perché questa vicenda riguarda il confine tra la vita e la morte, il valore della vita, il senso stesso della vita. Ovvero: se vi sia una vita che non valga la pena di essere vissuta. Per me non esiste una vita che non valga la pena di essere vissuta. E ciò non è solo un valore per chi crede. Anche un laico vi può riconoscere un fondamentale elemento di coesione e di vitalità sociale.

Tant’è che, pur essendo cristiano, quando sono intervenuto nella vicenda di Eluana Englaro mi sono ispirato al più laico dei criteri: il dubbio, sia di carattere sostanziale per quel che concerne i limiti della scienza, sia di carattere formale a proposito delle competenze del Servizio sanitario nazionale, sia riguardo alla volontà della stessa Eluana che non è stata mai dichiarata e certificata. In questo senso tutte le scelte del Governo, dal mio atto di indirizzo al decreto, sono state ispirate dalla ragion laica. Una laicità intesa in una dimensione più alta che nel passato, che non può non includere principi fondamentali cristiani come la centralità della persona. Al punto che la dicotomia tra credenti e non credenti, che ha segnato la Prima Repubblica, dovrebbe essere considerata ormai superata. Dal laicissimo criterio del dubbio, peraltro, discende il laicissimo principio di precauzione. Quello stesso principio che applichiamo agli animali, quando pensiamo che certe sperimentazioni possano farli soffrire, o persino alle cose o all’ambiente quando, per esempio, dobbiamo tagliare un albero. Ma il principio di precauzione deve essere applicato prima di tutto e soprattutto alla persona. Laicità, pertanto, è per me civiltà del dubbio e principio di precauzione.

 E in questa vicenda i dubbi erano (e restano) molti, troppi.Noi avevamo, dunque, il dovere di provare a salvare Eluana, anche se ci fosse stato solo l’uno per cento di possibilità che il decreto, che quel decreto fosse riconosciuto dal Presidente della Repubblica come necessario e urgente, come credo che fosse, visto che di vita umana si trattava. Dovevamo farlo, senza alcuna polemica verso il Presidente della Repubblica. Fino al momento del provvedimento giurisdizionale su Eluana Englaro, del resto, non c’erano precedenti, né di diritto né di fatto, di casi di accompagnamento verso la morte attraverso l’interruzione di cibo e acqua. E dunque la vicenda è diventata pubblica perché non poteva che diventare pubblica. Per ottenere una decisione di quel tipo, infatti, c’erano solo due strade: o una legge del Parlamento, oppure un provvedimento “creativo” dell’autorità giudiziaria.

 È arrivata la decisione “creativa” della Corte d’appello di Milano, in sintonia con la Corte di Cassazione. A quel punto, il nostro Servizio sanitario nazionale si è trovato di fronte a percorsi di accompagnamento verso la morte che non hanno e non potevano avere nessun riscontro nella funzione e nella missione dello stesso Servizio socio-sanitario. In una dimensione di responsabilità, medici, pazienti e familiari possono decidere di non protrarre le cure quando è chiara la situazione. Qui, però, non eravamo di fronte a un caso di accanimento terapeutico ma a uno “stato vegetativo persistente”. E la scienza non ci dice nulla di certo in proposito. Non sappiamo se e quanto può regredire e quale sia la percezione del dolore in queste persone. Io capisco, d’altra parte, la decisione del signor Beppino Englaro di rendere pubblica questa la vicenda: è uno dei modi di reagire al dolore. Ma spero anche che lui capisca me. Ho parlato con molte persone che hanno vissuto esperienze come quella del signor Englaro. E che mi hanno incoraggiato. Con il presidente del Consiglio ne abbiamo parlato molte volte ma fin dall’inizio lui non ha avuto dubbi. Del resto tutti concordano che Berlusconi è uomo di straordinaria vitalità. Lui è il contrario del nichilismo. E in Italia in questi quarant’anni abbiamo vissuto una deriva nichilista, cominciata all’inizio degli anni Settanta, quando il ’68 altrove finiva e da noi cominciava, quando - come De Michelis diceva già allora - ci si illudeva di intravedere i bagliori dell’alba e invece guardavamo gli ultimi fuochi di un mondo che finiva.

Un fenomeno largamente decadente. Qualcosa che ricorda l’inquinamento agricolo: non si vede subito ma penetra in profondità, deposita germi, inquina la falda, avvelena le acque. Ora la vocazione all’annichilimento va declinando e si riscopre il senso della vita, che ha valenza non solo civile ma è la premessa dello stesso vitalismo economico e sociale. E si dice con ragione che in questa grande crisi dei mercati finanziari e dell’economia reale è necessario ripartire dai valori più profondi: in primo luogo da quello della vita. La morte di Eluana, a ben vedere, ci ha cambiati tutti.

E anche coloro che sostenevano che dovesse essere lasciata andare sono rimasti con l’amaro in bocca. Ma la discussione continua perché riguarda il senso stesso della vita. E noi non rinunciamo a creare le condizioni perché ci sia maggiore certezza del diritto e maggiore tutela per coloro che si trovano in queste condizioni. Per questo dobbiamo fare una legge, continuare a informare i cittadini, far capire che non è vero che quando c’è il dolore non vale la pena vivere. Il dolore e la sofferenza sono stati rimossi e rifiutati da questa società, ma noi crediamo che, invece, se ne debba parlare e giungere alla conclusione che sono o possono essere anche un’opportunità data all’uomo per crescere e cambiare".