Stime approssimative dicono che nelle prossime ventiquattro ore, nel mondo, mentre verranno alla luce 213690 bambini, moriranno 147137 persone. Le cifre possono anche variare, ma un fatto rimane e rimarrà, inestirpabile, davanti noi: la morte.
Possiamo, come fanno i più, decidere di dribblare la questione e pensare ad altro;certo che possiamo, ma il discorso cambierebbe di poco.
Qualcuno ha fatto ironicamente osservare che la vita è la più prevedibile delle esperienze, perché si può sapere in anticipo come andrà a finire. In effetti, costui non aveva tutti i torti. Ed è proprio per la sua costitutiva inevitabilità che la morte, da sempre, inquieta l'uomo e lo costringe alla meditazione. E qualche volta anche alla consapevole disperazione, basti pensare ad un Sartre che vide nella morte un non senso e, comprensibilmente, faticò al quanto a farsene una ragione.
Nel corso della storia c'è stato anche chi, sopravvalutandosi, ha persino pensato di poter teorizzare il superamento del problema. Il rivoluzionario Antoine de Condorcet, ad esempio, nel 1794 ebbe a scrivere:”si avrà un giorno, un'epoca in cui la morte altro non sarà se non il risultato o di qualche straordinario incidente, oppure del lento e graduale afflosciarsi delle energie vitali: la durata dell'intervallo tra la nascita dell'uomo e il suo declino, non avrà più limiti precisi".
Due secoli dopo sappiamo, al di sopra di ogni ragionevole dubbio, quanto torto avesse Condorcet.
Eppure, oggi, pur con tutta la sua ineliminabile carica di inquietudini, morte è vinta. Definitivamente.
Il merito di questa straordinaria impresa, volenti o meno, lo dobbiamo tutto ad un Giovane che, da una remota periferia dell'impero romano, ha scelto di raccontarci la più bella storia d'amore di tutti i tempi; la storia di un Dio misericordioso al punto di inviare Suo Figlio in mezzo alle proprie creature, amatissime ma così miopi da non riconoscerLo e umiliarLo.
Anche chi non crede lo riconosca: nessuno, prima e dopo Gesù Cristo, ha saputo illuminare l'umanità quanto Lui. Soprattutto, nessuno – non Cesare, non Napoleone né Stalin - è riuscito a stracciare così totalmente la morte. Che, da stamane, non esiste che nelle nostre umane paure, perché Lui, nonostante l'atroce martirio patito, s'è preso pure la briga di tornare a perdonarci.
E lo ha fatto come solo Lui avrebbe potuto fare: in carne ed ossa, regalandoci, oltre al già citato perdono, la notizia che il Signore della Vita ha vinto la battaglia delle battaglie.
Ora siamo definitivamente liberi: possiamo continuare a immaginare l’aldilà “un immondezzaio dove sono scaricati i corpi per finire di estinguersi”, per usare le tristi parole di Piovene, oppure possiamo, sulla scia di Gesù Cristo, acquisire la consapevolezza di quel riscatto prodigioso che è la vita eterna.
Dostoevskij ha scritto:” Io so e sento che la mia vita inclina verso la sua fine, ma anche alla fine di ogni giorno io so che questa vita terrena trapassa in una nuova, a me ancora sconosciuta, ma già chiaramente avvertita, il cui presentimento fa tremare e fremere la mia anima, colmandola insieme di un profondo entusiasmo. Il mio cuore piange di gioia e il mio spirito è raggiante”.
Buona Pasqua a tutti, di cuore.