Per essere allineati e politicamente corretti, oggi, è sufficiente trincerarsi dietro quell’atteggiamento liberal che rifiuta, per principio, ogni netta presa di posizione. Cosa ne pensi del divorzio? Sono contro, ma capisco chi vi ricorre. E delle droghe leggere? Idem. Eccolo servito, con due banalissimi esempi, il pensiero del moderno relativista, colui che accetta di negoziare su tutto, eccettuata, ovviamente, la propria mediocrità. La schiera di fedeli del relativismo è tale che risaltano alla grande, tanto più se famosi, quanti alla pigrizia liberal antepongono il coraggio di un pensiero pensante. Tra costoro, oltre a quel Povia che tutto solo ha osato sfidare la corazzata dell’Arcigay, da ieri merita di essere annoverata, giusto per rimanere in aria sanremese, Arisa, la fresca vincitrice del Premio della Critica del Festival della canzone italiana “Mia Martini”. Senza girarci troppo attorno, infatti, la giovane promessa della canzone italiana, intervistata sulle colonne de “Il Giornale”, ha letteralmente sparato due cannonate. La prima: interrogata sull’eventualità di un aborto, Arisa ha risposto:”Mai”. Ma come? Non ci avevano spiegato che sì, è giusto condannare l’aborto, ma solo a certe condizioni? E non è finita qui. La seconda cannonata: caso Englaro, vita a tutti i costi o staccare la spina? La parola ad Arisa:”Vita a tutti costi. C’è sopra Uno solo che decide della nostra vita”. Santo Cielo, non crediamo alle nostre orecchie, ha detto proprio così: nessuno può decidere per noi, nessun parente e nessun testamento. Coi tempi che corrono, un sì alla vita così chiaro e forte, a trecentosessanta gradi, pensavamo potesse regalarcelo solo un Camillo Ruini in grande spolvero, e invece no. Come volevasi dimostrare, esiste una maggioranza silenziosa, fatta di menti e cuori innamorati della vita, che proprio non se la sente di rassegnarsi alla mera autodeterminazione. Ora, senza voler gufare sul suo meritato successo discografico, siamo tuttavia pronti a scommettere che d’ora in poi, alla giovane Arisa, chiederanno tutto fuorché pareri su temi eticamente sensibili. Il rischio, intervistando persone come lei, è quello di sentirsi dire la verità. Un rischio troppo grande.