Il papa ha parlato ancora del Libano
Di Caius (del 15/12/2006 @ 13:30:46, in Solidarietà, linkato 1647 volte)
Nel messaggio per la giornata della pace del 2007 il papa tra le altre cose ha scritto: "Così, ad esempio, è avvenuto nel conflitto che mesi fa ha avuto per teatro il Libano del Sud, dove l'obbligo di proteggere e aiutare le vittime innocenti e di non coinvolgere la popolazione civile è stato in gran parte disatteso". In effetti non può non preoccuparci un fatto: il sempre più ampio coinvolgimento dei civili nelle guerre moderne. I civili vengono bombardati e uccisi, e poi si parla di "danni collaterali". In realtà i danni collaterali stanno svuotando il Medio Oriente dei cristiani: prima del 1948 in Plaestina i cristiani erano il 14% , ora sono il 2%; in Libano sino a poco fa erano la maggioranza, ora sono poco più del 30%; in Iraq prima della guerra erano più di un milione, ora sono alcune centinaia di migliaia...Riporto, a proposito del Libano, quanto ha scritto Pino Morandini, consigliere regionale e vice presidente nazionale del MpV: "La recente guerra in Libano, come tutte le guerre, ha seminato nuovi odi, distruzione e morte. La cosa più terribile è stato il sovrano disprezzo del diritto internazionale e delle vittime civili, uccise senza pietà e senza logica alcuna, come hanno dichiarato il papa Benedetto XVI, il segretario di Stato, Angelo Sodano, e il ministro degli esteri vaticano Giovanni Lajolo. Anche il ministro degli esteri italiano, Massimo D'Alema, ha parlato di reazione decisamente "sproporzionata". Oggi il Libano, che stava riprendendosi dopo tante disgrazie, conta almeno 1200 morti, e centinaia di migliaia di sfollati. Amnesty Internetional, organizzazione per i diritti umani, ha appena denunciato come "la distruzione di migliaia di abitazioni e il bombardamento di numerosi ponti, strade, cisterne e depositi di carburante siano stati parte integrante della strategia militare israeliana in Libano, piuttosto che “danni collaterali”, derivanti da attacchi legittimi contro obiettivi militari". "Le prove raccolte -ha dichiarato Kate Gilmore, vicesegretaria generale di Amnesty International -lasciano fortemente intendere che la massiccia distruzione di impianti idrici ed elettrici, così come quella di infrastrutture vitali per la fornitura di cibo e di altri aiuti umanitari, sia stata parte integrante di una strategia militare”. A ciò si aggiungano i sospetti sull'uso di bombe a grappolo e di armi chimiche, su cui si sta indagando, e che continuerebbero a determinare morti innocenti. In effetti sono state colpite anche le città cristiane di Jounieh, Byblos e Fidar, completamente estranee al "Partito di Dio" islamico. Nella diocesi di Tiro almeno 15 chiese cattoliche sono state distrutte, benchè nessuno ne parli. Ora il dramma è al culmine. Secondo l'agenzia di stampa cattolica Asianews, "i vescovi maroniti temono che con le distruzioni aeree israeliane e il crescente fondamentalismo islamico, i cristiani abbandonino ormai in massa il Paese dei cedri". Per questo lanciano un appello affinché qualcuno li aiuti "ad affrontare la riapertura delle scuole, la mancanza di medicine, e l'inverno che si avvicina". In questi giorni, ha dichiarato Mons. Guy-Paul Noujem, vicario patriarcale maronita della diocesi di Sarba, "l'esodo dei cristiani è immenso. Se ne vanno perché si sentono abbandonati…Essi vogliono abbandonare il paese non a causa della paura, ma a causa del futuro". Mons. Matar, vescovo di Beirut, ha aggiunto: "E' necessario cominciare a ricostruire il paese, indebolito da settimane di bombardamenti feroci. Solo questo aiuterà i cittadini, cristiani e musulmani a rimanere in Libano". Di fronte a tutto questo i cristiani italiani e del mondo intero sono chiamati a soccorrere i loro fratelli, schiacciati tra violenze israeliane e risorgente fondamentalismo islamico: lasciarli soli sarebbe colpevole indifferenza, anche perché, dopo quella irakena, quella libanese è la seconda comunità cattolica a finire nel tritacarne della guerra, senza colpa alcuna. Si prepara, per la prima volta nella storia, un medio oriente senza più alcuna presenza cristiana. Intanto possiamo fare qualcosa per aiutare i libanesi versando un contributo ad una associazione di volontari, l'Avsi, presente in Libano da molti anni. Per farlo basta fare un versamento sul conto corrente numero 522474, intestato ad Avsi Solidarietà, via M. Gioia 181, 20125 Milano; oppure indirizzando l'offerta alla Banca popolare di Milano, sul conto n. 19000, intestato ad Avsi (Abi 05584; cab 01626; Cin C; causale: per il Libano)".