Firenze, città dell’arte e della bellezza, città del dialogo e di Giorgio La Pira, il sindaco santo. Firenze la città dei Medici e di don Dilani, di Dante e del David, immagine perfetta del prodigio del corpo umano. Questa città oggi si è divisa, il suo consiglio comunale si è spaccato per decretare in punta di voto Peppino Englaro cittadino onorario.
La Firenze che costrinse all’esilio Dante oggi si onora di indicare quale esempio da seguire un uomo che pure nel travaglio della coscienza, ha scelto supportato da un formidabile apparato mediatico e ideologico di porre fine alla vita della propria figlia. Perché un consiglio comunale che dovrebbe indicare ai cittadini con il proprio plauso pubblico comportamenti esemplari o creazioni artistiche ed umanitarie di indiscusso valore, si avventura su di un pendio così scivoloso?
Davanti a questo atto politico che rivela il degrado della coscienza pubblica ormai trascinata in un deriva sempre più utilitaristica e cieca, ci chiediamo cosa pensino gli amministratori del capoluogo toscano delle migliaia di famiglie che assistono i propri cari in coma vegetativo. Dovessimo derivare dalla delibera del consiglio comunale una semplice equazione dovremmo concludere che chi assiste la vita deve essere dimenticato e bandito dal consorzio civile.
Non fu infatti questo il senso della battaglia disputata per vie mediatiche e legali al capezzale della povera Eluana? In quei giorni sembrava che da una parte stessero gli uomini dotati di pietas, “gli eroi capaci di staccare la spina”, mentre dall’altra piagnucolavano i feticisti e fanatici difensori della vita ad ogni costo. Sembrava, perché l’informazione ancora una volta fu partigiana e faziosa.
Forse una risposta al nostro interrogativo esiste ed è semplice: oggi politicamente paga l’emotività e l’esaltazione della libertà senza vincoli. L’idea di conferire la cittadinanza onoraria ha in tal senso un profondo valore simbolico; essa dice che sarebbe bene che in Italia la via indicata dal sig. Englaro fosse presa in considerazione dal maggior numero di persone possibile, perché questo vorrebbe significare che gli uomini sono più liberi.
La questione a ben vedere ci interroga sul senso della vita e sull’idea di uomo che vogliamo far nostra. Problematiche complesse che esigerebbero silenzio e precauzione cioè esattamente il contrario di ciò che ha fatto il consiglio comunale della città gigliata. Perché non diciamo invece che in Italia tutti i parenti dei malati cronici in stato vegetativo tacciono? Loro preferiscono custodire in silenzio la vita, non sentono il bisogno di condurre battaglie anche se spesso sono dimenticati e privi di sostegno pubblico. Esiste davvero in Italia il problema drammatico di prevedere attraverso la legge il nostro fine vita? Non è che anche questo “bisogno” in realtà è indotto da uno sparuto manipolo di fanatici ben organizzati?
Perciò suona curioso che proprio nel giorno del conferimento della cittadinanza onoraria al padre di Eluana un altro padre si veda intimare dall’Inps di dichiarare il reddito di sua figlia. Peccato che la fanciulla quotidianamente assistita dai parenti sia in coma dal 1993! Da una parte dunque, il proclama pubblico del consiglio comunale, laddove il dubbio e la delicatezza della materia avrebbero consigliato il silenzio, dall’altra il tono perentorio e burocratico di un ente senz’anima anch’esso pubblico, che rivela il vuoto in cui stiamo giorno per giorno precipitando. La saggezza sta abbandonando le nostre istituzioni e questo perché “gli eletti” sono sempre più figli della precarietà e del non senso nonché di logiche dirette da partiti esangui che promuovono il servilismo morale e intellettuale.