Gli eretici taboriti, precursori del comunismo novecentesco.
Di Francesco Agnoli (del 15/02/2009 @ 17:07:34, in Storia delle eresie, linkato 2204 volte)

Premessa standard: La vulgata illuminista sul medioevo ha prodotto quest'idea: il medioevo fu un secolo oscuro, di superstizioni e di barbarie, di papi e di preti feroci e di ignoranti. Unici baluardi del libero pensiero, unici illuminati, furono gli eretici, che la Chiesa e lo Stato dell'epoca si unirono per distruggere. I cattivi contro i buoni. Non è qui il luogo per ricordare che il medioevo, nonostante le continue invasioni da nord (germanici) e da sud ( islamici), fu l'epoca in cui nacquero i monasteri in cui si conservò la cultura antica; in cui sorsero la tecnologia europea, le cattedrali, le prime Università, le prime banche, i primi ospedali della storia...innumerevoli letterati e artisti... Si vuole invece ricordare con il famoso matematico Igor Safarevic, vissuto nella Russia comunista, così amante delle antiche eresie medievali, che esse furono “piccole” (ma solo se paragonate a quanto succederà nel Novecento) esplosioni di follia sanguinaria e feroce, in cui ormai sempre più storici (N. Cohn, R. Conquest, I. Safarevic, A. Solgenitsyn....) riconoscono gli antenati ideali del nazismo e del comunismo, e della loro inaudita malvagità. Furono proprio Marx ed Engels, poi Lenin e Stalin, in Russia, e nazisti come Rahn e Rosenberg, in Germania, ad esaltare come loro precursori i Catari, gli Albigesi, Thomas Munzer, Tommaso Campanella, gli anabattisti delle guerre contadine, i taboriti boemi ecc...Chi studiasse le eresie medievali e moderne, coglierebbe grandi somiglianze, non solo con nazismo e comunismo, nei loro apetti più macroscopici, ma anche nel loro nichilismo etico (la comunione di donne accanto a quella di beni, una caratteristica, come vedremo, comune a moltissime eresie medievali e moderne); oggi però si può dire che i nuovi catari e i nuovi dolcianiani, siano soprattutto i radicali, con la loro passione per il libero amore, l'eutanasia, l'aborto, il loro odio per la famiglia (che infatti nessuno di loro, almeno tra i capi, possiede) e per la vita e i loro digiuni che non arrivanmo all'endura, ma quasi ....anche qui, la storia si ripete. Iniziamo così un interessantissimo viaggio nelle eresie medievali e moderne, al di là delle banalizzazioni della storiografia ideologica o scolastica, al seguito di Igor Safarevic. http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=1091

 I TABORITI Il rogo di Jan Hus, nel 1415, diede il via in Boemia al movimento anticattolico degli hussiti. La parte più radicale del movimento si scelse come base una cittadella fortificata vicino a Praga, cui fu dato il nome di Tabor. Qui confluirono eretici da tutta Europa: gioachimiti (seguaci di Gioacchino da Fiore), valdesi, begardi. Fra i taboriti erano largamente diffuse le teorie del socialismo chiliastico; si fecero anche alcuni tentativi di metterle in pratica. Cercheremo di fare un sunto della dottrina dei taboriti sulla base delle opere di alcuni contemporanei (come il futuro Papa Enea Silvio Piccolomini, Przibram, Vavrzinec, Lorenzo di Bzezin). Nel 1420 sarebbe venuta la fine del mondo, la consumatio saeculi. Tuttavia questo termine indicava solamente la fine del "vecchio mondo", del "dominio del male". Allora si sarebbe verificato l'allontanamento immediato dei "malvagi", nel "giorno della vendetta e nell'anno del castigo": "Bisogna piegare come rami di alberi tutti i privilegiati e i potenti potarli e bruciarli nella stufa come paglia; non ne resterà radice né germoglio, e saranno macinati come covoni, il sangue ne stillerà, saranno distrutti da scorpioni, serpi e bestie feroci, e messi a morte" (80).

E' "abolita" e sospesa la legge di misericordia di Cristo, "perché in molti casi il suo spirito e la sua lettera entrano in contraddizione con il giudizio che viene dall'alto" (81). Bisogna al contrario agire "con zelo e durezza, e con una giusta legge del taglione" (82) necessario che "ogni giusto si lavi le mani nel sangue dei nemici di Cristo" (83). Chi impedirà di versare il sangue degli avversari di Cristo sarà maledetto e punito come se fosse uno di loro. Tutti i contadini che non si uniranno ai taboriti saranno "distrutti assieme a tutte le loro proprietà" (84). Si istituirà il regno di Dio sulla terra, non per tutti però, ma solo per gli "eletti". Il "male" non sarà estirpato dal mondo, ma sarà sottomesso ai "buoni". Tutti i fedeli dovranno raccogliersi in cinque città, dato che al di fuori di queste non ci sarà pietà al momento del Giudizio universale. Da queste città essi governeranno tutte le terre, mentre le città che a loro si opporranno "verranno bruciate e distrutte come Sodoma" (85). In particolare "nell'anno della vendetta la città di Praga dovrà essere distrutta e bruciata dai fedeli come Babilonia" (86). Questo periodo si concluderà con la venuta di Cristo. Allora "gli eletti da Dio regneranno visibilmente e sensibilmente con Dio Signore per mille anni" (87). Quando Cristo con i suoi angeli scenderà sulla terra, i giusti, quelli che sono morti per Cristo, risorgeranno e contemporaneamente avrà inizio il giudizio dei peccatori.

Le donne concepiranno senza conoscere l'uomo e partoriranno senza dolore. Nessuno dovrà seminare né mietere. "Non si consumerà più alcun frutto" (88). I predicatori esortavano a "non fare più nulla, abbattere gli alberi, distruggere le case, i monasteri e le chiese" (89). "Tutte le istituzioni e le leggi umane devono cadere poiché non vengono dal Padre Celeste" (90). Insegnavano che "la Chiesa è eretica e peccatrice, e che tutte le ricchezze devono esserle tolte per darle ai laici" (91). "Le abitazioni dei preti e tutte le proprietà ecclesiastiche devono essere distrutte; le chiese, gli altari e i monasteri rasi al suolo" (92). Staccavano le campane per romperle e venderle poi altrove. Fracassavano le suppellettili sacre, i candelabri e gli oggetti d'oro e d'argento (93). "Dovunque gli altari venivano abbattuti, asportate le Sacre Specie; le case di Dio erano profanate e trasformate in stalle e porcili" (94). "Calpestavano il Santissimo", "versavano il Sangue di Cristo, rubavano e vendevano calici" (95). Alcuni predicatori dicevano che "era meglio pregare il diavolo piuttosto che inginocchiarsi davanti alla Santa Eucaristia" (96). "Uccisero un gran numero di preti, mandandoli al rogo, e per loro non c'era niente di più bello che prenderne qualcuno per ammazzarlo" (97). Il canto preferito dei taboriti era: "E adesso monaci ballate" (98).

Quando avrà inizio il regno dei giusti: "Non sarà necessario che uno insegni all'altro. Non ci sarà bisogno né di libri, né di saper scrivere, e tutta la saggezza del mondo perirà" (99). Nei monasteri i taboriti non mancavano mai di distruggere le biblioteche. "Ogni proprietà dei nemici di Dio deve essere confiscata e poi bruciata o distrutta" (100). "Quest'estate e inverno i predicatori e gli etmnani più anziani riuscirono a turlupinare i contadini, perché versassero i soldi nella loro borsa" (101). In tal modo erano socializzati i soldi della comunità. Venivano poi designati dei "guardiani delle offerte", preposti al controllo dei versamenti e alla suddivisione dei beni comuni. "Nella, cittadella di Tabor non c'è mio e tuo, ma ciascuno usa di tutto ugualmente; tutti devono avere ogni cosa in comune, e nessuno deve possedere qualcosa da solo, se lo fa pecca" (102). Il programma dei taboriti proclamava in un punto: "Nessuno deve in alcun modo possedere, ma tutto dev'essere comune" (103).

 E i predicatori andavano insegnando che: "Tutto sarà comune, comprese le donne: i figli e le figlie di Dio saranno liberi e non esisterà il matrimonio come unione tra marito e moglie" (104). Un begardo proveniente dal Belgio fondò tra i taboriti la setta degli adamiti, che si attestò in un isolotto sul fiume Luznice. Il fondatore si autoproclamava Adamo e figlio di Dio, dicendo d'essere chiamato a resuscitare i morti e a compiere le predizioni apocalittiche. Gli adamiti si consideravano incarnazione del Dio onnipresente; credevano che presto il mondo sarebbe stato sommerso da un bagno di sangue. Su questa terra essi erano la longa manus di Dio, ed erano stati inviati a portare la vendetta e la distruzione per tutti i malvagi del mondo. Il perdono era considerato peccato. Essi uccidevano tutti senza distinzione, di notte appiccavano il fuoco a villaggi, città e persone, facendosi forti di una citazione biblica: "Nella notte si udì un grido". Così nel villaggio di Prcic: "Massacrarono tutti, giovani e vecchi, e incendiarono il villaggio" (105). Alle assemblee andavano nudi, credendo che solo in questo modo sarebbero diventati puri.

Rifiutavano il matrimonio: ognuno poteva scegliersi quante donne voleva, bastava che dicesse: "Il mio spirito si è infiammato per questa", e Adamo li benediceva: "Andate, riproducetevi e popolate la terra". Secondo altre fonti tra loro regnava la più assoluta libertà sessuale. "Chiamano il cielo tetto e dicono che non c'è Dio sulla terra, come non c'è diavolo all'inferno" (106). Per ordine di Jan Zizka gli adamiti furono sterminati dai taboriti dell'ala moderata. Per lungo tempo si è ritenuto che le voci sugli adamiti (come molte informazioni a proposito dei taboriti) non fossero che invenzioni dei loro nemici. A dare il via a questa opinione fu l'illuminista francese Isaac de Baussobre, ugonotto; mentre nella forma più radicale troviamo quest'opinione nelle opere dello storico marxista ceco Macek. Tuttavia già Engels aveva sottolineato: "Un fatto curioso: in ogni movimento rivoluzionario di qualche importanza, il problema del libero amore" si pone in primo piano" (107). E' interessante notare che recentemente il problema degli adamiti ha subito il dettagliato esame critico degli storici marxisti E. Werner e M. Erbstósser (108).

Essi hanno dimostrato l'esistenza di un'antica tradizione incentrata sul culto di Adamo nel movimento dei "fratelli del libero spirito. Le notizie sugli "adamiti" boemi, tenuto conto delle naturali inesattezze dovute al carattere esclusivo, esoterico della loro dottrina, concordano pienamente con il quadro del movimento a livello europeo che abbiamo tracciato nel paragrafo precedente. Macek, ad esempio, considera "una sporca calunnia" (109) la citazione da noi riportata dall'Antica cronaca: "Tutto sarà comune, comprese le donne [...]". A suo modo di vedere questo passo viene smentito da un altro di Przibram, dove si afferma che a Tabor erano proibiti i rapporti tra uomo e donna: "Se infatti due sposi erano colti a incontrarsi, o si veniva a sapere, erano picchiati a morte o gettati nel fiume". Tuttavia questi due passi concordano in realtà appieno con la tradizione degli "spiriti liberi", i quali predicavano un'illimitata libertà sessuale e, contemporaneamente, la colpevolezza del matrimonio, com'era ad esempio per gli "homines intelligential" che agivano a Bruxelles quasi contemporaneamente agli adamiti cechi. L'imperatore e il Papa indissero una crociata contro i taboriti ma questi, dopo aver sbaragliato i crociati, portarono addirittura la guerra nei paesi vicini.. Le loro incursioni, che nella tradizione hussita avevano preso il nome di "gloriose campagne" avvennero annualmente tra il 1427 ed il 1434. In certi paesi compirono devastazioni, riportandone grossi bottini, in altri, come la Slesia, furono lasciate guarnigioni.

Una canzone dell'epoca dice: "Meissen e Sassonia son distrutti, Slesia e Lusazía sono in rovine, la Bavaria ridotta a un deserto, l'Austria devastata, la Moravia isterilita, la Boemia rivoltata sottosopra". Distaccamenti taboriti giunsero fino al mar Baltico, fin sotto le mura di Vienna, Lipsia e Berlino; Norimberga pagò loro un tributo. La Boemia fu devastata. Nella Cronaca del Vecchio collegio si dice: "In queste truppe c'erano per lo più stranieri, che non avevano alcuna devozione alla corona" (110) "Sulla loro coscienza pesano incendi, saccheggi, assassíni, violenze". Ma tutta l'Europa centrale subì devastazioni impressionanti. Il Papa si vide costretto a scendere a compromessi. Al Concilio di Basilea nel 1433, si venne a un - accordo con gli hussiti, e questi rientrarono nella Chiesa cattolica.

Ma l'ala più radicale degli hussiti, quella taborita, non riconobbe l'accordo e fu distrutta nella battaglia presso Lipany, nel 1434. Nel periodo della campagna, tra il 1419 e il 1434, gli hussiti non si limitarono a devastare i paesi circostanti, ma vi introdussero le loro idee chiliastiche e socialiste. Manifesti taboriti furono letti a Barcellona, Parigi, Cambridge. Nel 1423 e nel 1430 si ebbero interventi di partigiani degli hussiti nelle Fiandre. In Germania e in Austria l'influenza hussita si faceva sentire ancora a cento anni di distanza, all'epoca della Riforma. Nella stessa Boemia i taboriti sconfitti diedero inizio alla setta dei fratelli boemi, o "Unitas fratrum", nella quale la precedente intolleranza verso la Chiesa cattolica e il potere laico si univa al rifiuto totale della violenza, anche in caso di legittima difesa.