Parla il neurologo di Eluana, Carlo Alberto Defanti, tra coloro che la stanno uccidendo:
...«Durante la prima settimana senza alimentazione e idratazione non dovrebbe correre grossi rischi». E dopo? «Non si può dire. Non lo può più dire nessuno. Solo previsioni ».
Faccia la sua. «Lo stato fisico è ottimo. Probabilmente, e sottolineo l'avverbio, sarà in grado di resistere anche più a lungo della media. Dal momento della sospensione alla morte potrebbero passare anche altri 12-14 giorni».
Su quali elementi basa la sua valutazione? «Al di là della lesione cerebrale, Eluana è una donna sana. Mai avuto malattie, mai avuto bisogno neppure di un antibiotico ».
Il suo stato di coma non ha causato altre conseguenze? «Non ha organi vitali interni usurati o lesionati. Gli esami che abbiamo fatto nella clinica di Lecco, poco prima della sua partenza, erano perfetti».
Corriere della Sera, 9/2/2009
I premi Nobel Franca Rame e Dario Fo, già firmatari del manifesto che portò alla morte del commissario Calabresi.
"...A quest'ultima e al marito Dario Fo è anche stata chiesta una «testimonianza» la cui volgarità e insensibilità lascia tramortiti. Contestando a Berlusconi l’aver detto che un essere in grado di procreare, di dare la vita, non può ritenersi morto, come invece sostengono i fautori della esecuzione di Eluana, la «coppia del Nobel» così si è espressa: «Stai a vedere che ora la questione diventa se quella povera donna riesca pure a fare l’amore... Poi si sveglia e dice: chi è il padre di mio figlio?». Non solo speculano sul calvario di Eluana Englaro. Ci sghignazzano pure sopra. (Paolo Granzotto, Il Giornale, 9/2/2009)
Intervista al regista Pupi Avati:
La morte di Eluana sarà il primo caso di eutanasia «legale» in Italia? «No, in questo Berlusconi e anche il Vaticano sbagliano, quando parlano di eutanasia. L’eutanasia è universalmente definita “morte rapida e non dolorosa procurata per porre fine alle sofferenze di un malato incurabile”. In questo caso al contrario dovremo ricorrere a un neologismo, in quanto si tratta di “morte probabilmente dolorosa procurata a un malato che non soffre”».