Sto leggendo l'ultimo lavoro del più famoso sociologo delle religioni, Rodney Stark, La scoperta di Dio, Lindau. Mi ha colpito il fatto che parlando dell'opera Totem e tabù di Freud, la definisce l'opera di un "ciarlatano": infatti, afferma, Freud sull'argomento origine delle religioni non sapeva nulla, ma ciononostante costruì centinaia di pagine e ingegnosissime tesi. Per questo mi è venuto in mente di riportare una piccola parte di alcune mie riflessioni su Freud, e la sua visione dell'uomo:
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Infatti la psicoanalisi si presenta come uno strumento di comprensione della realtà psichica onnicomprensivo, che vuole fornire spiegazioni ad ogni cosa; come una scienza totale, cioè una religione. La possibilità gli è offerta da una capacità camaleontica di adattarsi ex post alle situazioni, di piegare i complessi alle circostanze, di produrre una incredibile messe di parole ed espressioni roboanti, suggestive, apparentemente profonde, affermanti una cosa e il suo contrario. Prendiamo il complesso di Edipo: "la psicoanalisi nella sua pratica 'verifica' la dottrina del complesso di Edipo su qualsiasi fatto osservato. Se un ragazzo ama la madre e odia il padre presenta un manifesto complesso di Edipo. Se un altro adora il padre e si mostra aggressivo verso la madre, le sue tendenze edipiche sono 'rimosse'. In questo caso l'analista può dire, come Freud per il piccolo Hans, che l'aggressività nei confronti della madre è 'espressione delle tendenze sadiche che producono un desiderio incestuoso' mentre l'affetto per il padre è una 'formazione reattiva' al desiderio di ucciderlo. Un'altra strategia che rende 'inconfutabile' (perché indimostrata e indimostrabile, ndr) la presenza del complesso di Edipo è l'invocazione della 'bisessualità inconscia'. Freud scrive: 'Spesso un esame più approfondito mette in luce la forma più completa del complesso di Edipo, che è doppia: una forma positiva e una negativa derivanti dall'originaria bisessualità del bambino. Ciò significa che il bambino non solo ha un attitudine ambivalente verso il padre e una posizione di tenero oggetto nei confronti della madre, ma si comporta nello stesso tempo come una ragazza: manifesta l'attitudine femminile di tenerezza per il padre e la corrispondente ostilità gelosa verso la madre' ".Come si diceva: tutto e il suo contrario!
L'importante, per il fruedismo, è nullificare l'uomo, non più re del creato, "luogo" in cui la natura prende coscienza, vertice della creazione, ma semplicemente impasto di istinti bestiali, pulsioni, desideri inenarrabili, odi, riducibili in fondo, sempre, a qualcosa di inconscio. Questo anche perché Freud vuole così opporsi al cattolicesimo, in cui vede, giustamente, il suo principale avversario. Afferma infatti, nel 1938, quando ormai la comunità israelitica austriaca, di cui fa parte, può sentirsi minacciata da Hitler: "Io non temo il nazionalsocialismo. Aiutatemi, piuttosto, a combattere il mio vero nemico". E il vero nemico in questione è, per sua stessa ammissione, "la Chiesa cattolica romana".
Libertà, volontà, intelligenza, responsabilità, le facoltà più elevate dell'uomo, vengono da Freud accantonate, escluse, private di dignità scientifica, perché non quantificabili, non misurabili, non riducibili alla pura materialità. Libertas fundata est in ratione, scriveva san Tommaso, nel "buio medioevo": l'uomo di Freud, in cui la ragione perde ogni importanza, ha perso anche la libertà, perché è determinato. Freud parla apertamente di "rigoroso determinismo che governa senza eccezioni la vita psichica", mentre una sua discepola e amica, Marie Bonaparte afferma: "La psicoanalisi ha dimostrato in maniera incontrovertibile questo determinismo assoluto che regna al fondo di noi […] Non più dei folli nella loro insonnia, noi, i 'normali', siamo responsabili del nostro carattere, e ogni gesto, parola, pensiero, è altrettanto determinato quanto i moti dei pianeti e dei soli negli spazi siderei".
Così la psicoanalisi si rivela in fondo nient'altro che un capovolgimento della confessione cattolica: un lettino, per distendersi, per rilassarsi, per addormentare la coscienza, sotto tutela di un uomo, al posto di un inginocchiatoio, per umiliarsi e rialzarsi, col perdono di Cristo. Un improbabile esame dell'inconscio al posto del personale e responsabile esame di coscienza. Il tutto senza un vero fine, senza una tensione morale, senza una vera vita interiore. Scrive Michele Ranchetti nella prefazione alle opere di Freud: "questa conoscenza di sé, ottenuta mediante l'analisi, non è destinata ad alcun risultato: non la redenzione o almeno la assoluzione dei peccati (la salvezza), e non la guarigione (la salute), ma solo la consapevolezza delle trame che all'interno del singolo si sono costruite per poi dissolversi nel riconoscimento di esse. Niente di più".
L'uomo post-freudiano non deve più fare i conti con la sua coscienza, portatrice di una legge naturale a cui si può o meno obbedire; non tende al dover essere, al bene, al vero, al giusto; al contrario deve solo portare le pulsioni vergognose e inconsce che lo esauriscono a livello conscio, per accettarle, e sacralizzarle. "L'uomo non deve lottare per eliminare i suoi complessi, ma per accordarsi con loro". Per Freud "un uomo può essere rappresentato dai suoi genitali".
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Quali furono, in conclusione, i risultati della psicoanalisi freudiana? Concretamente si può brevemente ricordare che amici e collaboratori finirono spesso assai male: Edoardo Weiss si impiccò al ritorno dalla luna di miele; Otto Gross divenne assassino e suicida; Frink impazzì dopo il disastro del matrimonio, caldeggiato dallo stesso Freud; Tausk, Federn, Silberer e Rank, già segretario di Freud, finirono pazzi e suicidi; pazzi morirono anche Reich e Ferenczi…; secondo i calcoli di Elke Muhlleitner sui 149 membri della Società psicoanalitica di Vienna tra il 1902 e il 1938 nove si suicidarono, cioè uno su 17: non poco, per persone che dovrebbero aiutare gli altri a "guarire"!
Quanto infine all'efficacia della varie terapie psicoanalitiche, oggi sappiamo che Freud coprì, dietro una apparente e benemerita riservatezza professionale, una grande quantità di fallimenti, presentandoli spesso come veri e propri successi. Lo stesso fecero molti suoi discepoli, guadagnando sempre fior fior di quattrini per propalare una sorta di "superstizione scientifica". "La storia della psicoanalisi, ha scritto Alessandro Pagini sul "Sole 24 ore" del 4/6/2000, è scritta cancellando fallimenti, occultando passioni indicibili, esorcizzando suicidi e manipolando esiti terapeutici". Lo stesso Lacan, durante una conferenza del 1977, ebbe a dire: "La nostra professione è una truffa, bluffare, stupire la gente, impressionarla con delle parolone, quello che normalmente viene chiamato un bluff…Dal punto di vista etico la nostra professione è indifendibile…Si tratta di sapere se Freud è o meno un evento storico. Credo che abbia fallito il colpo. Come me, in molto poco tempo, il mondo intero se ne infischierà della psicoanalisi". Sulla abilità degli psicoanalisti di bluffare, ma anche di determinare fallimenti, complessi, immaginazioni nefaste, ha dedicato un intero libro Luciano Mecacci, ordinario di Psicologia generale a Firenze, autore de "Il caso M. Monroe e altri disastri della psicoanalisi" (Laterza). Recentemente si è aggiunto il già citato "Libro nero della psicoanalisi" (2006), composto da interventi di quaranta famosi psichiatri, psicologi, medici, filosofi ed ex pazienti: oltre a vari interventi critici, da un punto di vista tecnico e metodologico, viene raccontata la verità su alcuni illustri casi clinici manipolati da Freud. Il più celebre è quello del famoso "uomo dei lupi", "che visse abbastanza da fornire informazioni precise sulle conseguenze a lungo termine della cura psicoanalitica. Freud seguì l'uomo dei lupi per quattro anni, dal 1910 al 1914, e condusse una seconda e più breve analisi cinque anni dopo…negli anni seguenti l'uomo dei lupi, che si chiamava in realtà Sergius Pankejeff" fu curato da vari altri psicoanalisti. "La ricostruzione freudiana dell'episodio traumatico che avrebbe scatenato la nevrosi ossessiva dell'uomo dei lupi illustra adeguatamente la problematicità dell'operazione psicoanalitica. Secondo Freud il paziente, all'età di un anno e mezzo, aveva assistito a un rapporto sessuale tra i suoi genitori. La visione aveva risvegliato prematuramente la sua libido e suscitato in lui un'inclinazione omosessuale passiva nei confronti degli uomini. Freud ricostruì l'episodio traumatico a partire da un sogno che il paziente aveva fatto a quattro anni", in cui si era visto nel letto, davanti ad una finestra spalancata su cui erano comparsi dei lupi bianchi. "L'analisi del sogno portò Freud alla conclusione che i lupi bianchi simboleggiavano gli indumenti intimi dei genitori e che l'angoscia di castrazione del sognatore nasceva dall'aver assistito a un 'coitus a tergo ripetuto tre volte', circostanza che gli aveva permesso di constatare che la madre non aveva il pene. Dopo un terapia di quattro anni…Freud dichiarò guarito il suo paziente. James Strachey lo definì 'il più complicato e senza dubbio il più importante fra tutti i casi clinici di Freud', e in generale, esso è considerato dagli psicoanalisti un notevole successo terapeutico. Grazie ad una giornalista austriaca, Karin Obholzer, che riuscì a rintracciare l'uomo dei lupi a Vienna all'inizio degli anni Settanta, abbiamo oggi l'opportunità di conoscere le impressioni di quest'ultimo sulla sua esperienza con Freud". Impressioni molto chiare: l'uomo dei lupi, anni e anni più tardi, si sentiva ancora malato, con le stesse ossessioni e insicurezza di un tempo, e ricordava di aver sempre detto a Freud che non lupi, ma cani, aveva sognato, e che difficilmente aveva potuto assistere ad una scena erotica tra i genitori, dal momento che lui, come tutti i bambini della buona società russa dell'epoca, dormiva non in camera con loro ma nella stanza della sua governante.
Ma lo storia non finisce qui. Lo storico della scienza Federico di Trocchio, nel suo "Le bugie della scienza" (Mondadori), aggiunge: " Ma venne fuori di peggio. L'uomo dei lupi rivelò che essendosi rovinato e ridotto quasi sul lastrico, gli psicoanalisti non solo avevano cominciato a curarlo gratuitamente ma lo mantenevano con l'invio regolare di assegni provenienti dal conto della Fondazione Sigmund Freud. Il suo 'stipendio' aveva cominciato a decorrere da quando aveva espresso il desiderio di emigrare in America per tentare di risollevare le sue finanze.
Il movimento psicoanalitico si offrì immediatamente di sopperire alle sue necessità purché non abbandonasse Vienna, dove egli viveva in anonimato, e non si trasferisse in America dove qualcuno avrebbe potuto scoprire che il più famoso dei pazienti di Freud era ancora e forse più malato di prima. Kurt Eissler ed altri leader del movimento psicoanalitico tentarono anche in ogni modo di impedire alla Obholzer di intervistare l'uomo dei lupi, il quale infatti alla fine accettò di parlare solo dopo formale promessa che quanto avrebbe rivelato sarebbe stato pubblicato dopo la sua morte. Insomma, non voleva rischiare di perdere lo stipendio". Come aveva fatto Freud a costruire un simile castello senza fondamenta su un semplice sogno? Riferisce sempre il Di Trocchio: "riuscì ad esempio a stabilire che il fatto era accaduto nel corso di una 'calda giornata estiva', di pomeriggio, quando 'i genitori erano distesi, semivestiti, sul letto per la siesta' ed aveva spiegato anche la presenza del bambino in camera da letto in virtù di una malattia. La particolare posizione assunta dai genitori nel corso del rapporto (a tergo, di schiena ndr.) era una induzione pressoché obbligata dal momento che solo essa consentiva al bambino di rendersi conto che la madre era priva di membro e dare così corpo alla successiva angoscia di castrazione (un'altra fissa freudiana, ndr.) per aver interpretato l'organo sessuale della madre come una ferita residua all'evirazione. Elementare". Tutto questo spacciato per scienza, per anni e annorum!( da: Marco Luscia, Francesco Agnoli, Alessandro Pertosa, Santi e rivoluzionari, Sugarco)