Eluana. Il ministro Sacconi, socialista, di formazione laica, ha stabilito che nessuna struttura del sistema sanitario nazionale può interrompere l’idratazione e l’alimentazione delle persone in stato vegetativo permanente. Ciò significa che per ora Beppino Englaro può uccidere sua figlia solo portandola a casa sua, e non dandole lui più nulla da mangiare. Ma sappiamo che Beppino non vuole agire lui in prima persona: vuole che siano altri a farlo, col bollino dello stato e della società. Perché, se veramente il suo intento è solo “liberare” la figlia? Un’altra domanda: gli eutanasisti dicono che la vita di Eluana è un inferno, che non è più una vita “degna di essere vissuta” (stessa dicitura usata negli anni trenta in Germania), poi spiegano che anche se fosse lasciata morire di fame e di sete (15 giorni circa) non soffrirebbe per nulla e non sentirebbe nulla. Allora perché dovrebbe soffrire adesso? Se non si accorge di nulla e non prova nulla, sedici anni sono per lei come un minuto. Vogliamo liberare noi, o lei? E perché allora non hanno il coraggio e la coerenza di ucciderla immediatamente, con una iniezione o qualcosa di simile?
E se fosse uccisa una persona perché qualcuno assicura a nome suo che lei avrebbe voluto così, senza lo straccio di una prova, non si apre un precedente pericolosissimo? Potrò io dire domani che mia moglie, o mia suocera, che non voglio assolutamente fare la fatica di curare e seguire, avrebbe voluto morire, e quindi vanno uccise? Così è andata a Terry Schiavo: il marito, che era con un’altra e che aveva preso tutti i soldi dell’accompagnamento della moglie malata e dell’assicurazione di lei, ha spiegato che Terry doveva essere liberata. Ha vinto lui, contro il padre, la madre e il fratello, che invece volevano continuare a seguirla: lui ha ereditato e si è potuto sistemare con più tranquillità con la nuova compagna e i soldi!
Allora facciamo il testamento biologico, dirà qualcuno, così ognuno scrive le sue volontà. Ma come posso sapere ora quali saranno le mie volontà in una situazione che non vivo, e che quindi non conosco. Libertà è decidere nel momento in cui tutto mi è chiaro, conosciuto, non con dieci, vent’anni di anticipo, su un fatto che posso solo immaginare in modo confuso. Il fallimento del testamento biologico, in Usa, è lì a dircelo… Infine: tutti siamo contro l’accanimento terapeutico, ma una terapia che oggi è straordinaria, tra un po’ di anni può essere estremamente ordinaria: come posso dire ora, mentre è straordinaria, che non me ne servirò mai, neppure quando non lo sarà più? La realtà è che l’idea di sfuggire dal dolore e dalla fragilità umana, per legge, è semplicemente ridicola e pericolosa: abbandonando la strada della misericordia non si sa dove si finisce…. L’unica libertà si ha nel momento in cui consapevolmente e coscientemente uno dice: questa terapia la rifiuto, perché è eccessiva, perché preferisco morire… Ma questa è un’altra cosa, rispetto ad Eluana.
Pillola RU 486: sembra che stia per essere commercializzato anche in Italia, ma non è ancora certo, un vero pesticida umano. Uccide una creatura completamente formata, sino al 49esimo giorno e oltre, ed ha inoltre il potere di banalizzare il gesto: “basta un po’ di zucchero e la pillola va giù”, dice qualcuno, e molti ci credono, purtroppo. In verità la Ru 486 è anche più pericolosa dell’aborto chirurgico: ci sono sedici casi di donne accertate morte in conseguenza di questo potentissimo veleno (vedi sito FDA americana); determina spesso emorragie alla donna, e questo comporta che il suo uso nei paesi poveri ha causato la morte di moltissime donne impreparate o lontane da centri di pronto soccorso, di cui nessuno si è mai occupato; inoltre viola persino la legge 194 che prevede che l’aborto deve avvenire tutto all’interno delle strutture ospedaliere.
Invece l’aborto con Ru 486 può richiedere da un giorno sino a parecchi giorni, perché il momento dell’espulsione del feto ucciso non è sempre lo stesso, varia parecchio e nel tempo. Il sbugiardino assicura: se la donna dovesse espellere il feto in bagno, non vivrà un trauma: infatti uscirà una sostanza spappolata che non può più essere identifica e riconoscibile. In verità il British Journal of Obstetrics and Gynecology ricorda che il 56% delle donne sottoposte ad aborto chimico dichiara di aver riconosciuto l'embrione e il 18% denuncia come conseguenze flashback e pensieri ricorrenti. Nei paesi dove è già commercializzata, come ricorda Nicoletta Tiliacos, esponente storica del femminismo italiano, “le donne che la usano devono firmare una liberatoria nella quale affermano di vivere a poca distanza da un ospedale e di poter contare su qualcuno che le aiuti, se qualcosa andasse storto”. Nota a tutti è la storia di Holly Patterson, una ragazza di 17 anni che prese la ru 486 in camera sua, di nascosto, in Usa, e che morì. Insomma con la ru 486 in ospedale avverrebbe la somministrazione della pillola, non tutto l’aborto, come vuole la legge.. Inoltre la Ru 486 ha effetti collaterali ancora poco conosciuti sulla fertilità, sulla psiche e non solo. Non nascondiamoci che è un veleno che viene buttato nel corpo della donna e che in Usa la confezione è contraddistinta da una banda nera, come i farmaci con pericolo di morte, per emorragie, sepsi e infezioni