C’erano quasi 600 persone ad ascoltare Madgi Allam ieri sera a Trento. Pressochè impossibile per i ritardatari entrare nell’auditorium dell’Arcivescovile.
Molte le domande alle quali lo scrittore e giornalista egiziano naturalizzato nel nostro Paese e vicedirettore “personale” del Corriere della Sera, si è sottoposto e attraverso le quali ha chiarito il senso del suo ultimo libro, andato a ruba nel banchetto all'ingresso, che dava il titolo alla serata: “Io amo l’Italia. Ma gli italiani la amano?”.
Peccato che quasi tutti i cronisti se ne siano andati dopo pochi minuti perdendosi alcune considerazioni importanti. Per questo è il caso di riportare almeno alcuni dei “botta e risposta” tra il pubblico e il relatore.
Eccoli.
La frase di Prodi sul papa che durante il viaggio in Turchia potrà essere protetto dalle guardie svizzere?
“Vergognoso”.
Cosa ne pensa dell’imam trentino Braigheche, vicepresidente nazionale dell’Ucoii, l’organizzazione musulmana che il mese scorso aveva acquistato una pagina dei quotidiani nazionali in cui Israele veniva paragonata alla Germania nazista?
“E’ stato un grave errore inserire e mantenere nella consulta nazionale delle comunità islamiche in Italia un’associazione come questa, che auspica la scomparsa di Israele, perché così si legittima chi predica un’ideologia dell’odio”.
La minaccia del terrorismo?
“Nel nostro Paese le leggi vengono interpretate arbitrariamente a seconda dell’orientamento ideologico dei magistrati. Una recente sentenza della Corte di cassazione ha stabilito che fino a quando non colgo con le mani nel sacco chi si sta facendo esplodere non lo posso arrestare. Come se non fosse già da considerare reato fare l’apologia del terrorismo e predicare la violenza. Il terrorismo nasce nel momento in cui si assume l’ideologia che lo alimenta”.
Gli immigrati?
“L’Italia è rimasto l’unico Paese europeo che continua a spalancare loro le porte in nome di un buonismo deleterio, i cui effetti devastanti si sono visti in Inghilterra, Olanda e Francia. Non si possono dare agli immigrati tutti i diritti senza chiedere loro anche il rispetto dei doveri. Nessuno aveva detto al padre di Hina che per le nostre leggi la donna e l’uomo sono uguali. Se non vogliamo che si creino ghetti e alimentare il razzismo, dobbiamo subordinare l’accoglienza degli immigrati alla conoscenza della nostra lingua e all’accettazione dei nostri valori. Occorre che questi requisiti siano accertati in partenza, con un test da sostenere nei loro Paesi d’origine, altrimenti non avverrà alcuna assimilazione e gli islamici continueranno a chiedere di essere riconosciuti come una sorta di Stato nello Stato”.
Gian Burrasca
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