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Mi segnala un’amica che sul Foglio di lunedì 3 novembre Giuliano Ferrara ha dedicato il proprio editoriale al neonatologo Gianfranco Vazzoler riportando alcune frasi dello stesso pronunciate in un convegno non meglio precisato. Con grande tristezza ho riconosciuto quelle frasi, perché purtroppo ho già avuto modo di ascoltare il Singer italiano circa un mese fa. Ha ragione Ferrara, viva la coerenza!
Aperte le porte all’aborto, la logica conseguenza è questa: l’eliminazione di neonati, persone disabili, malati terminali, persone in stato vegetativo persistente ecc. È il povero mondo di chi ha celebrato la morte di Dio. Chi non può immaginare un futuro e progettarlo sia liberato da questa vita in cui siamo “gettati” come dicevano gli gnostici antichi e quelli moderni (vedi Heidegger). È proprio Heidegger uno dei filosofi preferiti da Vazzoler che si fregia anche di una laurea in filosofia, nonostante abbia capito poco della vita, perché per lui e i Veronesi, i Galimberti, gli Augias e i loro accaniti fans, la vita non ha senso. Ma se non ha senso che vita è? Ecco allora che il nostro neonatologo, primario per anni a Pordenone, afferma che i neonati, i malati terminali e i disabili non sono persone, perché persona è solo colui che è capace di progettare il proprio futuro, di avere autocoscienza, di esprimere in atto la propria razionalità.
Vediamo, allora, se il termine persona significa proprio quello che questo “medico” ci vuole insegnare. “Persona” è il termine che tradizionalmente è utilizzato per indicare la dignità dell’uomo. Non le proprie operazioni o funzioni, ma la propria essenza. Chi è uomo è anche persona e viceversa. Potremmo dire che uomo e persona sono termini convertibili e non separabili nella realtà, come nell’ordine delle proprietà trascendentali il buono non è separabile realmente dal bello, o il vero dal buono. Se non si accetta che ogni uomo (in qualunque stadio si trovi: embrione, feto, neonato, giovane, adulto, anziano, malato terminale) è persona si giunge prima o poi, volenti o nolenti, al disprezzo dell’uomo tout court. Prima, con la scusa dei casi pietosi, si uccide l’uomo debole, indifeso e sofferente e poi si passa agli altri casi. È la legge del più forte che si fa strada con la brutalità tipica della menzogna e delle parole compassionevoli: “pietà”, “autodeterminazione”, “libertà”, “diritto”, “democrazia”, “amore”. Questo è il fondamento dei discorsi di Vazzoler e co. che nella prassi politica trasformano la democrazia in totalitarismo dove l’uomo è un ingranaggio i cui diritti provengono dallo Stato come nella Russia sovietica o nella Germania nazionalsocialista.
Mi hanno fatto riflettere le risposte di Vazzoler a due domande del pubblico. La prima riguardava il testamento biologico. Un signore ha posto al neonatologo il seguente quesito: “Una persona redige il testamento biologico da sana, perché vuole la sospensione delle cure in caso di grave malattia. Dopo alcuni anni si ammala. Vorrebbe cambiare il proprio testamento, ma ormai non è più in grado di farsi comprendere dai propri familiari e dai medici. In questo caso il paziente ha firmato un testamento che è contro la sua volontà attuale?” La risposta è stata disarmante, cito a memoria: “Non ho capito la sua domanda, ma mi sembra oziosa. Una volta che il testamento è redatto e firmato la cosa finisce lì. Bisogna pensarci prima”. Una signora, invece ha chiesto: “Ma se i neonati non sono persone, cosa spinge un medico a curarli?”. Risposta: “L’obbligo viene dalle leggi che puniscono i medici che non curano i neonati” (sottinteso: “ma se le leggi non obbligassero a curare l’obbligo non ci sarebbe”). È chiaro il pensiero del nostro “medico”. C’è il diritto positivo, vale a dire ci sono le leggi del parlamento e solo queste obbligano moralmente, perché sono espresse dalla cosiddetta maggioranza. Non c’è nessun valore che precede lo Stato, ma tutto proviene da esso: ciò che è legale è morale.
È stupefacente che i cosiddetti laici non trovino nulla da eccepire, ma dopotutto Galimberti nelle sue lezioni lo dice chiaramente: “L’uomo è un funzionario della specie, la sua vita non ha senso e cercare di darglielo è un comportamento patologico”. Gli esiti futuri saranno questi: chi non ha la capacità ci progettare e dare un senso alla propria vita non è persona e può essere eliminato, ma poiché chi fa progetti nella propria vita è un malato di mente, allo stesso modo non è persona, perché non ha compreso che la vita non ha senso e il suo comportamento non è razionale. Persona o non persona, l’uomo può essere felicemente estirpato dalla faccia della terra in nome della propria libertà e della democrazia.